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Thursday, June 4, 2009

Uruguay: Paese che vai...Alvaro che trovi



Fino a poche qualche giorno fa l'Uruguay per me era
- un nome che compare due volte nella lista dei vincitori della Coppa del Mondo (curiosa la vittoria del 1950, inaspettata per i confinanti Brasiliani alcuni dei quali si suicidarono per il dolore)
- l'altra sponda del Rio de la Plata
- un Paese del Sud America, da dove provengono un gruppo di marinai che hanno dato una mano nei lavori al Dry Dock di SimonsTown, in Sud Africa
Da oggi è molto, ma molto di più, anche se non posso dire di conoscere una Nazione per averne visitate due città e incontrato qualche altro cittadino.
L'Uruguay è la patria di José Gervasio Artigas, è un paese segnato da conflitti per l'indipendenza e da una sucessione di periodi coloniali che hanno visto protagonisti Inglesi, Portoghesi e Spagnoli. Se ora so qualcosa della storia è grazie al mio amico Alvaro Aldecosea D'Agostino, capitano della marina militare uruguaiana, che lo scorso giugno aveva stimolato i suoi marinai a rendersi disponibili per qualche ora di lavoro volontario alla barca di cemento, presentandosi in prima linea.
Già allora si era dimostrato particolarmente generoso, sensibile e umano, ma in questi giorni ho avuto la possibilità di conoscerlo un po' meglio e confermare la prima impressione.
E' venuto a prendermi alla stazione dei bus di Montevideo, dove sono arrivato alle 21 di sera dopo aver attraversato il Rio de la Plata in ferry e dopo aver percorso la strada tra Colonia e la capitale.
Mi ha fatto accomodare in casa sua, mi ha portato a cena e sistemato in una stanza della sua confortevole abitazione.
Il giorno dopo si è offerto di accompagnarmi per la città.
La prima tappa prevedeva una vista dal monte Cerro, sul litorale e la grande pianura che si estende per tutto il Paese. L'avvistamento di questo unico rilievo diede il nome alla città (Monte vide Eu) La fortezza che lo sovrasta ospita un interessante museo storico. Interessante soprattutto per come Alvaro mi ha spiegato nomi, date, luoghi, popoli, bandiere... non si è lasciato sfuggire nulla riuscendo a coinvolgermi in un appassionato racconto delle vicissitudini di un piccolo territorio conteso e compresso tra due grandi imperi.
Lungo la strada per la città vecchia si erge un monumento alla unica visita papale della storia del Paese (1987)
In una sala al primo piano del palazzo del Cabildo si trovano i cimeli della Generazione 900 e mentre Alvaro mi raccontava qualche curiosità il guardiano Peppe improvvisava una tarantella al pianoforte.
Durante il percorso tra i coloratissimi orsi disposti a cerchio nella piazza Indipendenza mi sono divertito ad indovinare le diverse rappresentazioni, un po' perplesso di fronte a quella dell'Italia.
Il cerchio di pace e tolleranza trovava il suo centro nel monumento alle ceneri di Artigas, un sobrio ma imponente mausoleo soterraneo che ne esalta il valore e le tappe salienti della vita, scolpite nella pietra a caratteri cubitali.
Un ulteriore momento culturale, al museo di Torres Garcia, prima di sorseggiare un medio e medio (mezzo vino mezzo champagne) al mercado de puerto per poi affondare i denti nella tenera carne di pezzo di vacca.
Latte, carne e cuio sono parte dell'orgoglio nazionale. Tutto sano, naturale e ben lavorato per il consumo interno della scarsa popolazione ( meno di 3,5 milioni in tutto il paese) e per l'esportazione in tutto il mondo.
Non sono rari carri trainati da cavallo, carichi di rifioti differenziati raccolti per la strada da portare al deposito per racimolare qualche pesos. Numerossissi FIAT 600 e meravigliose auto degli anni 60 popolano le strade.
La visita prosegue per qualche manifattura di pelle, per terminare a sera inoltrata nella casa del capitano, dove l'intera famiglia si è prodigata nel preparare empandas caserecce allietata da canzoni cantate a squarciagola da un Pavarotti reincarnato in un italiano a Montevideo.
Credo che l'ottima impressione della città, della cultura uruguaiana e la bellezza semplice di Colonia siano state favorite dalla splendida accoglienza di un amico conosciuto meno di un anno fa, che si è prodigato per rendermi paicevole il soggiorno, con risate, compagnia, storie e una profonda infusione di semplice umanità.
Tutto estratto dal cuore.
Si sente.



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