Tuesday, April 28, 2009
Sunday, April 26, 2009
Vergognarsi
Oggi ho incontrato una signora di San Polo di Piave, che sembra un misto tra il mio indirizzo e il mio paese. Mi ha cominciato a parlare in dialetto veneto, abbiamo chiaccherato e mi ha invitato a visitare vari posti, tra cui una sorta di circolo di veneti dove si cantano canzoni popolari e si mangia cibo veneto. Poenta e osei e massoin de fiori.
In incontri più o meno furtivi capita spesso di parlare del nostro Paese e della situazione economico sociale. Claro.
Ma se da un lato molti emigrati orgogliosi della loro scelta denigrano tutto quello che è l'Italia, io ho spesso cercato di controbattere, esaltandone il valore.
Ovunque si vada ci sono problemi e più o meno sono semrpe glis tessi perchè della classe politica e degli uomini che bramano potere c`è un DNA comune.
Forse ha ragione quel tipo che mi ha detto:
'È sempre merda, ma è migliore se non è tua`.
Eppure c'e' un punto, un tema, o piuttosto una persona che mette tutti d'accordo. Chicchessia il mio interlocutore, Italiano emigrato, Argentino, Cileno, Brasiliano, Africano, ... chiunque, lo garantisco, su questo uomo (che definisco tale solo perchè cammina più o meno eretto) ha la medesima opinione.
Faccio fatica a scriverlo, ma devo.
E mi rincresce, perchè si parla ancora di lui.
Berlcusconi.
'Il suo umorismo mi fa paura', mi ha confidato una ragazzina che lavora con me.
Di quello che disse a Shulz a Strasburgo ormai se ne è straparlato, ed e' internazionalmente nota la condotta riservata alla Merkel al vertice Nato, il comportamento con la Regina Elisabetta, il commento sulla vittoria di Obama, per citare i più recenti episodi.
Ma che avesse usato il suo sarcasmo da quattro solti per parlare dei desaparecidos argentini, questo mi era sfuggito. Non mi e' sempre facile reperire le notizie.
Mi hanno informato qui, a Buenos Aires, dove i desaparecidos sono storia, dramma, tragedia.
E gli stessi che mi informano, come moltissimi altri, tutti, mi porgono la stessa domanda.
Come è possibile?
Come fate VOI Italiani a non accorgervi che mandate al governo il più grande mafioso vivente? (Il clichè Italia=Mafia è molto diffuso e mentre agli occhi di un Italiano la Mafia èè quella cosa che ammazza soprattutto al Sud, nel mondo il significato è esteso a quello che forse realmente è)
Come fate VOI Italiani a mandare al governo un uomo del genere per 3 volte?
VOI Italiani.
E' questo il problema della democrazia.
Quello rappresenta nel mondo anche me.
E io che faccio, ritiro tutto? Comincio a parlare inglese e mi spaccio per Australiano? Opppure sfodero un po' di dialetto e mi fingo Ucraino?
No, non ci sto a nascondere il mio orgoglio per colpa di un uomo piccolo, non di statura, quella non è colpa sua, un uomo piccolo di umanità, privo di discrezione, di RISPETTO.
E non ci sto a credere che gli Italiani non lo capiscano, non lo vedano.
Molti Italiani lo sanno, ma forse non allargano il loro mondo oltre i confini della propria casa, del proprio giardino e del recinto del proprio cane.
Il mondo oggi non è una palla che gira. È molto di più. La comunicazione, internet, i voli low cost ... lo hanno fatto diventare il territorio universale dove tutti viviamo.
Allargare il prorpio spazio vitale oltre le mura del proprio interesse, forse aiuta a comprendere che per continuare ad essere Italiani occorre imparare ad essere un po' più europei e magari mondiali. E quindi tutto quel che esce dall'Italia, ritorna come un boomerang. Se non colpisce la preda è in volo, torna e magari colpisce proprio chi sostiene quell'uomo. Io, quindi, a quelle domande rispondo in Italiano, in Inglese o in quello che mi riesce di Spagnolo, ma ribadisco che IO quello non l'ho votato. E sebbene la tentazione di non votare nessuno sia stata forte, almeno chiunque si sia preso il mio voto non ha mai portato così lontana nel mondo l'idea che l'Ìtalia, il paese più bello del mondo, è sull'orlo del baratro.
Non solo per colpa di Berlusconi, per carità.
Lui mette solo tutti d'accordo.
Ho liberato l'accesso al blog. Non e' più necessario registrarsi per postare un commento.
Tuesday, April 21, 2009
Magia
La magia esiste.
Esiste eccome.
Esiste ma non si vede.
E allora che roba è? E' più vero Babbo Natale?
Che non esiste ma si vede?
O è più vero Dio?
Che Dio solo lo sa se esiste.
Eppure, ripeto, la magia esiste.
E a ben guardare si vede pure.
E che forma dovrebbe avere la magia?
Dovrebbe essere un cappello? Un coniglio, una colomba? O un coltello?
Dovrebbe essere una stellina? Un'ampolla?
O un arcobaleno?
La magia esiste nella forma in cui la vedi.
Esiste appicciata a qualcosa.
In un suono.
La magia è come l'acqua.
Prende la forma del suo contenitore.
Delle volte la magia esce dal rubinetto.
Oppure la vedi in faccia a due vecchi amici, seduti ad un tavolo. Non c'è musica. Ma nemmeno silenzio. Parlano. E non sai cosa si dicono. Forse nemmeno loro capiscono quello che si dicono. Poi uno deo due comincia a cantare una canzone. Una canzone così bella che ti chiedi se leiste uno strumento che non la rovini.. E`una canzone che è già tutto quello che deve essere solo con la voce. Senza arpeggi ne flauti.
Ed eisiste.
E' in quel pettirosso che entra dalle porte della canzone e la stanza si invade di un'esplosione di colori.
E tu, a bocca aperta, ancora ti stai a chiedere se esiste?
Esiste in un'attesa, in un racconto che non potevi immaginare che qualcuno lo vivesse così.
Esiste in un sacco di cose.
È quasi divertente scoprirla.
Cercarla non basta.
Poi una volta la trovi ed è così grande che non capisci come facessi a non vederla.
È magico sapere che da qulache parte qualcuno ti sta pensando. Di sicuro.
E magico sapere perchè un vecchio amico ti canta una canzone.
Magari l'ha scritta lui.
E se tu lo guardi mentre te la canta, lo vedi che è sua.
L'ha visto lui quel pettirosso.
Ed è sporco di colore.
Ma non è rosso.
Nè bainco nè nero.
È sporco di merda.
Saturday, April 18, 2009
Mmmmmmm mbira
Ieri ho assistito ad un concerto di Mbira di Erica Azim.
E' uno strumemnto africano, originario dello Zimambwe.
In genere si tratta di tavolette più o meno sottili, spesso dotate di casse di risonanza (di vario spessore), su cui viene applicato un numero variabile di lamelle: l'altezza delle note è determinata dalla lunghezza delle lamelle e il suono che ne risulta è morbido e delicato.
Anticamente le lamelle potevano essere vegetali, di bambù o di fibra; oggi sono quasi esclusivamente di metallo, trattenute alla cassa armonica da chiodini ricurvi ed allineate su ponticelli di legno, metallo, fibra.
Si tratta di uno degli strumenti più tipicamente africani, le cui origini vengono fatte risalire a certe lamelle di rafia (o di altro vegetale) che venivano tenute tese sulle labbra e fatte vibrare con l'emissione del soffio.
Caratteristici sono i risuonatori (sonagli di vario genere: cilindretti di ferro, conterie, tappi di metallo) applicati alle lamelle o direttamente sulla cassa di risonanza.
La MBIRA DZAVADZIMU, con ben 24 chiavi di metallo, è costruita con una tavola di legno dell'albero MUKWA. Le chiavi sono tratte da sottili verghe di ferro ad alto contenuto di carbonio.
Lo strumento è fissato all'interno di grosse zucche che fungono da cassa di risonanza (con un effetto caratteristico di sostegno del suono).
Tra le comunità SHONA, presso cui è in uso, il suono della MBIRA era tradizionalmente associato ai riti di contatto con gli antenati. La parola stessa MBIRA deriva da una cerimonia religiosa detta BIRA.
Un buon suonatore di MBIRA è considerato come una sorta di eletto, un individuo protetto dagli spiriti ancestrali. Di questo strumento si conoscono versioni in cui la cassa di risonanza è costituita (evidentemente per scopi magici) da teschi di animali.
Monday, April 13, 2009
Foto
I updated my photogallery
rogosdraiato.spaces.live.com
Qui altre foto della traversata
Here more pictures of the crossing
latestnewsfromthervheraclitus.blogspot.com
Mobile World - Questo porco mondo cellulare
E' vecchio graffiato e un po' rotto.
Ma fa dignitosamente il suo servizio da piu¡ di 4 anni.
La mia SIM porta ancora l'ormai inesistente logo Omnitel.
E' abilitata al roaming internazionale. Ho ricevuto SMS in Mozambico, in Malawi, in Sud Africa, in tutta Europa.
In Argentina non va.
Pare che sia colpa del mio panino.
Non e`libero.
Inoltre non basta comperare una SIM argentina per poter comunicare.
Ci vuole un cellulare dello stesso operatore.
Ovvero cellulare Personal con SIM Personal, cellualre Claro con SIM Claro....
Come per la nostra TRE.
Tra loiberare il mio panino e comprare il cellulare piu`economico sul mercato la differenza non e`nemmeno una pizza, quindi non ho avuto esitazioni. Ho mangiato una pizza.
Ma per abilitare la scheda ci vuole qualche giorno.
E io come diavolo faccio ad incontrarmi con la mia amica Cecilia?
Chiamo da un pubblico.
Ma i telefoni pubblici vanno a a monete e le monete scarseggiano. Valgono di piu`per il peso del metallo.
E quindi sono quasi sparite dalla circolazione.
E allora vado in un Locutorio, una specie di centro per telefonare.
Cecilia non risponde.
Riprovo.
Il cellualre e`spento.
Riprovo.
Il cellulare e`occupato, lascio un messaggio in segreteria ma non so se lo ascoltera`.
Riprovo.
Ma non posso telefonare perche`LEI non ha credito.
Ovvero se chiamo un cellulare da un telefono pubblico paga anche il ricevente.
Ma io dico...se chiamo un amico quello deve bestemmiare perche`lo faccio pagare????
La via d'uscita e' andare in un locutorio abilitato alle chiamate a utenti senza credito, ma costa piu`del triplo.
Non finisce qui.
Tutti i telefoni fissi privati sono bloccati per le chimate uscenti ai cellulari.
Troppo care.
Per chimare un diavolo di cellulare ci vuole un cellulare.
Se non ce l`hai...rinuncia, credimi. L`ho provatosulla mia pelle. E^molto piu`salutare.
In compenso tutta la citta`e`Wi-Fi.
SI puo`visitare la citta`chiamando un numero dal proprio telefono per avere informazioni sui monumenti, stile audioguda.
Si scaricano delle mappe a zona da internet e si segue un percorso che trova riscontro in cartellonistica distribuita per la citta`.
Che mondo.
Si stava meglio quando si stava peggio o si sta meglio quando si conosce come far fronte al peggio?
Tuttavia questo e`il mio numero argentino
0054 9 11 6246 2583
Il mio numero italiano non funziona e non credo riusciro`a farlo funzionare senza dovermi mangiare un'altra pizza
Buena suerte!
Friday, April 10, 2009
In diretta da Buenos Aires
Dopo un' òra di tortuosa strada sterrata, scossoni, grattate sul fondo del vecchio e indistruttibile veicolo sono arrivato ad Aiuruoca.
Li' abbiamo cambiato automobile e poco prima delle 11 eravamo a Caxambu' .
Nelle successive 5 ore di bus non ho parlato molto.
Ho origliato qualchge parola della conversazione tra Craig e Pablo, seduti dietro di me, ma per la maggior parte del tempo ho rivisto scene dei giorni trascorsi a Matutu ed ho pensato che in poche ore avrei detto Addio a Craig. Il mio amico scozzese. Quell' omone distrutto e simpatico che conosco da dieci mesi, che ha attraversato l' òceano con me, che mi ha fatto ridere, che mi ha ascoltato. Che ho ascoltato.
A Sao Jose' dos Campos Pablo e Craig sono scesi per cambiare bus e dirigersi verso Paraty, dove ancora galleggia l`Heraclitus.
Io avrei continuato verso San Paolo.
Addio.
Arrivederci, spero.
Al tramonto ho fatto il mio ingresso nella citta`da 20 milioni di abitanti.
Non si contavano i grattacieli, non le auto incollonnate su intrecci di strade.
Un roboante suono di elicotteri in volo riempiva l`aria.
Ho raggiunto la casa di Sergio, un amico che vive in un quartiere a dir poco benestante, protetto, sicuro.
Mi sono perso nel suo appartamento e quando l' ho ritrovato gli ho chiesto di accompagnarmi alla stazione dei bus.
Sono salito sullo Shuttle per l' àreoporto e nell' òra di viaggio non ho visto altro che campi da calcio ai lati della superstrada.
E capanne e case distrutte.
Ricordo che anche Rio de Janeiro mi aveva lasciato questa impressione. Enorme citta` costruita sulle fondmenta del terzo mondo.
E del pallone. Quello stesso che Adriano non ha piu`voglia di calciare, stanco s forse schifato dal lurido mondo che gliel`ha sporcato di soldi.
Rapido Check-in, ma alle 3 del pomeriggio non sono ancora seduto al mio posto, 8C, lato finestrino.
L'aereo ha perso una ruota.
Aspetto impaziente sulla mai poltroncina, mi alzo ogni 5 minuti per chiedere informazioni, e alla fine mi accompagnano al mio aereo.
Alle 20.55 sono sui cieli di Buenos Aieres.
Non ho mai visto nulla di cosi' immenso e luminoso.
Sembrava di stare sompra una torta piena di candele.
Ma chi li compie cosi`tanti anni? Milioni di anni.
Mi ha preso una fitta al cuore.
Sotto di me c'èra Buenos Aires.
Andavo a viverla.
Dopo poche operzioni burocratiche di ingresso in Argentina ho provato a racimolare qualche moneta per far fronte alla crisi che cè`in citta`. Nessuno ha moneta.
Sono salito su un altro shuttle bus e poi su un taxi, per farmi portare all' indirizzo dove mi aspettava Stefani, marinaia dell`Heraclitus, nonche` fidanzata di Craig.
Mi ha abbracciato con la stessa forza con cui mi aveva salutato Craig.
Ho semplicemnte cambiato casa. Da Matuto a San Paolo,da San Paolo a Buenos Aires, non ho mai smesso di sentirmi un poi`a casa.
Ma l'àtmosfera malinconica, le luci soffuse e giale della millonga, il suono dolce del mio primo Tango, mi hanno riportato a Buenos Aires. A questa citta`.
Mi sono svegliato questa mattina ed ho sorseggiato un po`di mate`amaro.
Ho salutato Stefani.
Lei torna a Londra e mi lasscia in eredita`un lavoro da svolgere.
Sono sceso in strada.
Non c' èra nessuno. E`venerdi Santo.
E`tutto chiuso e silenzioso.
Vorrei un caffe`.
E un giornale.
Ho voglia di leggere un giornale.
Non leggo un giornale di carta da molto tempo.
Trovo un edicola. Un chiosco sulla strada che mi ricorda quelli di Milano.
E tra i tanti titoli spagnoli scorgo...CORREIRE DELLA SERA.
Nemmeno un pesos ed e`mio.
Mi siedo al bar, ordino un caffe`e leggo storie tristi di vite distrutte dalla catstrofe in abruzzo.
Vorrei essere li', a fare qualcosa.
Poi leggo Èditoriale di Ferruccio De Bortoli
"E poi c'è un'altra ragione. Guardatevi intorno: quali sono i simboli che vi ricordano tradizione, appartenenza, storia della vostra comunità? Sono pochi, pochissimi.Un'alluvione di marchi e format globali. In strada, in tv e nella Rete. Persino la vostra squadra del cuore parla una lingua diversa. A volte capita che solo in edicola e in libreria si abbia la certezza di trovarsi nel proprio Paese. Con il suo giornale un lettore si sente sempre a casa. A suo agio. Con uno strumento (anche di lavoro) affidabile per interpretare realtà complesse.Sentirsi parte attiva di una comunità ed essere contemporaneamente cittadino del mondo. "
E mi sento di nuovo a casa. Quella vera. Seduto davanti al mio giornale.
Articolo completo
http://www.corriere.it/editoriali/09_aprile_10/debortoli_3be1ca2a-258e-11de-bdf0-00144f02aabc.shtml
Nei prossimi giorni
Avro' un numero di telefono Argentino
Aggiornero`la mia galleria fotografica con le meraviglie di Matutu.