Ho tempo.
Ho tutto il tempo che voglio.
Non sono di guardia, ne' stasera ne' mai.
C'è molto silenzio.
Ho addosso dei vestiti nuovi. Dei vestiti diversi,O piu' che muovi.
Questi pantaloni erano miei. Anche questa maglietta, queste scarpe.
Ma non li indossavo da molto tempo.
Gli abiti che indosso sono anche i movimenti che faccio, la posizione delle cose, la temperatura, i suoni, le dimensioni delle stanze, il cibo che mangio, gli orari.
Ogni cosa al suo posto. Com'era.
Anch'io che ritorno ad occupare uno spazio che ho occupato per molto tempo, mi ritrovo un po' come ero, e se mi guardo, dentro e fuori, non mi vedo nemmeno troppo cambiato.
Non sono sconvolto.
Ho milioni di domande da porre a me stesso, ma le ho posticipate tutte.
Non credo nemmeno di potermi definire incredulo. Non ho mai pensato che tutto potessere essere un sogno e che ora mi sono semplicemente risvegliato dove mi ero addormentato.
No. Niente di tutto questo.
Tutto reale, vero.
Quantomeno tanto reale quanto gli oggetti che ho di fronte.
Avevo scritto una lettera.
Era per me, per quello che di me era a Cuba.
Me la scrivevo come se potessi smettere di essere e scrivermi lucidamente quello che avrei dovuto sentirmi dire.
Invece sarebbe stato meglio che mi fossi scritto una lettera per il futuro.
Un lettera perchè ora potessi convicermi che non c'è niente di strano.
Ho qualche migliaio di fogli di carta.
Potrei riaprire una pagina a caso.
Ma ho paura.
Lo faro', ma non ora.
E non domani.
e quando apriro' un pagina comincero' ad essere quello che ho deciso per me.
Ora sono in pausa.
Eppure le parole ancora camminano.
Io non so esattamente chi sia venuto con me.
Io non so chi mi abbia seguito, non so tutti i nomi,
Ma so che anche tu in questo tempo, hai viaggiato.
Io voglio provare a continuare a farlo.
Queste PAROLE IN CAMMINO non finiscono con il viaggio in se'. Con l'interruzione dei miei spostamenti fisici nel mondo non termineranno queste pagine.
Non so cosa scrivero'. Non l'ho mai saputo.
Scrivero' quello che le parole vogliono diventare.
Lo scrivero' per me, con il desiderio di condividire.
Ho trovato un'Italia strana.
Ho trovato un mondo che devo, forse, in qualche modo, riprendere a conoscere.
Ho galleggiato altrove. Sul mare ma anche sulla vita.
E forse non ci sto a ritornare qui e farmi tirare piano piano di nuovo verso il fondo.
Forse posso continuare a galleggiare.
Questo vorrei scrivere. Ecco.
Se posso farmi un augurio e di riuscire a scrivere ancora storie da un posto diverso. Scriverle per dimostrarmi che anche nelle pause posso continuare a dar voce all'onda d'urto che mi ha spinto cosi' lontano ma che era partita da qui, da un posto piccolo e vicino, che non ho mai visto eppure ci sono sempre dentro.
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