VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
--------------------------------------

Thursday, May 6, 2010

Impatto duro

Sono passati otto giorni.
Solo otto giorni, lo so.
Ma sono anche gia' otto giorni.
Dipende, come sempre.
Ma se dicono che sia importante ogni secondo della nostra vita, otto giorni sono un'eternita'.
Sono sconcertato, sono disorientato.
Sorpreso, esterefatto, disilluso.
Ma andiamo per gradi.
Nel corso della mia lunga permanenza lontano da casa e dall'Italia ho avuto spesso modo di raccontare alle persone che incntravo delle mie origini e dei miei valori.
Alcuni di questi ho già avuto modo di apprezzarli di nuovo, di viverli, vederli o assaporarli.
Ci sono una serie di cose che non facevo o vedevo da quando sono partito.
Guardare un film seduto in divano, entrare in un cinema con poltrone comodissime (purtroppo mi sono dovuto subire un film orribile), dormire nel letto su cui sono cresciuto, parlare in dialetto, sedermi a tavola con la mia famiglia, bere un bicchiere di vino ad ogni pasto, spargere formaggio Grana sulle tegliatelle paglia e fieno al ragu' (tutto fatto in casa), strappare pezzi di pane con le mani e mangiarli mentre aspetto il pranzo, asciugarmi con l'accappatoio dopo aver fatto una doccia, bere un caffe' seduto alle 5 del pomeriggio, vedere un tavoliere di legno cosparso di polenta bianca al centro del tavolo, vedere tagliatelle alla chitarra appese. sfilarne una e sentire la farina sui polpastrelli mwntre me la infilo in bocca, ascoltare una tortora tubare tutti i giorni alle 2 del pomeriggio, bere una birra al pub, chiaccherare con un vecchio amico.
Se da un lato c'e' tutto questo non riesco a non farmi coinvolgere dall'umore generale che mi sembra di respirare.
Per rendere l'idea mi sembra di essere in una stanza dove c'e' una perdita di gas ma nessuno se ne accorge. Io entro, sento una puzza soffocante ma al momento non trovo le finestre e non posso uscire da dove sono entrato.
Devo respirare il gas. Qualcun altro sa che c'e' del gas nocivo in questa stanza, ma ci ha fatto l'abitudine e visto che non ammazza da un giorno all'altro ha deciso di vivere nella stanza, respirando aria malsana.
Non so se questo gas sia talmente subdolo che dopo un po' diventa quasi indispensabile, come una sigaretta, nociva ma inevitabile per chi ha il vzio di fumare, oppure se la stanza davvero non abbia vie d'uscita.
Io sono pronto a sfondare la porta.
Non ora.
Ma nemmeno mi faro' avvelenare. Per come ho scelto la mia vita fino ad ora, credo che prima o poi riusciro' a ricavare uno spazio di aria non inquinata o usciro'.
Metafore a parte in questi pochi giorni non ho visto altro che facce contrite, tese. Gente preoccupata, che parla di soldi e di lavoro.
Solo di lavoro o al massimo del dopolavoro, che nella maggior parte dei casi si chiama lavoro.
Ho visto pagine dei giornali con titoli raccappriccianti.
Ho paura di accendere la televisione perchè quando per caso ho intravisto qualche immagine mi e' salito un brivido alla schiena. Totti e' ancora il testimmonial Vodafone. Ma se sono stanco io che non l'ho visto per due anni, cosa puo' essere accduto a voi, a te che te lo sei dovuto subire pr 4 anni ininterrotti?
Carlo Conti, la Clerici, ... ma il modello e' Mike Bongiorno per tutti?
Il TG5, sembra un videogioco.
Il TG4, non l'ho visto, giuro, ma ho visto Fede. Ho messo un pezzo di nastro adesivo sopra il pulsante 4 del telecomando. Mai piu'.
Questo e' gas.
E' gas nocivo anche lavorare senza guadagnare ne' soldi ne' gloria.
Sono due anni che non guadagno, ma ho lavorato per qualcos'altro. Per vivere.
Anche a Cuba lavorano per amore, ovvero non sono pagati. Ma lo sanno e sono in uno stato di regime. Qui siamo in Italia, dovremmo essere liberi.
Non ho visto spazio per i sogni, per le idee.
Ho visto terrore post atomico.
O pre atomico.
No, davvero, non mi ci voglio abituare.

3 comments:

Anonymous said...

Ti scrivo qui perchè so che leggerai. Potrei mandarti un messaggio, o chiamarti come ho fatto ieri, anche se poi non son riuscita a dire nulla. Non era il momento giusto.Stamattina torno in città, accendo il pc e leggo. Trovo scritte quelle parole che ieri non ho pronunciato. Caso? No. Entrambi sappiamo che non esiste. Almeno non come: avvenimento fortuito, accidentale, senza l'intervento della volontà. E ormai, io e te, non ci facciamo neanche più caso :-), quando accadono di queste cose, ci limitiamo a guardarci negli occhi ed accennare un sorriso.
Ieri pomeriggio ho fatto una lunga passeggiata in spiaggia, andavo avanti e indietro, mi fermavo al sole. Pensavo, riflettevo. Cercavo soluzioni. Guardavo il mare, respiravo. Cercavo conforto, sapevo che lì l'avrei trovato. Dovevo dimanticare una bruttissima notte, quella precedente.
E poi, mi sono sdraiata su quel muretto, che ancora non capisco da dove sia spuntato. Dov'era quando io ero piccola e la spiaggia gigante? Ma questa è un'altra storia.
Lì sdraiata fissavo il mare, da quella prospettiva riuscivo a percepire meglio la rotondità della terra. In un preciso istante si fermano tutti i miei pensieri confusi e lasciano spazio ad uno solo: A me questo così com'è non piace. A me questo così com'è non piace. Ne ho abbastanza.
Non avevo mai pensato alla metafora del gas, ma si, non voglio più respire quest'aria malsana.
Ed è stato in quel momento che ho pensato a te, volevo dirtelo e forse chiederti aiuto.
Sei stato il primo a dare luce ai miei occhi per vedere cosa c'è che non va. L'ho visto, lo vedo. E ora sono stanca. Non mi va più.
Nico, fratello. Per questo te ne sarò sempre grata, e per tutto l'enorme resto. Sei il fratello migliore che si possa avere. Credi che ci sia un posto dove i miei occhi possano essere felice di vedere. Se si dov'è?
Ecco, cosa volevo dirti ieri quando ti ho chiamato.
Ti voglio infinitamente Bene
giusi

Grazie Dario. Grazie per questo spazio.
Grazie davvero.
g

Anonymous said...

Ho letto ora.
Ciao Giusi.

Ciao Dario.
Grazie per lo spazio.

Nico

dar said...

testimone di questo scambio, partecipo....