Sono passate piu’ di 3 settimane dall’arrivo in Brasile.
Il Carnevale e’ ormai un ricordo e anche se non e’ stata quell’effusione di colori, costumi e danze che la televisione trasmette dalle strade di Rio de Janeiro, le parate lungo i vicoli di Paraty, trascinavano il clima festoso da una piazza all’altra.
Le bande di percussionisti intonavano ritmi di samba e una voce sparata da altissimo volume dalle casse montate su un carro intonava canzoni popolari che la folla espandeva fino a ben oltre le luci dell’alba.
Sono rientrato a bordo del vascello a mattina inoltrata per 3 giorni di fila, con gli occhi pesanti e la bocca impastata e un sorriso del capitano salutava la mia notte o il mio giorno. Sorseggiava un caffe’ e espirava il fumo di una boccata di sigaretta, poi sorrideva di nuovo, senza dire nulla ed io andavo a godermi un paio d’ore di sonno bollente prima di sciogliermi completamente nel caldo tropicale della baia.
Qualche giorno fa abbiamo rimosso la cima che ci teneva ancorati nella darsena della yacht club e abbiamo azionato i motori per dirigerci verso insenature piu’ remote.
Dopo un paio d’ore di navigazione siamo arrivati in una piccola baia deserta.
Terminate le operazioni per gettare l’ancora, spenti i motori e generatori, il silenzio e la solitudine sembravano essere di nuovo i veri padroni.
Un uomo seduto su una piccola barchetta a motore si e’ avvicinato timidamente, ha salutato alzando un braccio e ha compiuto un giro completo intorno all’Heraclitus. Accettato l’invito a salire a bordo, ha cominciato a raccontare la sua vita da marinaio, per 30 anni capitano di una barca a vela tipo scooner, in giro per mari e oceani.
Il giorno dopo pulizie generali. Grandi pulizie generali.
Nel pomeriggio sarebbe arrivato John Allen.
Alle 3 del pomeriggio il capitano e Chritine rientravano dalla Marina con gli ospiti tanto attesi:John e Tango.
John, ultraottantenne, e’ l’ideatore dell’Heraclitus.
E’ lui che una notte dopo 30 anni di ricerche, si e’ svegliato ed ha disegnato quello che sarebbe diventato questo vascello nero e rosso da 35 anni in giro per il mondo.
John ha cosutrito Biosphere2, ha inscenato spettacoli teatrali in tutto il mondo con la sua compagnia ‘Theatre of all Possibilities’. John ha pubblicato libri di ogni genere, ha collaborato con alcuni dei piu’ grandi ricercatori e scienziati.
John e’ uno di quelli che e’ quasi difficile pensare di avvicinare. Invece e’ un burlone simpatico che ama chiaccherare, raccontare,...
Con lui c’era Tango, con il suo enorme cappello di paglia. Tango collabora con John e con i progetti della Synergia soprattutto come manager della Synergetic Press. Tango, per me, e’ soprattutto un sorriso e una risata potente.
Poche ore dopo sono arrivati Gilson, Manno, Sergio e Gu. Quattro brasiliani che vivono a Matutu (http://www.matutu.org/) una comunita’impegnata nella protezione della foresta e in altri progetti ecologici.
Poco dopo e’ arrivata Santa Paz, la barca di Luca. Con lui c’erano Alfonso e Gordon.
In poche ore eravamo piu’ di 20 a bordo. Passi, voci, piatti, bicchieri, ghiaccio e caipirinha...
E chiacchere e risate.
Era soprattutto Gordon a far ridere. E’ un personaggio sulla cinquantina, un po’ impacciato nei movimenti. Ha sempre una battuta, una frase, una citazione. La parola giusta al momento giusto. E’ irlandese e, come ci tiene a sottolineare, Freud disse che gli irlandesi sono un popolo non analizzabile. Sicuramente Gordon e’un buon esempio.
La quiete della notte fresca ha concesso un po’ di calma per riposare e prepararci per navigare verso un’altra spiaggia.
Io ero al timone e seguivo gli ordini impartiti dal capitano. Dopo 8 miglia l’ancora era di nuovo adagiata sul fondo limaccioso.
Un lunga lingua di sabbia d’oro delimitava la verde foresta che copriva le montagne. Tra gli alberi si intravedevano cascate di acqua fresca. Un paio di capanne sulla spiaggia accoglievano i pochi visitatori. Un posto d’incanto raggiungibile solo via mare. Un’isola sulla terra. Un pezzo di paradiso e probabilmente e’ stato nel momento in cui ho affondato i piedi nella sabbia, o nel momento in cui mi sono tuffato sotto le acque gelide della cascata che ho sentito di essere arrivato a terra davvero.
E di essere in Brasile.
Nel tardo pomeriggio abbiamo messo in scena lo spettacolo teatrale preparato durante la traversata.
Dragoni, uccelli e spiriti marini per raccontare un incontro di culture e di simboli del mare.
Domenica sera, come di consueto, cena formale. Dopo il dolce ognuno poteva esprimere un pensiero.
Con parole diverse credo sia emerso un unico grande senso.
Essere li’, sul confine tra mare e terra, su una barca giunta dall’Africa, con persone di tutto il mondo, era, forse, sentirsi parte di una nuova nazione: Heraclitus.
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