Tuesday, November 19, 2019
The road. Un grigio viaggio nella profondità dell’animo
Ieri sera ho visto The road. Se scrivo un articolo su The road, non so se faccio la recensione di un film, di un libro o se scrivo di un viaggio. Forse dei tre approcci scelgo il terzo. La storia racconta del viaggio verso sud di un padre e suo figlio. Verso sud vuol dire verso il caldo, verso temperatura più vivibili di quelle delle terre desolate e fredde in cui una pioggia radioattiva ha terminato la natura e le sue creature: gli alberi cadono, gli uccelli hanno perso l’intenzione del volo, Un viaggio in cerca di cibo, di riparo e di umanità. In cerca della sopravvivenza e della vita stessa.
In Italia la proiezione del film è stata bloccata perchè ritenuto troppo pessimista. Ho iniziato la visione con il pregiudizio di questa censura, che mi ha predisposto alla visione di un film grigio, non solo nei colori. Eppure il messaggio del film è per la vita, per la sopravvivenza ad ogni costo, anche contro l’inevitabile destino. per la ricerca del bene, di ‘quelli buoni’ che si aiutano anche quando non si ha niente, che non si ammazzano anche se il cannibalismo dovesse rimanere l’unico modo per nutrirsi.
Anche se molti dei film recenti raccontano di disastri apocalittici, The road cattura il realismo di un olocausto, combinando il futuro assoluto peggiore possibile, con una delle caratteristiche umane più belle e profonde: la perseveranza. Andare avanti in quel cammino verso sud e continuare a vivere. Il parallelismo appare scontato, ma un percorso tanto arduo non poteva che rappresentare la difficoltà della vita, da difendere fino all’ultimo, pur con la consapevolezza che è nostra libera scelta.
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