di F. De Gregori
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti
a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.
(dedicata da E.C.)
Sunday, September 28, 2008
Monday, September 22, 2008
Malawi dentro
Il percorso dal piccolo areoporto di Blantyre alla lodge dove ho trascorso le prime due notti in Malawi mi aveva sparato negli occhi l'Africa in un solo colpo.
L'africa stereotipata.
E quella che volevo toccare.
La mia ....Africa.
Ma non ero riuscito a vederla.
Dal finestrino dell'auto che correva veloce tra biciclette e bambini non potevo che toccarne soltanto l'aria. Calda.
Ci sono voluti giorni per lasciare che la sorpresa si trasformasse in visioni e un'infinita sequenza di immagini quotidiane che non hanno niente in comune con tutto quello che ho visto e vissuto finora.
I carichi sulla testa delle donne.
I bimbi appiccicati alle loro schiene. Senza dolori ne' pianti.
L'africa stereotipata.
E quella che volevo toccare.
La mia ....Africa.
Ma non ero riuscito a vederla.
Dal finestrino dell'auto che correva veloce tra biciclette e bambini non potevo che toccarne soltanto l'aria. Calda.
Ci sono voluti giorni per lasciare che la sorpresa si trasformasse in visioni e un'infinita sequenza di immagini quotidiane che non hanno niente in comune con tutto quello che ho visto e vissuto finora.
I carichi sulla testa delle donne.
I bimbi appiccicati alle loro schiene. Senza dolori ne' pianti.
Silenziosi aspetttano di crescere.
E cominciare a pescare. A portare secchi sulle piccole teste rasate.
O a vendere qualsiasi cosa attaccati a i finestrini di furgoncini e autobus.
Uova, cipolle, mango.
Coca-cola, Fanta.
Pesce. Crudo e cotto. Potrei forse mangiare un pesce schiacciato nel caldo affollato di un autobus gia' pieno di borse e malawiani?
Dove le metto poi le mani che puzzano? C'e' spazio per l'odore di un pesce che non ha mai nemmeno toccato un cubetto di ghiaccio?
Ammassati, schiacciati.
Ma senza urla ne' spinte.
Non mi disturba nemmeno troppo.
Sono in Africa.
Sono in quello che volevo.
Sia pesce o uova, Strilla di bambini o polvere negli occhi.
Siano patate sotto il sedere, mezze capre al mio finestrino.
Sono seri quegli occhi.
Forse non hanno venduto nessuno di quei pesci.
Eppure basta che io alzi il mio pollice e gli angoli delle labbra perche' anche in loro si accenda un sorriso.
Sempre
Non esiste bambino che non mi sorrida.
Che non cerchi il mio volto epr dirmi...Hallo.
Happy, Gift, Special. Felice, Donata e Speciale.
Sono questi i nomi della gente.
Sono nomi che ho gia' sentito.
Ma non li avevo mai sentiti per il loro significato.
Donne.
Donne con chili di legna sul loro cervello.
Scendono montagne senza abbassare la testa.
Dritte e piu' forti degli uomini.
In processioni quotidiane verso la riva, ogni mattina, all'alba, raccolgono litri di acqua del lago.
Avanti e indietro.
A pettinare la spiaggia.
Si infilano tra le capanne e tornano con i secchi pieni.
Sfiorano i baobab, enormi sulle strada di sabbia.
Credevo non esistessero piu'
Credevo che il futuro avesse ricoperto d'asfalto ogni percorso e i percorsi dei giochi.
Invece qui, in questo piccolo cuore dell'Africa e' tutto non lento.
Non ferma.
E' altrove.
Non e' un ritaglio di vita lontana paralleo al futuro.
Africa. O Malawi soltanto. Ancora non lo so.
Pomodori, cipolle, pannocchie.
Banane verdi. Pentole gia' rotte.
Patate.
Dio quante patate.
Pugni stretti intorno a mazzette di denaro.
Soldi e cellulari.
Olio rovente sopra legna che arde e telefoni cellulari.
Ma io non compro stronzate e nemmeno amici.
Sembrano tutti amici.
Il mio sguardo diffidente e' costretto a sciogliersi di fronte alla semplicita'.
Onesta'.
Disponibilita'.
Generosita'. Per offrirmi quello che hanno.
Coraggio.
Hanno coraggio quei bimbi approdati alla spiaggia.
Spingevano nell'acqua remi troppo grandi per loro.
Spingevano canzoni tra le labbra.
Non so se li ho sentiti dirsi nulla.
Forse dovrebbero essere cosi' i bambini.
Tanti.
Avere l'argento dei pesci riflesso negli occhi.
Dovrebbero cantare.
Strisciare nella polvere tra capre e polli.
Non vedere gli ubriachi dietro barriere di paglia.
Raccontarssi verita' cantate dal Raggae.
Dette nella polvere o dall'alto di un altare, sono le stesse con cui mi sono visto morire.
One love.
Prendila questa pace.
Thursday, September 11, 2008
Comunicazioni
SO che qualcuno ha provato a telefonarmi al numero africano con scarsi risultati.
Non so che dire.
In ogni caso domenica volo in Malawi per un periodo indefinito.
Il numero a cui contattarmi sara'
+447937023739
Il numero africano e' e sara' al mio ritorno in Sud Africa
+27761515668
Non so che dire.
In ogni caso domenica volo in Malawi per un periodo indefinito.
Il numero a cui contattarmi sara'
+447937023739
Il numero africano e' e sara' al mio ritorno in Sud Africa
+27761515668
I muscoli del Capitano, di F. De Gregori
Guarda i muscoli del capitano
tutti di plastica e di metano
guardalo nella notte che viene
quanto sangue nelle vene
Il capitano non tiene mai paura
dritto sul cassero fuma la pipa
in questa alba fresca e scura
che assomiglia un po' alla vita
E poi il capitano se vuole si leva l'ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa, qualcuno
c'è sempre uno che gli risponde
Ma capitano non te lo volevo dire
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca
così enorme nella luce delle stelle così bella
che di guardarla uno non si stanca
Questa nave fà duemila nodi
in mezzo ai ghiacci tropicali
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali
La nave è fulmine, torpedine, miccia
scintillante bellezza, fosforo e fantasia
molecole d'acciaio, pistone, rabbia,
guerra, lampo e poesia
E in questa notte elettrica e veloce
in questa croce di novecento
il futuro è una palla di cannone accesa
e noi lo stiamo quasi raggiungendo
Il capitano dice al mozzo di bordo
signor mozzo io non vedo niente
c'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole
andiamo avanti tranquillamente
(dedicata da G.T.)
tutti di plastica e di metano
guardalo nella notte che viene
quanto sangue nelle vene
Il capitano non tiene mai paura
dritto sul cassero fuma la pipa
in questa alba fresca e scura
che assomiglia un po' alla vita
E poi il capitano se vuole si leva l'ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa, qualcuno
c'è sempre uno che gli risponde
Ma capitano non te lo volevo dire
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca
così enorme nella luce delle stelle così bella
che di guardarla uno non si stanca
Questa nave fà duemila nodi
in mezzo ai ghiacci tropicali
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali
La nave è fulmine, torpedine, miccia
scintillante bellezza, fosforo e fantasia
molecole d'acciaio, pistone, rabbia,
guerra, lampo e poesia
E in questa notte elettrica e veloce
in questa croce di novecento
il futuro è una palla di cannone accesa
e noi lo stiamo quasi raggiungendo
Il capitano dice al mozzo di bordo
signor mozzo io non vedo niente
c'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole
andiamo avanti tranquillamente
(dedicata da G.T.)
Sunday, September 7, 2008
Friday, September 5, 2008
Day off
Il rombo di un motore spacca l'aria.
Pezzi di citta' mi volano in faccia.
Un elicottero si avvita nel cielo.
Il presidente se ne va.
Mr Mbeki e' venuto a far visita alla Marina Militare.
Parata di navi e colpi di cannone.
Poliziotti ovunque e massima sicurezza.
Il drydock e' blindato.
Anche per me.
Mi concedo una giornata tra l'elettricita' di un'atmosfera tersa.
Un sole incandescente rischiara questo mattino d'inverno.
Mi siedo al tavolo di un bar affacciato sul porto.
Una foresta di alberi maestri ondegggia poco lontano.
Ancore arrugginite, appoggiate lungo la baia, sentinelle delle'elemento che vorrebero abitare ancora.
Destinate a sostare sul punto zero.
Al confine esatto tra terra, mare e cielo.
Vorrebbero scoprire gli abissi.
E provare ad essere ancora un punto fermo nel movimento.
Pezzi di citta' mi volano in faccia.
Un elicottero si avvita nel cielo.
Il presidente se ne va.
Mr Mbeki e' venuto a far visita alla Marina Militare.
Parata di navi e colpi di cannone.
Poliziotti ovunque e massima sicurezza.
Il drydock e' blindato.
Anche per me.
Mi concedo una giornata tra l'elettricita' di un'atmosfera tersa.
Un sole incandescente rischiara questo mattino d'inverno.
Mi siedo al tavolo di un bar affacciato sul porto.
Una foresta di alberi maestri ondegggia poco lontano.
Ancore arrugginite, appoggiate lungo la baia, sentinelle delle'elemento che vorrebero abitare ancora.
Destinate a sostare sul punto zero.
Al confine esatto tra terra, mare e cielo.
Vorrebbero scoprire gli abissi.
E provare ad essere ancora un punto fermo nel movimento.
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