VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
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Tuesday, December 14, 2010

Berlino, uno stile di vita


Ti è mai capitato di saltare una stagione? Se sei nato ad una latitudine di clima temperato sei anche abituato ad un costante alternarsi di stagioni, con una netta differenza tra estate e inverno. Se per un anno salti completamente una stagione è inevitabile avvertire questa mancanza.
Mi è mancato l’inverno. Il freddo, la neve.
Anche in Italia fa freddo e in molte località è scesa la neve. Io sono venuto a vederla a Berlino.
Sono tornato in questa città e da qui mi accorgo che ho saltato un inverno.
Nelle città del nord Europa l’inverno e in modo particolare il periodo natalizio hanno un sapore particolare. Più volte ho gustato tazze di vino caldo sotto le tettorie di legno delle casette e delle baracche distribuite nelle piazze di Stoccarda, di Monaco, Berlino, appunto.
Non credo ci sia altra città fuori dall’Italia in cui sono tornato così spesso a distanza di alcuni anni.
2000. Avevo 22 anni. Alloggiavo in un ostello della zona nord. Odysee. Esiste ancora. Sono andato a controllare. Stesso tavolo lungo con le candele infilate nel collo delle bottiglie. Stesso biliardo.
Prima di andare all’Odyssee io e i miei amici avevamo alloggiato in un altro ostello più in periferia, in una zona che ho saputo soltanto ora che all’epoca era una delle peggiori.
2005. Viaggio in camper con pausa a Monaco sia all’andata che al ritorno. Una settimana in dieci amici distribuiti su due appartamenti e un albergo. Non so se sia perché anche all’ora c’era la neve, perché il periodo era quasi esattamente lo stesso, ma sembra che sia tutto sigillato sotto uno strato di bianco. Quell’angolo di Kreuzberg tra il canale e il ponte ricorda l’interno di una semisfera di cristallo. Anche i cigni che galleggiano sotto il ponte nei triangoli d’acqua non ancora ghiacciati sembrano gli stessi.
Mi piace camminare per le strade, riconoscere le vie, e piano piano ritrovare ricordi mai pensati e scoprirli vergini e freschi e vividi.
Mi piace ricordare le mie passeggiate, il freddo ai piedi, le voci, le risate.
Mi piace tornare. Ne ho sempre avuto una forma di timore.
2007. Un weekend di passione.
2010. Vengo a  Berlino quasi per caso, poi, pensandoci, mi accorgo che ho anche diversi amici in città. La scopro di nuovo, piano piano, partendo dall’esterno, senza la paura di non aver tempo. Mi faccio penetrare dal freddo fino al centro delle ossa, mi viene un fortissimo raffreddore.
Vivo in una casa di un quartiere che non conoscevo anche se forse ci sono già stato.
Mi sembra che pulsi un modo diverso di vivere.
Per certi aspetti più libero e semplice, altre volte mi viene da interpretare questo mondo creativo come un covo di disadattati in cerca di un senso.
Fino a che punto vedi all’esterno quello che sei piuttosto che quello che realmente è?
Non è in realtà sempre così?
Siamo attratti da quello che siamo e tendiamo a trovare quello che stiamo cercando.
Forse in questo periodo sto ancora digerendo il mondo dentro oppure lo sto trasformando nel mio futuro.
Tuttavia qui più che altrove trovo un’alta concertazione di gente che vive secondo un proprio modello e non secondo uno schema altrui. Tutto diventa il contrario di tutto.
Perché un campo d’orzo non è come un allevamento di polli? Perché i maiali hanno sentimenti? E che ha mai ascoltato un maiale? Non sappiamo decifrare un muggito tanto quanto il pianto di una sequoia.
In questi estremismi risiede la libertà, che sempre cerco eppure ne scopro sempre più l’irraggiungibilità per la sua inesistenza assoluta. E i compromessi sono sempre discutibili.

Monday, November 29, 2010

Disfattismo o premonizione?

dal blog di Beppe Grillo
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La crisi delle banche irlandesi non è una novità, come non lo era quella della Grecia e come non lo saranno le crisi di Portogallo, Italia e Spagna. Questione di mesi. Ogni volta ci si stupirà come di fronte a un improvviso temporale estivo. Ieri la Merkel ha dichiarato che la crisi è estremamente grave e l'euro è a rischio. E noi che non lo sapevamo... I politici danno brutte notizie solo se costretti, attendono l'ultimo istante per evitarci delle sofferenze inutili. Discutere dell'Irlanda o, a inizio 2010, del default greco, equivale a concentrarsi sul foro di un catino bucato. Lo scolapasta è l'intero Occidente che sta fallendo sotto il peso del suo debito pubblico aumentato del 50% in media in vent'anni. I Paesi emergenti, il cosiddettoBRIC: Brasile, Russia, India e Cina, hanno un debito pubblico contenuto e stanno comprando quello occidentale. Se la Cina vendesse tutti i titoli di Stato americani che possiede, pari a883,5 miliardi di dollari, gli Stati Uniti potrebbero fallire.
Il mondo si sta spostando a Sud e a Est. Il PIL dei Paesi del BRIC sta per superare quello del G6 (Germania, Italia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone). I Paesi del BRIC hanno un debito pubblico rapportato al PIL molto basso: Russia 6%, Cina 18%, Brasile 45%, India 59%. L'Italia, per dire, è al 118% con 80 miliardi di euro di interessi annui da pagare, una cifra che ammazzerebbe un elefante. Gli Stati Uniti stanno per raggiungere l'Everest dei 14.000 miliardi di dollari di debito pubblico dai 6.000 miliardi del 2002. In passato le guerre si combattevano con le armi, oggi si combattono con il debito pubblico. Chi compra il tuo debito diventa il tuo padrone.
Gli Stati Uniti, il Paese più indebitato, è responsabile del 50% delle spese militari mondiali. Una enormità. La Russia, l'antagonista storico, spende il 3,5%. Gli Stati Uniti trasformano ildebito in armamenti. In pratica chi compra titoli di Stato statunitensi finanzia la guerra in Afghanistan o le basi militari di Dal Molin di Vicenza e di Okinawa in Giappone dove sono accampati da 65 anni. L'Impero Romano crollò sotto la spinta dei barbari ai suoi confini. Le sue legioni si ritirarono dal Reno alla Britannia. Gli Stati Uniti forse seguiranno la stessa sorte per l'impossibilità economica di mantenere 716 basi militari in 40 Paesi. L'Irlanda è un sintomo del tramonto dell'Occidente travolto dal suo debito pubblico. L'inverno sta arrivando per lecicale europee e americane e fuori fa sempre più freddo.

Wednesday, November 24, 2010

Devastante



Ho ascoltato la replica on line del monologo che Roberto Saviano ha fatto nella terza puntata di 'Vieni via con me'. Non so perchè, ma sento un irrefrenabile impulso a credergli. Io non ho le prove che tutto quello che dice è vero, ma fino a prova contraria gli credo.
Magari un giorno rimarrò deluso, come lo sono stati tanti che per anni hanno votato un partito, una persona, per poi scoprire di essere stati usati, traditi.
Poichè credo a quello che dice, rimango spiazzato. E' un discorso devastante.
Certe cose si immaginano, si sanno. Ma sembrano storie troppo lontane se non sono raccontate con fatti alla mano, con esempi, con paragoni.
Che la mafia avesse il controllo della spazzatura era cosa risaputa, ma mai, come in questo caso, ho avuto la sensazione di capire veramente cosa vuol dire. Ora mi è chiaro come fa, la 'ndrangheta, a fare i soldi con la spazzzatura.
Se poi, piano piano, uno, dentro di sè, mette assieme i pezzi, si accorge di essere circondato da tanto di quel marcio che forse la citata montagna di rifiuti è niente in confronto a tutto quello che non è quantificabile e accumulabile.
C'è una montagna di immondizia senza materia che tuttavia ha un peso schiacciante.
Negli ultimi mesi sto facendo molta fatica a trovare un po' di speranza, un po' di ottimismo, un po' di bellezza. Spero che il meccanismo che si è innescato faccia esplodere questa situazione fino alla più disastrosa delle possibilità, almeno si potrà davvero ricominciare.
Io vorrei capire se mi sto facendo coinvolgere un po' troppo oppure se i miei sentimenti sono in qualche modo condivisi.

Monday, November 8, 2010

un giorno nel fango




Domenica mattina mi sono presentato alla canonica di Casalserugo.
Un gruppo di volontari ha preso in mano la situazione e sta cercando di aiutare la protezione civile a gestire l'afflusso di aiuti materiali e di forza lavoro.
Ad ogni volontario viene chiesto nome, cognome, indirizzo e documento. Viene rilasciato un numero e un cartellino di riconoscimento. In questo modo gli addetti della protezione civile possono individuare i volontari e concedere l'accesso alle zone alluvionate e alle strade chiuse al traffico.
Dopo alcuni minuti sono stato assegnato ad una squadra e sono stato condotto presso una famiglia.
La scena è apocalittica.
Mucchi di mobili e immondizie da entrambi i lati delle vie del paese sono solo l'anticamera di quello che si vede dentro le case.
I muri sono bicolore. Una linea ininterrotta ricorda il livello raggiunto dell'acqua.
Nella casa dove sono stato io aveva superato il metro di altezza.
Ora si è ritirata e ha lasciato danni ingentissimi.
I mobili sono tutti da buttare. La maggior parte sono mobili di truciolare o compensato che nei tre giorni che sono stati immersi nell'acqua si sono gonfiati ed ora sono inutilizzabili. Quelli che si sono salvati puzzano di acqua putrida.
I propietari della casa quando hanno visto arrivare l'acqua hanno cominciato a portare alcune cose al piano superiore ma il livello ha superato il metro nel giro di un'ora o poco più.
Sono rimasti effetti personali nei cassetti. Tutti imbevuti. Vestiti, materassi, sedie.
Tutto da buttare.
Giuliano cosa faccio con quello che c'è qui dentro?
Butta tutto.
Per curiosità ho aperto un fagotto a caso, per vedere cosa stavo buttando via.
Era un clarinetto del 1900, che apparteneva a suo zio che lo suonava durante la guerra.
Mi ha ringraziato per aver scelto di controllare proprio quell'involucro.
Gomitoli di lana che stavano diventando maglioni.
Via. Butta via.
Vasi di cristallo. Si sono sollevati e poi sono ricaduti chissà dove.
Via. Butta via.
Lavatrice, frigorifero, forno. Via.
Le porte sono ancora buone, almeno all'apparenza.
Le hanno trovate che galleggiavano dentro la casa. L'acqua le ha sollevate dai cardini,trasformandole in zattere domestiche.
C'è una cuccia di cane in cortile. Ma non si sa da dove arrivi.
Tutta la legna che era stata accatastata dietro casa ora è davanti, sparpagliata ovunque.
Per buttare i mobili occorre svuotarli del contenuto.
Le medicine erano nei pensili più elevati e si sono salvate. Le tazzine sono ancora buone. Già pronte per servire acqua di Bacchiglione. L'acqua è scesa, ma dentro tutti i contenitori non capovolti rimane acqua putrida.
L'impianto elettrico sembra poter essere ripristinato a breve.
C'è un tipo che ci sta lavorando
Qualche ora dopo abbiamo la corrente e possiamo utilizzare l'idropulitrice per pulire pentole e oggetti vari. Una collezione di TEX ben sigillata dentro un sacchetto di plastica, un robot elettrico che era dentro una scatola su uno scaffale alto.
Portiamo tutto al piano di sopra, tutto sparpagliato nelle stanze, tutto il contenuto dei mobili occupa i pavimenti.
Tutto deve prendere aria, tutto puzza di fango, di umido.
Quando la casa è completamente vuota passiamo il getto di acqua all'interno, sui muri e sui pavimenti.
Ammoniaca a cloro per disinfettare.
non ci sono lacrime. Nè per i polli morti, nè per le automobili da buttare.
Ci sono bestemmie, immancabili in Veneto.
Contro il governo e contro la RAI, che si è degnata di venire a fare un servizio solo ieri.
Le fabbriche sono chiuse.
Poco lontano c'è una fattoria dove avevano 40 mucche.
Quando hanno visto l'acuq le bestie sono impazzite ed hanno cominciato a scornarsi tra di loro, impaurite da un fenomeno così insolito e hanno perso il controllo, diventando bestie pericolosissime che solo un trattore riusciva a spostare.
Ci sono tanti dettagli, tante storie.
Tante come ognuno di quelli che si è trovato con la casa nell'acqua, con la madre nel fango.
Eppure, come sempre, si poteva evitare.
Perchè sono anni che i comitati promuovono la relaizzazione di opere iridiche per evitare che quello che è successo nel '51, nel '66, nel '92 e nel '98 si potesse ripetere, più grave che mai.
Acqua più alta che mai.
Ora ci vuole gente, pazienza e coraggio
Per continuare

Thursday, November 4, 2010

Sotto la polvere



Cos'era quel granello. E quell'altro?
Cos'erano tutti questi granelli prima di essere polvere?
Erano la stessa cosa? Come ci sono finiti insieme?
Quale pelle, quale legno, quale fuoco l'ha bruciato, per essere cenere.
Quale suola, quale pietra, quale pane.
Magari un insetto, un pezzo di sale.
Cosa dentro di me, è diventato energia, per trasformare il mio sangue nella mia mano, per staccare polvere da una carezza.
E posarsi qui, in casa mia. Nella mia stanza. Per ritrovarla, intatta.
Depositata sotto altri minuscoli granelli che erano qualcosa che non so.
Niente di mio.
Non c'ero.
Ed è, ancora una carezza, che se la riprende.
Una carezza che spazza un velo morbido, per liberare dal tempo una foto, una lettera, un pacchetto di sigarette.
Fumavo.
Su ognuna delle sigarette c'è scritta una parola.
Le devo comporre insieme, per formare una frase di senso compiuto.
20 sigarette. 20 parole.
Incluso il nome.
Sono scariche elettriche, le storie custodite da una parola, da un oggetto, da un libro.
Se ti capita di andare sugli scaffali alti della tua stanza di ragazzino, se vai in cantina, in soffitta, c'è.
C'è qualcosa, come un incrocio. Due fili che srotolano fino a quando quella cosa è entrata nella tua vita.
Un nastro magnetico, per esempio.
L'immagine all'interno della custodia è un lampo che accende un flash back.
Immediatamente ti ricordi quando, dove e da chi l'hai ricevuto.
Ti ricordi quale canzone, quale voce è incisa su quel nastro.
Ti ricordi lo stereo, i cui la inserivi, e cosa sentivi quando la ascoltavi, chi c'era con te.
Ti ricordi cosa dicevi e un po', quello che eri.
Poi quel nastro, quella cosa, finisce su uno scaffale, in una scatola, dietro un pacco di libri.
Fino ad oggi.
Tu togli quei libri, prendi la scatola, togli la carezza che c'è sopra e prendi in mano un nastro. uno a caso.
E quella cosa, ritorna nella tua vita.
Tu sei un altro, sei quello che ha messo la cassetta ella scatola, e che non ha nemmeno un mangiacassette, per ascoltarla. Sono tutti da qualche parte, pieni di polvere.
Però, il filo della storia di quella cosa, anche se per molto tempo è stata solo un nastro dentro una scatola incontra il filo della storia della tua vita. E si forma un nodo.
La tua vita, probabilmente, non è soltanto quella di un uomo in una scatola.
E' la tua vita.
Quante di quelle cose.
Che magari spostiamo, distrattamente.
Oppure si cuciono alla vita di un altro.
Sono i tasselli del disegno che siamo.
Sono quello che pazientemente aspetta di essere polvere.

Monday, October 25, 2010

Sono un downshifter?




Quasi esattamente un anno fa.
Era il 6 novembre.
Mi trovavo a Scotland Bay, vicino a Chaguaramas, Trinidad e Tobago.
Controllai la posta elettronica e trovai una mail di mio fratello.
Mi invitava a leggere un articolo apparso su ilFattoQuotidiano.
In questi giorni, quasi per caso, mi è capitato in mano il libro in questione, Adesso Basta.
Se non fosse stato un incontro così fortuito, non cedo che sarei andato alla ricerca di quel libro. Un po' per presunzione, visto che io ho già cambiato vita, e un po' per invidia, visto che lui ce l'ha fatta e io no.
Comunque, l'ho letto.
Effettivamente è un buon libro, un manuale per downshifter, con numerosi consigli e un programma ben articolato su come muovere i primi passi nella vita lenta.
Certi passaggi meritavano una riflessione e un approfondimento più lungo di quello che sono riuscito a dedicare, ma mi sono identificato in moltissime delle sue digressioni, nei suoi esempi e nella scelta delle citazioni.
Condivido anche quello che lui considera valore, ovvero il fare, il risparmio come fonte di guadagno, il consumo responsabile e l'utilizzo intelligente delle risorse.
E' tutto parte della mia educazione, famigliare soprattutto.
Anche se l'autore ammette di rivolgersi ad un pubblico giovane e benestante, ho trovato troppo restrittivi gli esempi al capitolo 'Facciamo un po' di conti'.
Le cifre che considera sono fuori dalla media, visto che secondo lui 3500 euro netti al mese sono uno stipendio buono e 5500 euro uno più che buono.
Per me queste cifre sono nella soglia dei ricchi, mentre per lui no.
Quello che lui considera è un tenore di vita prettamente milanese. Cifre d'affitto esose, migliaia di euro spesi per cene e altri vizi che io non considero nemmeno in un budget perchè sono attività talmente estemporanee da rientrare nella voce 'Varie'.
E' chiaro che io e Simone apparteniamo a due target sociali molto differenti, ma nella mia cerchia di amici non conosco nessuno che abbia queste entrate.
(Se c'è qualche amico che mi sta leggendo e rientra in queste cifre, per favore mi inviti a cena)
Quindi il downshifting, ovvero il passaggio a nuova vita, che propone lui è inattuabile.
Secondo i suoi conti uno dovrebbe riuscire ad accumulare qualcosa come 400mila euro liquidi, almeno, in una dozzina d'anni, facendo qualche sacrificio e con qualche accorgimento.
Innanzitutto uno che vuole cambiare vita, già per il fatto che lo sta pensando non è disposto a tener duro altri 12 anni, e poi sono troppo pochi i casi in cui si riesce ad accumulare tali risorse.
Quindi, in base alla mia esperienza, i casi sono altri.
Arrangiarsi, trovare lavori alternativi, fare l'istruttore di vela, non è così semplice come dice.
A mio avviso Simone è uno bravo. Uno che sa scrivere, che ha fatto un lavoro manageriale ad alti livelli e quindi ora sa come fare il manager di sè stesso in maniera proficua e anche redditizia.
Insomma, dalla parte di chi può dire 'ho cambiato' invece di 'cambierò vita', mi sento di ribadire che la strada e dura, faticosa. Il prezzo da pagare per la libertà è alto.
Del resto lo scrive anche Simone "questa per la libertà non è una scampagnata per buontemponi. E' una guerra"
Bene, ora che io sono in guerra, vi dico che partire per il fronte è l'unico modo per sentire il gusto della libertà ma che occorre avere buone armi e molta forza.
Io mi trovo un po' a corto di munizioni, al momento, ma sono convinto della ciclicità, dell'alternarsi dei ritmi.
Quindi, ringrazio Simone per i suoi preziosi consigli, suggerisco comunque di leggere il libro, ma vorrei dare voce a tutto un sottobosco di gente che condivide la scelta, ma si affaccia a tutt'altra realtà.
Ci accomuna il passione per la scrittura, la navigazione, la buona cucina, fatta e mangiata, la passione per i viaggi, ma la sostanziale differenza tra il mio cambio vita e il suo sta nel piano: il suo è un progetto meditato a lungo, costruito piano piano, meno impulsivo e un po' calcolato. Una sorta di salto con paracadute, che sicuramente fa meno male.
Io ho tagliato i ponti col mondo per imbarcarmi e viaggiare, senza preoccuparmi troppo del futuro, che è il mio attuale presente.
Sono due scelte diverse, fatte su basi diverse e da persone diverse.
In questo senso non so se potermi considerare un downshifter a pieno titolo.
Tra qualche mese, quando avrò ricomposto un po' di pezzi, magari sarò in grado di scrivere il mio 'Ho detto Basta', un manuale per cambiare vita per impazienti e disoccupati.

Cercasi sponsor

Sono in cerca di uno sponsor che voglia aiutarmi a diffondere il libro ACQUA. Un viaggio.
Al momento il libro è realizzato in selfpublishing tramite il sito ilmiolibro.it
Stampando 500 copie il costo di produzione si ridurrebbe notevolmente.
Il libro potrebbe essere un ottimo regalo aziendale natalizio.
Scrivetemi per maggior informazioni.
mail[at]dariosorgato.it

Friday, October 8, 2010

RESPIRO SENZA TEMPO - Doppio reading a Padova


disegno di Mattia Spatti

Sabato 30 ottobre 2010 - ore 20

circolo ARCI
Via della Paglia, 2 zona Specola - Torresino (centro storico)
Padova, Italia

Anna Piovan e Dario Sorgato in un doppio reading letterario con accompagnamento acustico
Open MIC per chi lo desidera
Durante la serata verranno proiettate le foto scattate da Caterina Tabarelli


Wednesday, October 6, 2010

Notte Jazz

Avrei tante cose da dire.
Disse al suo amico.
Ma ho paura.
DI cosa?
Gli chiese.
Di tutto quello che non so. Di quello che non so essere, che non so fare.
Non riesco a concepire la stabilità. La vita costante.
Non sono mai stato costante.
Continua questa musica, questo sax. Il contrabbasso scandisce il ritmo.
Una breve rullata di tamburi. Leggera.
Ancora il sax, che riempie questa stanza fredda.
Me lo dici, cosa devo fare?
Come si fa a non sentirsi estranei, in questo mondo che non sappiamo vivere.
Che non sappiamo abitare.
In questa mente, così diversa.
Che cosa devo essere, per sapere tutto quello che mi serve.
E per non essere niente.
Tu, le vedi queste parole? Le vedi dentro di te?
Tu, la vedi la sinfonia che ti trasmettono?
Perchè non posso vivere di questo, io?
Non ci comanda nessuno. A noi.
Ma non l'abbiamo ancora capito.
Credono solo che siamo pazzi.