Pensavo che la Jamaica fosse piu' economica, l'ho detto no?
Invece quasi non si trova un posto per dormire a meno di 20 dollari per persona (ero abituato ai 2 euro degli ostelli del cammino di santiago, ai 10 dollari del Malawi).
per assurdo e' piu' economico mangiare qualcosa comprato per strada piuttosto che comprare gli ingredienti e cucinarsi i pasti.
Quantomeno se gli ingredienti sono quelli che io so usare e quindi spesso di importazione. Una vera mozzarella BELGIOIOSO (che non mangiavo da mesi) l'ho pagata 5 euro.
Un JERK CHICKEN o un ACKEE costano 300 dollari jamaicani ovvero poco piu' di due euro.
Quesi sono i due piatti nazionali piu' comuni che per quanto appetitosi non possono soddisfare il mio desiderio di varieta'. Difficle trovare qualcosa che non abbia qualche pezzo di pollo. Talvolta riesco a procurarmi uno spezzatino di maiale o una capra al curry. Ma una sacrosanta insalata...scordatela. Un panino al formaggio e prosiutto? Niente da fare.
Si recuperano pizze ai PEPERONI, dove i peperoni sono delle fettine di salame e non quei vegetali dai colori Rastafarian.
Anche in Porto Rico, in Brasile... i peperoni non sono un vegetale.
Ieri sono sato nella famosissima Laguna Blu. E chi non l'ha visto lo splendido film.
Esserne protagonisti per un giorno e stato favoloso, ma la citta' di Port Antonio e a pocco chilometri e quindi la laguna blu non e' in qualche isola sperduta, e' fuori citta', fuori paese.
Che paese.
Di notte e di giorno, e' sempre in vivacissimo fermento.
E' feroce.
Bollente.
E' ad alto volume.
Si sente sempre della musica, in qualunque angolo di strada, di giorno e di notte si ode qualche percussione, qualche basso reggae o dance hall. Anche adesso, sono circondato da musica.
Cantano tutti.
Sento i bassi che mi fanno vibrare la sedia.
E' come essere sempre in una discoteca. Sempre in festa. E' un'atmosfera che non ha uguali.
Non mancano schiamazzi, risate, urla e indecifrabili suoni che derivano dall'inglese ma sono diventati qualcosa di gutturale, di compeltamente diverso.
ogni volta che scendo la collina dove c'e' la guesthouse in cui alloggio, mi preparo come per un combattimento per tutti i no grazie che dovro' dire, per tutti i taxi che dovro' rifiutare per tutte le mani che dovro' stringere e per tutte le italie da cui dovro' provenire.
Non e' gentilezza. E' business.
Sono tutti taxi driver e tour operator, sono tutti uffici infomrazioni piu' o meno ambulanti.
Sono tutti nulla e tutto facenti.
E quando riesco a sgattaiolare dentro un bus tra ciccione e saggi della montagna, riesco a godermi l'aria quasi fresca che entra dal finistrino, la natura densa, le strade tortuose verso la casa di Bob Marley (in cui non sono entrato per protesta contro il razzismo bianco).
Jamaica.
E' in una spiaggia nascosta, ombreggiata.
Occore impararla prima di poterla vivere.
Farsi graffiare dall'attrito della mia cultura contro la loro.
Che anche se caraibica si distingue da quella delle altre isole che ho visitato.
La sto viaggiando lungo la costa Nord.
La sto scoprendo.
Il viaggio e' fatto anche di comparazioni, meditazioni, scelte.
Informazioni.
Recuperate qua e la'.
e piano piano, mi preparo al nuovo mondo, ancora non troppo lontano eppure, si sa, ben altro.
CUBA.
E' curiuoso che abbia dovuto procurarmi qualche euro per non farmi spennare in cambi di monete e in prelievi supertassati.
Viaggio, monete, ruote, chilometri, ma soprattutto persone.
Io non mi sono fatto raccontare la Jamaica da nessuno.
La sto leggendo tra le righe. Anche nelle carte sporche e nei polli cotti dentro barili tagliati a meta'.
E' scritta dapperttutto. La continuo a leggere ancora un po'.
La terro' con me fino a quando, un giorno, riusciro' a raccontarla.
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