Ho scritto una storia che si chiama Buenos Aires.
L'ho scritta su un autobus diretto nella notte, dietro colonne di luci che non sapevo tradurre.
Ho scritto una storia che si chiama Salvador. Era un quadro multicolore.
Ed ora, da qui. Voglio provare a scrivere San Juan.
E' la storia che posso raccontare direttamente da casa.
Non devo aspettare.
Ne' posticipare
Non sono in salotto o al tavolo sotto un muro.
Non ci sono nemmeno i muri
Non sono davanti ad una finestra e nemmeno ad un camnino
Sono sul ponte. Sono sul mare.
Sono al porto.
Sono alla luce di una candela per zanzare.
Profumo di cera e sapore di mare.
Sono sul ciglio della strada, del marciapiede.
Sono sulla corsia di orde di gente che scende dalle navi da crocera.
Oggi era il turno di centinaia di Italiani che scendono scale di grattacieli che galleggiano.
Sono enormi , le barche bianche che urlano 3 colpi prima di ripartire a nodi mai visti.
Urlano.
E vanno.
Urlano, e tornano,
Con altri fiumi di sposini in luna di miele, altri fiumi di coppie in pensione.
Cappellino, bermuda, macchina fotografica.
Tutti in colonna verso il vecchio centro.
Me la compri una rana?
Rane di Puerto Rico, che canto.
Le ho sentite nella foresta. Erano tante.Cantavano cosi'. Co-kii. Co-kii.
Sembravano ucelli che nons anno volare ma da essi hanno imparato a cantare.
Che voci. Che musica. Sinfonia senza danze se non di fiamme di altre candele.
E coperte. E sospiri.
Luna e sole nello stesso mattino.
Luna che non ci sei. Luna che vai.
Stelle elettriche su questo cielo di citta'.
Stelle che volano che non vedevo da anni.
Le chiamno lucciole ma non sono puttane.
Solo il volo di una stella che posso, per un istante prendere in mano.
E ancora, lasciarla volare.
Sono al confine. Aa vero confine.
Mi basta un salto cautamente misurato per essere a terra e smettere di dondolare.
Cammniare per vicoli che espandono europa. Non sono di spagna ma nemmeno d'America.
Di chi e' questa terra?
Questo Porto cosi' ricco che gli americani hanno voluto conquistare.
Hanno piantato bandiera, ma nessuno ne vuole parlare.
Due settimane a ridosso della terra che trema.
Trema di notte, trema.
Nessuno la puo' fermare.
Questa storia di citta' e' vecchia di 20 anni.
La storia di un uragano che si chiamava Hugo.
Era lui che l'ha fatta affondare.
Era il 1989 quando Damien aveva 11 anni e con tanti altri era qui, ad aiutare l'Heraclitus a continuare a viaggiare.
L'ho conosciuto Damien.
Ha piu' di 30 anni.
-Mi devi un caffe'...
Mi ha detto
Anche per lui io, ora sono qui.
A recitare poesie nella notte.
Che e' forse soltanto Portoricana.
Notte di poesia e canzoni che ripeteranno i souni e le note.
Notte sul ponte.
Fuoco senza fiamme.
Notte, che, ancora, io so sognare.
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