Gli esperti che studiano l’antica Grecia dicono che all’epoca la gente non si considerava padrona dei propri pensieri. Quando gli antichi greci formulavano un pensiero era perché una divinità aveva deciso di dargli un ordine. Apollo gli diceva di essere coraggiosi.
Atena di innamorarsi.
Oggi la gente vede la pubblicità delle patatine al formaggio e si fionda fuori a comperarle.
Tra
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Ci aggiriamo nel labirinto di mobili, su di noi pendono i lampadari spenti e scollegati. Dalla finestrella filtra il chiarore lunare.
Facile no? Dice Helen. Possiamo fare qualsiasi cosa.
No, le dico. Lei può fare qualsiasi cosa.
Helen dice: Mi ami ancora?
Se vuole. Non lo so. Se lo dice lei.
Helen alza gli occhi verso i lampadari, verso culle gabbie di cristallo e dorature. Dice: hai tempo per una sveltina?
E io lo dico: come avessi scelta.
Non so più cos’è che voglio e cos’è che sono addestrato a volere.
Non so più cos’è che voglio e cos’è che mi si costringe a volere con l’inganno.
Mi riferisco al libero arbitrio. Esiste davvero oppure è Dio a stabilire e imporre tutto ciò che diciamo e desideriamo? Possediamo il libero arbitrio o sono i mass media e la cultura che ci controllano, che controllano i nostri desideri e le nostre azioni fin dal giorno in cui veniamo al mondo? Io agisco per libero arbitrio o è l’incantesimo di Helen che si è impossessato della mia mente?
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Immaginate l’immortalità, una condizione per cui anche cinquant’anni di matrimonio sembrano una storiella di una notte. Immaginate di vedere le mode e le tendenze, nascere e spegnersi. Immaginate il mondo affollato da secoli di umanità disperata. Immaginate di cambiare religione, casa, dieta e carriera così tante volte che ogni cosa perde il suo valore. Immaginate di viaggiare finché ogni centimetro quadrato del mondo vi viene a noia. Immaginate di rivivere emozioni, amori odi, rivalità e vittorie all’infinito, finché la vita non si riduce ad una melodrammatica soap opera. Finché la nascita e la morte di altri individui non vi provocano la stessa emozione del buttare via un mazzo di fiori appassiti.
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Potere, denaro, cibo, sesso, amore. Ne avremo mai abbastanza? O il fatto di averne un po’ ci spinge a desiderarne sempre di più?
Dentro quel fluttuante guazzabuglio di futuro, io non riconosco nulla. Vedo solo altro passato. Altri problemi, altre persone. Meno biodiversità. Altra sofferenza.
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I mass media, la cultura, ogni cosa mi innesta le sue uova sottopelle. Il Grande Fratello mi riempie di bisogni.
Davvero voglio una bella casa, un’auto veloce, mille amanti bellissime? Davvero voglio tutto questo? O sono semplicemente addestrato a volerlo?
Davvero tutto questo è meglio di ciò che possiedo già? O sono semplicemente addestrato ad essere insoddisfatto? Che io sia vittima di un incantesimo per cui niente è mai abbastanza?
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Ma allora, se davvero la realtà è solo frutto di un incantesimo, se davvero tu non vuoi ciò che pensi di volere, se non possiedi il libero arbitrio. Se non sai cos’è che davvero sai. Se non ami chi credi di amare. Cos’è che ti spinge a vivere?
Niente.
tratto da
Ninna nanna di Chuck Palahniuk
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