VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
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Friday, April 9, 2010

Rossoblu

Sono seduto davanti ad un pc e stavo provando a recuperare un file dal mio hard drive portatile.
Niente da fare. Un software di gestione interna impedisce a tutti i pc di accedere a file esterni.
Ho provato ad inviare un testo come allegato alla mia mail ma non posso aprirlo.
E questa a' l'altra faccia della medaglia di una nazione tutta da raccontare.
Forse con l'aiuto di un amico riesco a baipassare le restrizioni e divulgare il testo come commento a questo post.
Sono a l'Avana ormai da dieci giorni e non ho ancora finito di scoprire angoli nuovi ma soprattutto storie incredibili di vita quotidiana.

2 comments:

Anonymous said...

Felicità chiamo ciò che sento quando posso aiutare un caro amico tanto che non sento neanche bisogno di essere ringraziato, anzi devo io ringraziare l'amico che mi da l'occasione di aiutarlo facendomi così felice.
Dario mi ha inviato il file che avrebbe voluto pubblicare ma, come da lui spiegato nel post, le restrizioni del governo cubano non gli hanno permesso di recuperare il documento.
Per voi:

Rossoblu.
E´ luce della sera.
Violenta le alte finestre, invade lo spazio voluminoso di una sala al primo piano. Il soffitto altissimo sostenuto da travi di legno scuro.
Sbiadisce il disegno regolare delle mattonelle di terracotta.
Ci sono piante. Le pareti verdeacqua.
Un venitlatore fermo e silenzioso.
Vento leggero che attraversa la mia pelle e mi porta voci senza suono.
Lo schiocco perfetto di tessere di domino scaraventate contro il tavolo di legno. Il richiamo inconfondibile.
Il ritmo irregolare che parte dalla spiaggia di un´isola deserta del nord del Brasile, tocca la Jamaica e si ferma qui, sotto questa finestra. Senza che io lo veda.
Onde che non ho.
Mare che non ho.
Sono di nuovo qui. Contenuto in una stanza che a malapena riesco a descrivere, ad osservare. Essa stessa troppo grande. Solo una membrana leggera tra me e questa citta´. Ora, Habana.
Habana. Citta´di Cuba. Rossa. Vittoriosa.
E vorrei raccontarla a te, amico.
Dedicarla a te.
Alla tua verita´.
Non saro´esplicito, diretto e inequivocabile. Darei valore a tutto quello che non voglio essere e che nemmeno tu hai scelto e mai sceglierai.
Non ti ringraziero´nemmeno.
L´ho gia´ fatto dentro di me, per ragioni ben piu´ importanti.
Sceglo di dedicarti una citta´ intera. Forse una nazione. Una tappa del mio cammino. Scelgo di regalarti qualcuno dei miei giorni fino all´ultima goccia della luce che riesco a vedere. Non e´una canzone. Non e´nemmeno una penna, un portachiavi. Un tamburo una maglia con la faccia del Che.
No, niente di tutto questo. Amico. Ti regalo la citta´. Ti regalo quello che vedo, quello che ascolto. Ti regalo questo nodo alla gola che non e´ ne´per la citta´ne´per te. E per queste stesse parole, per questo momento che distribuisco al mondo e mostro a me stesso grazie a te.
Ne ho scritte di storie. Ho scritto anche quelle che avro´paura di rileggere. Ora respiro quest´aria impregnata di fumo di foglia di tabacco, di diesel bruciato male dentro un motore Chevrolet del 1950, di maiale fritto, perche´ i minuti di vita in cui il mio corpo la trasforma rimangano impressi come fossili millenari sulla superficie della mia memoria. E della tua.
Sorsegggio un goccio di Rhum di Haiti. Barbancourt.
Ne voglio ancora. Lo mescolo con il gusto nero del caffe´ delle Blue Mountain, a nord di Kingston. Mi passo una mano sulla barba che un barbiere di Montego Bay mi ha tagliato male. Lo stomaco mi brucia. Sale il sapore forte. Guardo una foglia di palma vibrare. Ascolto il cane che abbaia. Mi affaccio alla finestra. Per vedere cosa il mondo sta continuando a vivere li´fuori. Per te.
Ho visto muri decadenti e calcinacci quasi ancora in volo.
Ho visto quel tavolo di domino. E´ in mezzo alla strada, vicino ad un letto.
Strada che vive e case espanse oltre I loro muri grigi o azzurro annacquato dal tempo. Dalle pozzanghere sulla polvere, di una pioggia mai piovuta.
Ho visto donne uscire da mercati invisibili, macchine di un altro tempo apparire e scomparire dentro il ritaglio di velocita´che il mio punto di vista mi permette di guardare.
Ho visto questo immenso reticolo di palazzi e vite inscatolate dentro. Eppure tutte diverse, uniche. Unite dalla comune consapevolezza dei valori per i quali qualcuno di questi uomini ha combattuto.
Pedalano riscio´o guidano taxi giallonero, bianchi o Pontiac verdi.
Non so se ho visto davvero o soltanto immaginato banconote nel cielo.
Erano di due distinti colori.
Color Cuba e color convertibile.
_________________

Continua....

Anonymous said...

.......
Anche questa e´una storia che si spinge fino in fondo alla vita quotidiana perche´come esistono due monete cosi´esisotno due tipi di vita.
Quella da 3 dollari al mese e quella da 300.
Esiste anche la vita di un uomo che ogni mese deve andare in banca a pagare i due dollari della rata decennale per un frigo che non ha chiesto.
E´pieno di cocacola falsa ma fredda.
Di verdura vera. Non impacchettata.
Non cé´niente di impacchettato. Ne´pane ne birra.
Tutto scivola tra le mani e pare che anche cammniare sia equiparabile ad una mezza libbra di pollo.
Ho visto molte cose. Molte non le posso raccontare cosi´tra la poesia e l´articolo.
Dovrei scendere al piano terra e scrivere le cose come stanno, dal punto di vista della strada.
Dovrei indossare scarpe di cartone e accettare che la mia aria sia piena di raggeton ad alto volume. La storia della strada non e´per te. Non e´quella forma che voglio vedere fossilizzata tra di noi. Quella non e´rossoblu.
La storia della strada a quest´ora e´in fila davanti alla ringhiera dell´íngresso al 127 della Calle Ayesteran. Un cesto appeso ad una corda scende dal piano superiore. Dentro ci sono ciotole di spaghetti e pizze piegate a meta´. Mezzo dollaro l´una.
Ho visto anche quella storia. Quella prigioniera dietro sbarre ad un piano piu´un su. Storia imprigionata dentro una vita che non sa di essere giá stata vissuta.
Sono sceso a terra. Sono di nuovo per la strada. Incroci e direzioni. Non bussole ne´rotte. Sono fermo eppure memore del continuo movimento che ancora mi dondola nel sangue.
Sogno mare. Sogno di approdare a porti nuovi. Sono ancora un marinaio senza nave. Sono sempre in cerca di un altro mare.
Grazie.

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Grazie a te D.

N.