VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
--------------------------------------

Tuesday, January 31, 2012

ORA

Ora :
Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv
dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora

dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema
dicono che è vero che c'è solo un modo per risolvere un problema
dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora

non c'è montagna più alta di quella che non scalerò
non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora

dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando
dicono che è vero che noi siamo fermi è il panorama che si sta muovendo
dicono che è vero che per ogni slancio tornerà una mortificazione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non falro più, ora

non c'è montagna più alta di quella che non scalerò
non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora
ora
ora...

Di Lorenzo JOvanotti Cherubini

Sunday, September 11, 2011

La Motagna del Diavolo














Mi piacciono le cose vecchie. Gli edifici abbandonati. Mi piace la ruggine, il legno marcio, le foglie secche, l’acqua sporca, le catene, i lucchetti di cui non si trova più la chiave, i cancelli chiusi con l’erba cresciuta attorno, i sentieri con le buche.
Credo sia una delle ragioni per cui mi piace Berlino. CI sono molti edifici vecchi, ciminiere che non fumano, mattoni rossi ricoperti di graffiti. Nell’ordine della città ci sono ancora molti spazi rotti. Alcuni vengono riutilizzati temporaneamente, occupati, fatti rivivere in attesa di una nuova destinazione d’uso. Altri si fanno conquistare dal tempo, dal freddo, dal silenzio e da qualche incursione illegale.
Tempo fa volevo andare a vedere il luna park abbandonato di Planterwald, per vedere i dinosauri,  la ruota panoramica ferma, le giostre che non fanno divertire. Ma proprio quel giorno era aperto al pubblico e non vi avrei trovato quel fascino dell’abbandono che solo la solitudine amplifica. Avrei visto quello che io volevo penetrare da vicino, toccare. Volevo essere lì, dentro le storie silenziose che la meccanica ferma, il metallo ruggine non si degnano di raccontare ad un pubblico troppo numeroso. Non entrai.
Oggi, stimolato dalla bella giornata, ho deciso di fare il mio secondo tentativo di illegalità. Destinazione Teufelsberg, la Montagna del Diavolo. E’ la collina più alta di Berlino, 80 metri sopra la piana di Brandeburgo. Incredibile ma vero, è un monticello artificiale, realizzato accumulando le macerie della distruzione della Seconda Guerra Mondiale, 120 mila metri cubi di pietre, mattoni e polvere. Sotto le macerie c’è una vecchia scuola nazista che le bombe non riuscirono a distruggere, per cui si decise di seppellirla.
Negli anni ’60 l’Agenzia di Sicurezza Nazionale degli Stati uniti costruì la più grande stazione di ascolto proprio sulla cima di questa collina. Da allora le storie di spionaggio, di tunnel sotterranei e le leggende più o meno vere del periodo della Guerra Fredda, hanno consolidato l’alone di mistero che si espande intorno a questa costruzione tanto singolare.
Come dicevo, avrei voluto entrare scavalcando qualche rete, magari strappandomi i jeans, graffiandomi la faccia su un chiodo sporgente. Avrei voluto scappare inseguito da cani rabbiosi e rimanere appollaiato su un albero fino a quando un poliziotto tedesco mi avrebbe invitato a scendere per portarmi alla Centrale di Polizia o per farmi una multa.
Niente di tutto questo. Nonostante la piacevole  solitaria passeggiata nella Foresta Verde, poco prima di arrivare in cima, ho cominciato a vedere auto parcheggiate e coppiette di fidanzati in  ciabattine che si godevano il fresco dell’ombra degli alberi di una delle poche giornate con oltre 25 gradi dell’ intera estate.
In effetti non appena ho avvistato il primo edificio, chiaramente abbandonato, ho visto una fila di gente che firmava un foglio. Ho cercato di fare l’illegale almeno con la coda, ma niente da fare: sgamato subito.
Mi sono messo in attesa e dopo pochi minuti ero sulla cima della tanto spaventosa montagna, circondato da vecchietti e ragazzini che approfittavano della giornata nazionale (o cittadina ?) dei monumenti aperti, per visistarne uno che di solito non si può vedere se non da lontano.
Tuttavia l’edificio è piuttosto grande e all’ interno la gente di sparpagliava al punto che in molti casi mi sono trovato solo.
Solo tra muri, avvolto nell’odore pungente di vernice a spruzzo di graffiti disegnati di fresco.
Solo, con i piedi sul ciglio di un pavimento a strapiombo sulle tavole spezzate, i mattoni spaccati, sul tetto metallico con una grossa scritta bianca.
I visitatori che incrociavo non mi disturbavano più. Era tutto mite, calmo.
Forse anche gli altri, come me, si sono fatti prendere dalla suggestione di scale scure, avvolte nell’ombra, vetri che scricchiolano sotto le scarpe, qualche angolo che emana puzzo di piscio. Polvere sulle cose, sui pavimenti. I muri sembravano incastrarsi in uno strano gioco magico. Le pareti verticali esterne, completamente inesistenti, aprono lo sguardo su tutta la città . 360 gradi di visuale, e sempre, comunque, una grossa palla bianca catalizza l’ attenzione. Tre grosse palle bianche sovrastano l’intera struttura. Una più piccola si inserisce sull’orizzonte.
Mi sono seduto su un alto muro. Guardavo i graffiti prendere forma, ricoprire quelli precedenti con nuovo colore e nuova arte. Parole che non capivo. Non ce n’era nessuna, nemmeno per me. Non avevo pensieri definiti, precisi. Ero piccolo. Nascosto. Ero una minuscola particella di colore, posata solo per qualche istante.
Ero temporaneamente fissato su una mattonella all’ombra, circondato dal perimetro di un quadro di luce disegnato da un sole diafano, caldo ma lontano.
Ero attaccato ai corrimani inchiodati nel buio, e salivo scale di cemento, mentre mi arrivavano le voci di uno spettacolo di teatro.
In quel momento mi sono resto conto che se fossi stato illegale, non ci sarebbe stato nessuno. Forse nemmeno avrei avuto modo di confrontare le proporzioni, di farmi cospargere la lingua di vernice gialla.
Forse non avrei nemmeno ascoltato quel saxofono lucente, il suo suono forte, l’eco tonante dentro la palla più alta. Il violino stridente.
Dentro quella palla bianca era buio. C’erano solo le note di una musica che non era canzone. Era solo il suono. Tutti i suoi viaggi geometrici dentro la palla. Ho provato a contare quante volte poteva rimbalzare, prima di arrivare, più o meno forte, alle mie orecchie. Sono quasi riuscito a vederlo, quel lungo soffio, mentre rimbalzava su quei triangoli strani, prima di morire, tra la polvere e il vetro, o dentro di me.
Ora piove, c’è una regola matematica che dice che a Berlino, dopo una giornata di oltre 25 gradi, c’è il temporale. Matematica, non si sbaglia. Mai.
Ora c’è il temporale. Uno estivo, stupendo e fresco, come quelli della mia campagna. Vorrei poter vedere quegli stracci pedenti grondare gocce d’acqua. Intravedere le forme soltanto per la frazione di  secondo di un lampo. Sarebbe tutto spettrale, nero e tremendamente bianco. Vorrei sentire il suono della pioggia dentro la palla. Vorrei sentire il suono di un tuono, dentro la palla. Vorrei vederlo saettare come le note di un saxofno e farlo morire, anche quello, dentro di me.
Se dovessi scegliere, di nuovo, quando essere illegale, vorrei poter essere lassù, sulla torre che sovrasta la macerie della Montagna del Diavolo. Lì, aspetterei il temporale. Da solo, o con te.

Saturday, August 20, 2011

Una città d'estate



















Camminavo.
Percorrevo il flusso di altri.
Camminavo veloce
Volevo sentire se ne ero capace.
Volevo assaporare una nuova velocità.
Ed ho sentito la forte voglia di fare una pedalata.
Una corsa tra la gente
e le auto
E gli alberi, e i tombini
di questa città.
Volevo provare a prendere istanti più brevi
la faccia di una donna con il rossetto rosso
le calze dal ginocchio in giù
il berretto bianco di un rapper nero
con la musica nera e le cuffie bianche
i jeans attillati di un uomo alto
la cravatta disegnata sopra la maglietta
le scarpe che non fanno rumore
Volevo vedere come sono le cose quando corri
se ne appaiono di nuove
In questa città
Che come altre e come nessuna
vive d'estate.
Respira
E soffia
Ed è-
E' un colore del cielo leggero
sopra un ponte che mi ricorda sydney
e un pezzo di oceano
E' un lampione, il terzo a sinistra,
dove ho vissuto minuti d'amore
Un cortile grande e mezze colline
amici e storie e la traiettoria di un volo
Una storia non tua
dove devi soltanto recitare la tua parte
e prendere, e andare
Provo a pensare ad altre città
A quello che dicono
A come si  muovono
Provo a viaggiare in alcune di queste
e ritrovarmi all'improvviso
un po' più lontano dell' ultima volta che ho sentito di di esserci

Friday, June 10, 2011

Vuoi farmi un singolare regalo di compleanno? Ecco come puoi fare

Mi trovo a Berlino.
Il 13 giugno compio 33 anni.
Lasciamo perdere Gesù, la bellezza del numero, e le riflessioni da mezzo cammin di vita (Spero di essere ad un terzo, alla faccia del Poeta)
Penso che ti sarà difficile farmi un regalo, uno dei classici regali, sia esso un libro, un biglietto per un concerto, ma se vuoi farmi degli auguri davvero importanti ti suggerisco una possibilità
Purtroppo non riuscirò a tornare in Italia a votare per il referendum del 12 e 13 giugno. Mi sono informato per votare dalla Germania, ma non c'è stato verso. (in ogni caso, guarda qua che fine hanno fatto i voti degli Italiani all'Estero). Unica soluzione il rientro. (In Estonia si vota con internet. Ripeto: ESTONIA)
Quindi se vuoi puoi convincere qualcuno a votare, non per me, ma per l'Italia che è anche mia.
Hai una nonna in sedia a rotelle? oppure uno zio recidivo che non crede nel valore di questo voto? una cuginetta diciottenne che non ha capito che con questo voto si gioca un bel pezzo del suo futuro?
Prova a convincere un amico, un parente, un conoscente. Qualcuno.
Ognuno dovrebbe votare per se stesso e per i propri valori, ma se così non fosse, prova a convincere l'anziano a consegnare un'Italia migliore ai figli e nipoti. Il giovane a credere che possiamo ancora fare qualcosa con quelle 4 croci
Come nel 1987 anche oggi possiamo scegliere. E non solo per il Nucleare, non solo per l'Acqua.
Forse potrei apparire ipocrita, perchè a qualcuno potrebbe sembrare che non c'è differenza tra rinunciare ad un'ora di spiaggia e prendere un aereo Berlino-Venezia. 
Per chi mi conosce questa differenza c'è.
Per chi vuole augurarmi anni migliori questo è uno dei modi più graditi.
Accompagna tuo nonno, tua sorella o tua madre al seggio.
Vai tu stesso se pensavi di non farlo.
E fammelo sapere, seppure con la segretezza che al voto si deve.




Sunday, May 29, 2011

Abandoned

Letteralmente: abbandonato.
Ma non è la stessa cosa.
Abandoned.
Perso, disorientato, sconfitto, sopraffatto, scosso.
Cerco risposte tra una pagina e l'altra, inconcludente.
Appeso tra un film e un mause.
Aspettando che compaia un numero primo.
Galleggio.
Galleggio alla deriva senza nemmeno agitarmi.
Mi lascio bruciare la pelle sopra questo pezzo di legno secco.
Pungente e ruvido.
Non cerco salvezza.
Sono invisibile sull'orizzonte degli altri
e non trovo il mio.
Non trovo nemmeno giostre abbandonate
una vecchia ruota panoramica
per sedermi e sperare che cominci a giare.
Vecchi dinosauri rotti
senza suono.
Non ho visto niente
non ho sentito.
Non so se ho davvero vissuto
Non so che nome dare al pianto
Non fa nemmeno pià male.
Sono vuoto
e lontano.
Non so dirmi che fare
chi essere
dove andare
Pietra rovente di un giorno d'estate
Proteggo un fiore che nessuno conosce.

Wednesday, May 4, 2011

UN ANNO IN OTTO ORE: Recente recensione su IL REPORTER







Dopo la recente di Paola Annoni su LIBRI DI VIAGGIO
Oggi 4 Maggio su IL REPORTER - raccontare oltre il confine è stata pubblicata una recensione a  UN ANNO IN OTTO ORE, di Anna Maria Colonna.
Una ventata di freschezza a due libri che ora si possono acquistare via internet in formato digitale.

Tuesday, April 19, 2011

Primavera Berlinese


Ho sempre fatto un po' di fatica a capire di che pasta sono fatto.
Un marinaio lo sa. E' fatto di pesce. Di mare.
Un montanaro lo sa. E' fatto di montagne.
E io?
Non mi ero accorto di quanto fossi fatto di Primavera.
Mi è mancata. Mi manca.
Dopo tre anni senza Primavera sento che non ho negli occhi il verde intenso.
Non ho esplosioni di rosa, di rosso, di bianco e giallo.
Timidamente si affaccia qui, in questa città.
I fiori crescono, con il timore di doversi chiudere per un ritorno d'Inverno.
Le foglie crescono, piano.
Mi manca un'altra Primavera, che ho visto in qualche foto scattata in giardino.
Mi manca la sua violenza di mezza stagione.
Il tepore, la leggerezza, la nuova vita.
Osservo immutate stagioni su un disegno fuori dalla finestra.,
Non ho mare, nè orizzonti oltre le bianche cornici delle mie finestre.
Non ho stagioni.
Non ho nemmeno il grigiore di un'altra parete.
Posso immaginare tutti i mondi che comunque non vedo.

Thursday, April 7, 2011

I miei libri sono ora digitali

Dopo la rinfrescata della recenesione su libridiviaggio.it 
TEMPO LENTO è  ora disponibile in fomrato EBOOK a soli 4 EURO.
(Con l'occasione anche UN ANNO IN OTTO ORE può essere acquistato in formato digitale)
Paghi con paypal 
dopo pochi minuti hai il libro sul tuo pc, da leggere su Tablet o stampare.
Le ultime copie cartacee saranno prossimamente all'asta su EBAY.

Saturday, March 19, 2011

25 MARZO. Un giorno di silenzio.| A day of silence

Ho lanciato una proposta su Facebook, ma sarebbe bello che il giorno di silenzio si estendesse anche fuori dai Social Network.

I made a proposal on Facebook, but it would be nice if the day of silence would be also out of the Social Network

Lo tsunami e il terremoto in Giappone, la guerra in LIbia, le rivolte in Egitto, Tunisia e gli altri paesi Nordafricani. I barconi della speranza che approdano a Lampedusa, quelli che affondano.
Guerre, morti, catastrofi naturali.
Ci sono, ci saranno.
Nelle ultime settimane si sono accavallati eventi di importanza planetaria con una vicinanza temporale inconsueta e notevole dispendio di vite umane.
E noi?
Noi continuiamo le nostre vite. A noi non è ancora successo niente.
NOI CONTINUIAMO A SEGNALARE QUALCHE VIDEO SU FACEBOOK, A SCRIVERE QUALCHE RACCAPRICCIANTE COMMENTO SUL TEMPO E A GIOIRE PER L'ARRIVO DELLA PRIMAVERA.
Noi che ancora abbiamo l'elettricità, internet, cibo, tempo, possiamo permetterci di scrivere parole che potrebbero essere scritte domani, uguali. O mai. Non cambierebbe niente.
Il 25 MARZO dimostra a te stesso e agli altri che non sei indifferente.
Fermati e rifletti. Dedica il tempo che trascorreresti su Facebook per fare una qualcosa per gli il mondo in cui vivi.
In silenzio.
Usa questa potentissima arma per diffondere un pensiero, per chi vuoi, come vuoi, ma senza nessuna parola, nessun commento, nessuna canzone. Per un giorno, senza alcuna stronzata.



The tsunami and the earthquake in Japan, the war in Libya, the riots in Egypt, Tunisia and other North African Countries. The boats going to Lampedusa, the ones that sink.
Wars, natural disasters.
There are, there will be.
In recent weeks events of global importance and unusual proximity in time are consuming lives.
What about us?
We continue our lives. It didn't happend to us yet.
WE CONTINUE TO POST SOME VIDEOS ON FACEBOOK, TO WRITE CREEPY COMMENTS ABOUT THE WEATHER AND ENJOY THE UPCOMING SPRING.
We still have electricity, internet, food, time, we can afford to write words that be written tomorrow, the same. Or Never. Nothing would change.
The 15th of March show to yourself and to others that you are not indifferent.
Stop and think. Spend the time you would spend on Facebook to do something for the world you live.
In silence.
Use this powerful weapon to spread a thought for who you want, how you want, but with no words, no comments, no songs. For one day, with no bullshit.
I hope you will share and participate.

Tuesday, March 1, 2011

La strana notte di un italiano a Berlino.| The strange night of an Italian in Berlin


Chi mi conosce lo sa. Mi addormento sui mezzi pubblici. 
E' successo, succcede, succederà.
Mi addormentavo sul tram 23 al mattino. Lo prendevo per andare a lavorare, ero in ritardo, ma riuscivo ad addormentarmi e svegliarmi al capolinea, dietro il duomo di Milano, 4 fermate oltre quella a cui sarei dovuto scendere. Quindi aspettavo che il tram ripartisse e tornavo indietro, per poi entrare in studio con mezz'ora di ritardo anzichè i giustificabili 10 minuti.
Mi sono addormentato due (o tre?) volte sulla linea due della metropolitana, direzione Cologno. 
La mia fermata era Udine. Avevo trascorso la serata sui Navigli, in entrambi i casi. Quindi avevo preso la metropolitana a Porta Genova, ovvero una dozzina di fermate da Udine. A mezzanotte il treno è spesso quasi vuoto e quindi ci sono posti a sedere. Purtroppo. Dodici fermate, un paio di birre, la stanchezza, il posto a sedere, il tepore del treno nelle notti d'inverno. E' praticamente impossibile non addormentarsi.
Il risveglio a Cologno Nord era terribile.
Rendersi conto di essere in periferia di Milano, nel cuore della notte e di essere sull'ultimo treno è una sensazione più spiazzante di aprire il portafoglio e trovarlo vuoto.
Ma in entrambi i casi me la sono cavata con l'autostop, di cui uno dei due con un tipo con la gamba di legno che mi ha costretto a fargli fare 5 euro di benzina.
Alla lista dei mezzi su cui addormentarsi posso aggiungere gli aerei, ma per quelli non c’è probelma nè rischio e i treni.
Sono sceso a Milano Centrale anzichè a Lamrbate innumerevoli volte, ma si tratta solo di cambiare percorso metropolitano, ma sono anche sceso a Venezia Mestre anzichè a Padova.
Ma veniamo a Berlino.
Serata con amici, dalla parte opposta della città.
Chiacchere, cibo, un paio di bicchieri di vino.
Alle spalle un duro pomeriggio di lavoro in un ristorante, per cui ero già stanco appena arrivato.
A mezzanotte decido che è ora di andare, per non rischiare di perdere l'ultimo treno.
Saluto tutti, mi metto berretto, sciarpa e guanti e mi incammino verso la metropolitana. Due fermate verso sud per poi cambiare e prendere il treno che fa tutta la circovallazione, detta RING. Da Neuköln a Schönhauser Allee saranno circa 8 fermate, con cambio intermedio a treptower Park. Fino al cambio tutto ok.
Scendo, salgo sul treno di fronte al mio e commetto l'imperdonabile errore di sedermi.
Già. Mi sono addormentato.
Mi sveglio di soprassalto sapendo benissimo di aver mancato la mia fermata, scendo al volo e mi dirigo verso una coppietta che si sbacciucchiava per chiedere dove sono e come fare per tornare a casa.
Loro mi guardano e mi dicono
- dovevi prendere il treno che è appena partito (quello da cui ero sceso).
Poi ci ripensano e dicono,
-ma puoi prendere anche questo, è uguale, tanto sei dalla parte opposta.
Arriva il treno e il tipo mi fa vedere sulla cartina dove sono e dove devo andare.
I due punti sono diametralmente opposti.
Mi siedo e mi metto l'animo in pace. Sicuramente non mi riaddormenterò, sono troppo incazzato con me stesso.
Mentre i nomi delle fermate si susseguono sul display del treno mi rendo conto che il treno fermerà una stazione prima di quella vicino a casa mia e con ogni probabilità non ce ne saranno altri che continuano la corsa.
Infatti e così. Arrivo a Gesundbrunnen che è più o meno come essere a Cologno e mi avvio a piedi. Chiedo informazioni a un passante che mi rassicura sulla direzione corretta.
Sono l'unico essere vivente che cammina. 
C'è un silenzio incredibile, non sembra nemmeno di essere in una metropoli.
La luce è invernale. La notte fondissima.
Fortunatamente la mia abitazione è quasi a metà tra le due stazioni quindi la camminata si risolve in una ventina di minuti. Riconosco il ponte pedonale e dopo averlo attraversato sono praticamente a casa.
Sono quasi le 3.
Ora, premiil pulsante Rewind e rivedi tutta questa storia aggiungendo un particolare non di poco conto.
Un tappeto arrotolato che mi ha regalato il mio amico Jonathan.
Me lo sono portato sulla spalla per tutto il tempo.
Ce l'avevo accanto mentre dormivo, ce l'avevo mentre chiedevo informazioni per il cambio di treno e mentre chiedevo informazioni alla coppietta sbacciucchiante dopo il risveglio.
Ce l'aveo mentre camminavo solo, nella notte, sul ciglio di una strada.
Ma se qualcuno mi ha visto, dalla finestra di casa non potrebbe mnai immaginare che quello ero io, italiano, con i baffi (si ho i baffi, presto saprete perchè) e che camminavo verso casa perchè mi ero addormentato sul treno.
Se almeno fosse stato un tappeto volante...




The strannge night of an Italian in Berlin

Anyone who knows me knows that. I fall asleep on public transport. It happned, it happens, it will happen. I used to fall asleep on the tram 23 in the morning. I took it to go to work, I was late, but I could fall asleep and wake up at the terminal, behind the Duomo di Milano, 4 stops after the one that I had to hop off. So I waited for the tram to depart and return back, and then enter the studio half an hour late instead of 10 minutes justifiable. I fell asleep two (or three?) times on the subway line, direction Cologno. My stop was Udine. I spent the evening on the Navigli, in both cases. So I took the subway to Porta Genova, a dozen stops from Udine. At midnight the train is often nearly empty, and then there are availableseats. Unfortunately. Twelve stops, a couple of beers, tireness, the seating, the warmth of the train on winter nights. It 'a almost impossible not to fall asleep. The awakening was terrible in Cologno Nord. To realize that you are in the suburbs of Milan, in the middle of the night and you just exit the last train is a more unsettling feeling to open your wallet and find it empty. But in both cases I got a hitch, one of the two with a guy with the wooden leg that forced me to make him € 5 of petrol. To the list of  transports on which to fall asleep I add airplanes but for those there is no problems nor risk and trains. I got off at Milano Centrale instead Lamrbate countless times, but it is just about changing subway paths tor each the final destination but I also went to Venice Mestre instead of Padua. But we come to Berlin. Evening with friends, on the other side of the city. Chatter, food, a couple of glasses of wine. Behind a tough afternoon's work in a restaurant, so I was already tired just arrived. At midnight, I decide it's time to go,  not to miss the last train. I say goodbye, I wear cap, scarf and gloves and walk to the subway. Two stops south to then change and take the train that makes all the RING. Schönhauser Allee is about 8 stops from Neuköln (maybe less), with changing at Treptow Park. Until that cconnection everything ok. I get down, get on the train in front of me and I commit the unforgivable mistake of sitting down. Yeah. I fell asleep. I suddenly wake up knowing full well that I have missed my stop, I get off the train and head for a canoodling  couple to ask where we are and how to get home.
They look at me and tell me - you should have taken the train has just left (the one from which I came). Then they look back and say, -But you can take this too, is the same, so you're on the opposite side. The train arrives and the guy shows me the on the map where we are and where to go. The two points are diametrically opposed. I sit. Certainly I will not fall asleep, I am too angry with myself. While the names of the stops appear one after another on the display of the wagon, I realize that the train will stop before the station near my house and most likely there will be no others which will continue the trip. Indeed. I get to Gesundbrunnen which is more or less like being in Cologno and I start walking. I ask information  to a guy that reassures me about the correct direction.I am the only living being who walks. There is an incredible silence, Ir does not even seem to be in a big city. The light is winterlike. The night very deep Luckily my house is almost midway between the two stations and then the walk ends in about twenty minutes. I recognize the pedestrian bridge and after crossing it I am almost home. It's almost 3 o'clock. Now, push the Rewind button and review the whole story adding a significant detailA rolled-up carpet that  my friend Jonathan gave me. it was on my shoulder all the time. I had it close while I slept, I had it when I asked for information at the connection station and  when I asked t information at the cuddling couple. I had it while walking.alone at night, on a roadside. But if someone saw me from the window of the house could not imagine that was me, Italian, with a mustache (I have a mustache, soon you'll know why) and walked home because I had fallen asleep on the train.
If at least it was a flying carpet ...