VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
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Friday, March 20, 2009

Mosche, Api e Farfalle.

Non so molto sugli insetti.
Ma so che ci sono le mosche, le api e le farfalle.
Le mosche volano sulla merda.
E il mondo e´pieno di mosche.
Ma io, per fortuna non ne conosco molte. In ogni caso mi tengo alla larga da quelle che conosco.
Io non sono una mosca anche se ogni tanto tocco qualche stronzo.
Le farfalle.
Le farfalle sono bellezza pura, quasi fine a se stessa.
Un po´come l´arte, almeno in senso classico.
Non credo che gli uomini siano fatti per questo scopo, per il piacere della prorpia forma.
Le farfalle, infatti, vivono soltanto un giorno.
E non vive molto piu´a lungo chi fa della propria bellezza l´unico motivo dell´ esistenza.
E poi ci sono le api.
Forse non belle come le farfalle ma nemmeno tetre come le mosche.
Mortali, talvolta, ma al contempo suicide per difesa della vita che vorrebbero salvare.
Muiono per non essere uccise.
Ma la cosa piu´bella delle api e´che volano sui fiori. Si sporcano di fiori, si inzuppano di fiori.
Anche le farfalle si posano sui fiori, ma mi par di capire che sia per lo stesso scopo. Bellezza pura.
Le api con tutta quella polvere di fiori tornano a casa, nell´alveare, e con processi che non ricordo bene trasformano i fiori in miele.
Cósa cé´di piu´grandioso?
Usufruire dei fiori per creare dolcezza.
Io, se potessi scegliere, vorrei rinascere ape.
Nel frattempo provo ad essere ape.
Provo a trasformare qualcosa di bello in qualcosa di buono.
Ma fare il miele significa essere in grado di produrre l´essenza della dolcezza.
Se voglio assaggiare qualcosa di dolce posso mangiare a torta, un biscotto, una mela, ...
Come se per essere felice provassi ad andare al luna park, a fare una gita in montagna o una passeggiata sulla spiaggia.
Sarei felice.
Saprei cos´e´ la dolcezza.
Essere ape significa produrre la materia prima.
Significa infilare un cucchiaio nel vaso dello zucchero e assaggiare l´essenza, l´íngrediente primo della dolcezza.
L´Oceano mi ha insegnato questo.
Anche questo.
Mi ha insegnato come e´fatta un´emozione vergine.
Mi ha fatto essere ape.
Mi ha fatto produrre miele, per arrivare, poi, sulla costa e assaggiare un tiramisu´.
Non cé´niente di piu´dolce del miele.
Ma non sempre ho voglia di miele e miele soltanto.

Non solo nel cassetto



Ieri sono salito a bordo di TOCORIME´.
Mi ha accolto Marcus. il Capitano. un canadese che all´eta´di 24 anni e´partito per andare a costruire la sua barca in mezzo all´Ámazzonia e portarla 11 aani dopo, nell´Oceano
A questo sito líncredibiule storia di un sogno uscito dal cassetto.
http://www.tocorime.net/The_Building_of_a_Sh.51.0.html

Monday, March 16, 2009

Missing - Scomparso


Altezza 198cm
Corporatura Robusta
Capelli Biondi con cresta rossa
Nazionalita´ Inglese
Non conosce la lingua locale
Alle 24 del 16 marzo George Blake mancava all´appello.
E George non e´il tipo che non si fa trovare a bordo senza avvertire.
George non esce di notte, non si sballa.
E´un tipo tranquillo e riservato che ama passare le sere seduto a petto nudo sul ponte della barca a leggere o conversare al lume di lampada al cherosene.
Era uscito al mattino, per acquistare provviste. Poi si era congedato dagli altri per andare a consultare internet.
E´stato visto camminnare sul ciglio della strada in direzione dello yacht club alle 16.30.
La sua assenza e´un immediato allarme.
Pochi istanti dopo la mezzanotte un gruppo di persone era gia´in movimento per andare alla polizia e all´ospedale.
Nel frattempo in barca comincia a crescere l´agitazione.
Alle 3 il capitano e altri membri delléquipaggio rientrano dalla prima spedizione.
Nessun risultato.
George non compare nelle liste.
E non si sa se e´un buon segno oppure no.
Alle prime luci dell´alba un gruppo si dirige verso il luogo dove e´stato visto lúltima volta e comincia a cercare lungo i fossi, dietro gli arbusti.
La prima ipotesi e´che sia stato urtato da un´auto.
Un altro gruppo si dirige verso la citta´ per andare a mostrare alcune foto segnaletiche e per consultare nuovamente le forze dell´ordine.
Nel frattempo la barca si trasforma in un campo base.
Telefonate, email, comunicazioni radio...
Tutti i mezzi sono attivati.
I vari gruppi di psedizione riportano un resoconto ogni mezz´ora.
A meta´ mattinata non si sa ancora nulla.
Qualcuno si interroga sul fatto che Paraty e´una citta particolarmente sicura e non ci sono ne´mendicanti ne´si nota alcun segno di poverta´.
Ma se il Brasile e´un paese con un alto indice di poverta´, dove sono i poveri?
Forse vengono tenuti fuori dalla citta´ con la legge o con la forza...
E quindi potrebbero essere in agguato.
Un inglese solitario allímbrunire e´una buona preda.
Forse e´stato derubato, rapito....
Ma l´ípotesi piu´accreditata e´che si sia spinto nella foresta per una passeggiata e che si sia fatto male al punto da non potersi muovere.
Piove.
Un gruppo si dirige verso la foresta e comincia a cercare nella giungla.
A bordo dell´Heraclitus la tensione si taglia col coltello.
La pioggia entra dai boccaporti.
Si sente odore di umidita´.
Si scivola sul pavimento di legno.
Nonostante tutto qualcuno sta preparando il pranzo e qualche stuzzichino per la presentazione del pomeriggio.
Gia´, ad aumentare la tensione c´é pure la presentazione del pomeriggio e il reading di John.
Ma a conti fatti non ci sono ancora ne´ morti ne´feriti, solo l´ignota condizione di un amico scomparso.
George.
Dove sei amico mio?
Un urlo.
Hanno trovato le scarpe sulla spiaggia.
Affogato?
Dove sei amcio mio?
Non passa molto tempo che un altro urlo mi squote il cuore.
L´hanno trovato.
Bagnato, stanco.
E silenzioso. E quieto. E grande. Come sempre.
E´ scalzo ed ha qualche taglio sotto i piedi ma sembra stia bene.
Impugna un bastone di legno.
Scende dalla scialuppa, sale a bordo dell´Hraclitus, lo abbraccio e piango.
Ma nessuno vede le mie lacrime.
Sono silenziose e invisibili sotto la calda pioggia.
George si lava, si asciuga, mangia...e racconta la sua storia.
L´altra faccia della nostra agitazione.
´Mi sono inoltrato nella giungla per accorciare la strada.
Dopo un po´ho chiesto ad un passante se ero sulla strada giusta per arrivare alla spiaggia.
Credo mi abbia detto di si.
Ho pensato di seguire un torrente. L´ácqua scende verso il mare.
Invece mi sono trovato a piedi di una enorme pozza d´acqua, al buio.
La mia testardaggine e il mio orgoglio mi hanno fatto desistere dal tornare indietro.
E cosi´ ho proseguito nell´óscurita´ancora per un po´.
Sono arrivato ad una cascata ed ho deciso di trascorre li´la notte, svegliandomi di tanto in tanto per saltare o fare altri esercizi per mantenermi un po´caldo.
Alle prime luci ho cominciato a camminare, ripercorrendo i miei passi.
Di tanto in tanto uralvo HOLA, HALLO, per farmi sentire da eventuali passanti.
E´infatti qualcuno mi ha sentito, mi ha avvicinato e io ho cercato di far capire cosa mi era successo. Mi hanno invitato a casa loro, mi hanno fatto fare una doccia sotto la canna di babmboo che raccoglie lácqua dal torrente mi hanno dato cibo, vestiti asciutti.
Poi sono ripartito seguendo le loro indicazioni e sono arrivato di nuovo sulla strada dove ho incotrnato Craig ´.
George sta bene.
Ora siamo di nuovo tutti.
Se pian piano comincia a sparire qualcuno e´perche´l´équipaggio oceanico si sta disgregando.
Le rotte si dividono.
E´un momento un po´triste.
Noi.
I 14 che hanno rimesso in mare l´Heraclitus ora prendiamo direzioni diverse...
Chissa´se ci rincotnreremo... da qualche parte...su qualche altro mare.

Friday, March 13, 2009

Vernadasky + Buckminster Fuller = Allen’s Biosphere2

Un interessante articolo (in italiano) per approfondimenti sul progetto a cui sto partecipando.

http://antoninosaggio.blogspot.com/2009/02/veradasky-buckminster-fuller-allens.html#links

Tratto da
Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio

Thursday, March 12, 2009

Per saperne di piu'




HERACLITUS

Il Vascello di Ricerca Heraclitus e’ una Junka cinese di 25mt, in ferrocemento. Fu progettata e costruita dall’ Institute of Ecotechnics con l’ intento di realizzare un vascello di ricerca oceanico.
Da quando fu varato nel 1975 ad Oakland, l’ imbarcazione ha navigato per piu’ di 250000 miglia navali intraprendendo una serie di viaggi e spedizioni in alcune delle piu’ difficili e distanti acque del Globo, dalla ricchezza del Rio delle Amazzoni alle fredde acque dell’ Oceano Antartico.
L’ Institute of Ecotechnics, e’ un istituto di beneficenza inglese specializzato in progettazione e realizzazione di progetti ecologici in diverse regioni-biomi in tutto il mondo.
Durante i primi anni ’70, quando l’ Istituto si trasferi’ temporaneamente in un altopiano nel bel mezzo del deserto del New Mexico con l’ intento di progettare un frutteto a 6500 piedi, nel punto piu’ arido del continente nordamericano, fu concepita l’ idea del V/R Heraclitus. Per quei membri dell’ istituto al tempo coinvolti, la costruzione di un vascello oceanico per intraprendere ricerche negli oceani di tutto il mondo sembro’ decisamente bizzarra ma, allo stesso tempo, un progetto molto importante.

La prima visione di un vascello specificamente progettato per studiare il bioma oceanico fu inizialmente di John Allen, uno dei direttori dell’ Istituto, che scrisse:

“una barca, probabilmente una junka ma forse anche un vascello baltico type-trader,
nel quale potranno vivere, per lunghi tragitti in mare, circa 14 persone,
avventurandosi lungo le coste, visitando porti ed esplorando grandi estuari, fiumi,
scogliere ed isole. Dovra’ contenere spazi per laboratori scientifici, per fare teatro,
una biblioteca per ricerche e per scrivere; dovra’ essere capace di ripararsi da sola,
navigare in acque relativamente poco profonde, adatta per lavori su scogliere e fiumi,
navighera’ primariamente con le vele, ma anche, per sicurezza, con un motore ausiliario,
ed ogni membro dell’ equipaggio avra’ un piccolo territorio, tutti approssimativamente
della stessa grandezza.
La Command Room avra’ il timone con cabina di protezione, conterra’ mappe
degli oceani di tutto il mondo insieme ad apparecchiature essenziali come una
radio, misuratore di profodita’, etc….e dovra’ essere di sufficiente spazio per
le riunione dell’ equipaggio, quando richieste. Il suo nome dovra’ essere Heraclitus,
dal filosofo del cambiamento dell’ oceano cosmico e del cambiamento che, di per se, e’ un continuo cambiamento
.”

Sebbene L’ Heraclitus abbia svolto molti ruoli in questo periodo, forse la vera missione della barca naque con l’ introduzione dei molti volontari che subito arrivarono a bordo i quali, partiti con una piccolissima conoscenza della vita a bordo di una barca o della vita in mare, si trovarono poi a vivere come i vecchi marinai di una volta.
Tutti coloro che hanno viaggiato in questa barca hanno provato sia questa sia l’ altra vita, hanno imparato la tradizione e il linguaggio delle onde e sono segnati dalla consapevolezza di aver trovato una liberta’ speciale inseguendo e realizzando un sogno vivendo avventure in alto mare.

PLANET WATER EXPEDITION

La Planet Water Expeditions porta avanti una serie ineguagliabile di spedizioni marittime che sono cominciate nel 1975 con il varo del R/V Heraclitus dall’Oakland, California che tutt’ora si trova in mare .Il vascello sta solcando le acque dei mari dopo essere partito da quello dei Coralli fino a raggiungere il Mar Nero effettuando una spedizione della durata di quattro anni.
I membri dell’Istituto di Ecotecnica (Institute of Ecotechniques), un’associazione internazionale no-profit , hanno progettato e costruito l’Heraclitus in nove mesi alla metà degli anni settanta. Progettato come un vascello per spedizioni , l’Heraclitus rappresenta la fusione unica di una antica giunca in stile cinese e la tecnologia moderna.
I programmi della PWE includono tutti gli aspetti del nostro pianeta acqua: oceani, laghi, ghiacciai ed estuari. I numerosi viaggi dell’Heraclitus attraverso gli oceani prevedono interessanti e accurate visite presso isole e i sistemi costieri di estuario dando così la possibilità di sviluppare una maggiore consapevolezza del nostro pianeta e delle sfide a cui andiamo incontro per salvaguardarlo.
Ciò rappresenta una manifestazione al giorno d’oggi dell’antica tradizione culturale conosciuta come “gente di mare”(sea-people). L’equipaggio dell’Heraclitus esplora l’ecologie delle culture umane, accede alla biodiversità delle regioni locali e sperimenta direttamente le forze della natura che guidano il rapido cambiamento dei sistemi atmosferici planetari .
Il Capo spedizione e vice presidente esecutivo della PWE, Christine Handte, dirige attualmente le spedizioni del vascello Heraclitus della PWE. Membro del “The Explores Club e uno dei direttori dell’ Insitute of Ecotechniques ha oltre 15 anni di esperienza operativi sulla barca ed ha guidato numerose spedizioni dell’Heraclitus. Il Capitano Claus Tober , un veterano nell’arte del navigare che ha già percorso migliaia e miglia di miglia in più di dieci anni, è un esperto conoscitore dell’ antica giunca cinese ed è considerato da tutto il suo equipaggio un abile e perspicace Capitano in grado di gestire al meglio i rapporti con la gente locale .
I direttori volontari della PWE sono anche i fondatori dell’Insitute of Ecotechniques che insieme hanno navigato migliaia di miglia a bordo dell’Heraclitus. Il Presidente della PWE, il Capitano Robert “Rio” Hahn, direttore emerito del ”The Explorers Club”, ha guidato una circumnavigazione planetaria di tre anni condotta con l’Heraclitus e una spedizione di ricerca di due anni sull’Amazzonia. Gli altri direttori della PWE sono Marie Harding che ha ricoperto il ruolo di primo capitano dell’Heraclitus, Bill Dempster che sorveglia il funzionameto dei motori della barca ed infine Judy “Chili” Hawes, segretaria dell’Institute of Ecotechniques e veterana nell’attraversamento dell’Atlantico dell’Heraclitus. John Allen, il consigliere della PWE, colui che ha ideato e coprogettato l’Heraclitus, è il cofondatore del rinomato “Biosphere 2 Project”.
La PWE offre una possibilità unica nel genere per coloro che sono ben motivati nella ricerca di esperienze di vita significative. Attraverso i programmi dell’Heraclitus della PWE e progetti promossi dall’Istitute of Ecotechiques, i partecipanti si impegnano a far parte di un’impresa d’avanguardia nel mondo reale che sfida e ispira approcci creativi per vivere in un mondo attuale multiculturale ed ecologicamente fragile.

Tuesday, March 10, 2009

In diretta da Paraty - Brasile

Sono passate piu’ di 3 settimane dall’arrivo in Brasile.
Il Carnevale e’ ormai un ricordo e anche se non e’ stata quell’effusione di colori, costumi e danze che la televisione trasmette dalle strade di Rio de Janeiro, le parate lungo i vicoli di Paraty, trascinavano il clima festoso da una piazza all’altra.
Le bande di percussionisti intonavano ritmi di samba e una voce sparata da altissimo volume dalle casse montate su un carro intonava canzoni popolari che la folla espandeva fino a ben oltre le luci dell’alba.
Sono rientrato a bordo del vascello a mattina inoltrata per 3 giorni di fila, con gli occhi pesanti e la bocca impastata e un sorriso del capitano salutava la mia notte o il mio giorno. Sorseggiava un caffe’ e espirava il fumo di una boccata di sigaretta, poi sorrideva di nuovo, senza dire nulla ed io andavo a godermi un paio d’ore di sonno bollente prima di sciogliermi completamente nel caldo tropicale della baia.
Qualche giorno fa abbiamo rimosso la cima che ci teneva ancorati nella darsena della yacht club e abbiamo azionato i motori per dirigerci verso insenature piu’ remote.
Dopo un paio d’ore di navigazione siamo arrivati in una piccola baia deserta.
Terminate le operazioni per gettare l’ancora, spenti i motori e generatori, il silenzio e la solitudine sembravano essere di nuovo i veri padroni.
Un uomo seduto su una piccola barchetta a motore si e’ avvicinato timidamente, ha salutato alzando un braccio e ha compiuto un giro completo intorno all’Heraclitus. Accettato l’invito a salire a bordo, ha cominciato a raccontare la sua vita da marinaio, per 30 anni capitano di una barca a vela tipo scooner, in giro per mari e oceani.
Il giorno dopo pulizie generali. Grandi pulizie generali.
Nel pomeriggio sarebbe arrivato John Allen.
Alle 3 del pomeriggio il capitano e Chritine rientravano dalla Marina con gli ospiti tanto attesi:John e Tango.
John, ultraottantenne, e’ l’ideatore dell’Heraclitus.
E’ lui che una notte dopo 30 anni di ricerche, si e’ svegliato ed ha disegnato quello che sarebbe diventato questo vascello nero e rosso da 35 anni in giro per il mondo.
John ha cosutrito Biosphere2, ha inscenato spettacoli teatrali in tutto il mondo con la sua compagnia ‘Theatre of all Possibilities’. John ha pubblicato libri di ogni genere, ha collaborato con alcuni dei piu’ grandi ricercatori e scienziati.
John e’ uno di quelli che e’ quasi difficile pensare di avvicinare. Invece e’ un burlone simpatico che ama chiaccherare, raccontare,...
Con lui c’era Tango, con il suo enorme cappello di paglia. Tango collabora con John e con i progetti della Synergia soprattutto come manager della Synergetic Press. Tango, per me, e’ soprattutto un sorriso e una risata potente.
Poche ore dopo sono arrivati Gilson, Manno, Sergio e Gu. Quattro brasiliani che vivono a Matutu (http://www.matutu.org/) una comunita’impegnata nella protezione della foresta e in altri progetti ecologici.
Poco dopo e’ arrivata Santa Paz, la barca di Luca. Con lui c’erano Alfonso e Gordon.
In poche ore eravamo piu’ di 20 a bordo. Passi, voci, piatti, bicchieri, ghiaccio e caipirinha...
E chiacchere e risate.
Era soprattutto Gordon a far ridere. E’ un personaggio sulla cinquantina, un po’ impacciato nei movimenti. Ha sempre una battuta, una frase, una citazione. La parola giusta al momento giusto. E’ irlandese e, come ci tiene a sottolineare, Freud disse che gli irlandesi sono un popolo non analizzabile. Sicuramente Gordon e’un buon esempio.
La quiete della notte fresca ha concesso un po’ di calma per riposare e prepararci per navigare verso un’altra spiaggia.
Io ero al timone e seguivo gli ordini impartiti dal capitano. Dopo 8 miglia l’ancora era di nuovo adagiata sul fondo limaccioso.
Un lunga lingua di sabbia d’oro delimitava la verde foresta che copriva le montagne. Tra gli alberi si intravedevano cascate di acqua fresca. Un paio di capanne sulla spiaggia accoglievano i pochi visitatori. Un posto d’incanto raggiungibile solo via mare. Un’isola sulla terra. Un pezzo di paradiso e probabilmente e’ stato nel momento in cui ho affondato i piedi nella sabbia, o nel momento in cui mi sono tuffato sotto le acque gelide della cascata che ho sentito di essere arrivato a terra davvero.
E di essere in Brasile.
Nel tardo pomeriggio abbiamo messo in scena lo spettacolo teatrale preparato durante la traversata.
Dragoni, uccelli e spiriti marini per raccontare un incontro di culture e di simboli del mare.
Domenica sera, come di consueto, cena formale. Dopo il dolce ognuno poteva esprimere un pensiero.
Con parole diverse credo sia emerso un unico grande senso.
Essere li’, sul confine tra mare e terra, su una barca giunta dall’Africa, con persone di tutto il mondo, era, forse, sentirsi parte di una nuova nazione: Heraclitus.