VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
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Tuesday, February 15, 2011

HOME

Berlin. There is no longer a clear distinction between east and west. It is not visible. If you do not know in which district you are you couldn't tell if it was east or west. Indeed.There is an area of the old East Berlin is now one of the most modern and chic. It was almost completely renovated and in many streets they are still renovating old buildings. Many streets are a series of fashion shops and restaurants with fine interioris. Italian restaurants and wine bars, Sushi places and China Box.
I'm talking about Prenzlauer Berg, the most striking result of gentrification in Berlin. The road, a perpendicular side street of Schönhauser Allee at the altitude of the homonymous metro station U2.
I started to walk it and began the countdown, guessing which side would the number be. Yeah. Here is how it works, the street numbers start at one side of the road and arrive in sequential order down the street and then make a U-turn and continue the numbering.
50 .... beautiful new buildings here, 49, 48, 47 yellow, 46 pink, 45 white, 44, really neice here, 43. Forty three. Ultradatate decrepit wall full of posters, there's no intercom, the door is always open. (Coming soon on google street view the exact coordinates for unbelievers). Door at the end of the courtyard, second floor. Home.
Very typical Berlin apartment in Berlin typical building.
Entrance, corridor
The floor is wood. Painted in white, but many years ago, is obvious.
The central lamps is missing. Shoe rack, mirror, map of the world.
Kitchen.
The floor is wood. Painted in white, but many years ago, is still obvious.
Shiny yellow paint over the wallpaper.
There's everything you need. Sink, washing machine, fridge, table, dishes, cutlery.
Gas stove with gas oven that serves as heating when necessary.
Bathroom.
Width 150 cm.
Bright blue walls,  paint over the wallpaper. 
Little sink, tiolet and behind the shower with a window overlooking the courtyard. Ops. Slit overlooking the courtyard.
Gas stove that lights up with the noisy maneuvers of a bomber. There's everything you need.
Ops. The bidet?
Um ... no. It is well known. It is typically Italian. or at least Latin. In the north there is not. Never. In any case, there would have been room for it.
(I suspect that someone is doing laundry in this moment, I inexplicably feel arm vibrations).
Most likely, the house was built without a bathroom, since all the pipes are exposed and then I know that the houses of the old East Berlin were without private bathrooms. So it's a luxury that there is one
Working Room
Red floor, white walls. Large table, library.
And...aaaaaaaaaaand.... .... coal stove.
Yes, there is a huge tiled stove that runs on coal.
Every day, or every timeit goes off, I have to put paper, wood and coal and start it. After 2 or 3 hours it starts to emanate some heat Consequently, it cools very slowly and still radiate heat several hours after the last ember was extinguished.
The coal is delivered to your home or you can buy in stores in packs of several dozen kilos. The pieces of coal that make up all these packages are regularly shaped, almost rectangular 5x5x20 cm. Each time you should check that everything is in place, we must empty the ashtray, and so on, like old times.
Thermostat? What is that?
Ah, I also have a small electric heater.
Bedroom.
Huge creaky wooden floor (creaky is not a color)
Ikea futon type bed, wardrobe, armchair, gas stove like the one in the bathroom but not working, I suppose, because I was not tought how to operate it.
 Mini Hi-Fi compact.
 Cart TV with DVD player.
The heating system consists of an electric blanket that I switch on a few minutes before going to bed.
End of the rooms.
The hot water shower, bathroom sink and kitchen sink is instantaneous, with a gas boiler a bit '.. just a little bit ... noisy.
Every time I wash a glass and  I jump back and calm down.
Ah, yes. I always forget about the lion (said in venetian dialect)
But winter is ending, mmmmmm ....
So now that I've also fixed the internet connection that I share with a neighbor, now that I bought a pair of lamps at the flea market to better illuminate the darkest corners, now that I have lit candles to warm up the atmosphere waiting the temperature to raise.I'm home. I insert a new block of coal, put a red kettle on the fire  and I prepare a herbal tea, to sip listening to hot flames, steps on the flat above. I open the window, cold night. It smells of coal. It is in the streets, you can smell the time in a city that has made of it a strange and unique game.

CASA

Berlino. Non c'è più una chiara distinzione tra est e ovest. Non si nota. Se non sai in che quartiere sei non sapresti dire se era est o ovest. Anzi. C'è una zona della vecchia Berlino Est che ora è uan delle più moderne  e chic. E' stata quasi completamente rimessa e nuovo e i lavori di ristrutturazione dei vecchi palazzi continuano in tutte le vie. Le più commerciali sono una successione di negozi di moda e ristoranti dagli interni curati e raffinati. Trattorie italiane e wine bars, Sushi Restaurants e China Box.
Sto parlando di Prenzlauer Berg, il risultato più eclatante della gentrification berlinese.
La via, una laterale di Schönhauser Alle proprio all'altezza dell'omonima fermata della metropolitana U2.
La imbocco e comincio il conto alla rovescia, indovinando se il numero che cerco sarà a destra o sinistra.
Già. Qui funziona così; i numeri civici partono da un lato della strada in successione crescente e arrivano in fondo alla via per poi fare inversione ad U e continuare la numerazione.
....50, che bei palazzi nuovi qui, 49, 48, 47, giallo, 46, rosa, 45, bianco, 44, che bello qui, 43.
Quaranta tre.
Muro decrepito pieno di affissioni ultradatate, non c'è il citofono, la porta è sempre aperta.
(Prossimamente su google street view le coordinate esatte per gli increduli).
Porta in fondo al cortile, secondo piano.
Casa.
Tipicissimo appartamento berlinese in palazzo berlinese.
Ingresso. 
Il pavimento è di legno. E' stato verniciato di bianco, ma molti anni fa, è evidente.
Manca la lampadina centrale. Scarpiera, specchio, planisfero.
Cucina.
Il pavimento è di legno. E' stato verniciato di bianco, ma molti anni fa, è sempre evidente.
Pareti giallo intenso, con pittura data sulla carta da parati.
C'è tutto quello che serve.
Lavello, lavatrice, frigo, tavolo, stoviglie, posate, pentole. Cucinotto a gas con forno a gas che all'occorrenza funge da riscaldamento.
Bagno.
Larghezza 150 cm. Pareti azzurro acceso, con pittura data sulla carta da parati.
Lavandino mignon, tazza, e dietro la tazza la doccia con finestra sul cortile. Ops. Ferritoia sul cortile.
Stufa a gas che si accende con delle rumorose manovre da bombarolo.
C'è tutto quello che serve.
Ops.
Il bidet?
Ehm...non c'è. Si sa. E' tipicamente italiano. o quantomeno latino. Al nord non c'è. Mai.
In ogni caso non ci sarebbe stato.
(ho il sospetto che qualcuno stia facendo la lavatrice in questo momento, mi vibra inspiegabilmente un braccio).
Con ogni probabilità la casa è nata senza bagno, visto che tutte le tubature sono a vista e poi lo so che le case della vecchia Berlino Est erano senza bagno privato.
Quindi è un lusso che ci sia.
Stanza 'ufficio'
Pavimento rosso, pareti bianche.
Tavolo grande, libreria.
E...e.....
stufa a carbone.
Ebbene si, c'è un enorme stufa rivestita di mattonelle che funziona con il carbone.
Ogni giorno, o ogni volta che si spegne, bisogna mettere carta, legna e carbone e farla partire.
Dopo 2 o3 ore comincia ad emanare un po' di calore. Di conseguenza si raffredda molto lentamente e continua d emanare calore anche molte ore dopo che si è estinto l'ultimo tizzone.
Il carbone viene fornito a casa o si compra nei negozi in pacchi di qualche decina di chili. I pezzi di carbone che compongono questi pacchi sono tutti di forma regolare, quasi dei parallelepipedi di 5x5x20 cm circa.
Ogni tanto bisogna controllare che tutto sia a posto, bisogna svuotare il cassetto della cenere, e così via, come ai vecchi tempi.
Altro che termostato.
Ah, ho anche un piccolo termosifone elettrico.
Stanza da letto.
Enorme
Pavimento in legno scricchiolante (non è un colore)
Letto tipo futon Ikea, armadio, potrona, stufa a gas tipo quella in bagno ma non funzionante, suppongo, visto che non me ne è stato illustrato il funzionamento.
Mini sistema Hi-Fi compatto.
Carrello Tv con DVD player.
Il riscaldamento consiste in una coperta elettrica che accendo qualche minuto prima di coricarmi.
Fine delle stanze.
L'acqua calda per doccia, lavandino e lavello è istantanea, con una caldaia a gas un po'...solo un po'...rumorosa.
Ogni volta che lavo un bicchiere faccio un balzo indietro e poi mi tranquillizzo.
Ah, già. me desmentego sempre del leon.

Ma l'inverno volge al termine, seeeeeeee....
E quindi ora che ho anche sistemato la connessione ad internet che condivido con il vicino di casa, ora che ho comprato un paio di lampade al mercato delle pulci per illuminare meglio gli angoli più tetri, ora che ho acceso delle candele per scaldare l'atmosfera in attesa che si riscaldi anche la temperatura,. sono a casa.
Inserisco un nuovo blocco di carbone, metto sul fuoco un bollitore rosso vivo e mi preparo una tisana notturna, da sorseggiare ascoltando vampate di fiamme, passi di qualche appartamento più su.
Apro la finestra, è fredda la notte.
Si sente l'odore del carbone. Si sente per le strade, si sente l'odore del tempo in una città che ne ha fatto un gioco strano e unico.

Saturday, February 5, 2011

C'è un'Italia che vuole cambiare, ma un altro cervello è già fuggito

Il cervello fuggito è il mio.
Se ne è andato dal mio cranio.
Che pensavate, che mi ritenessi uno dei cervelli in fuga?
No, per definizione non lo sono.
Tuttavia anche senza cervello riesco a seguire in diretta la manifestazione di Libertà e Giustizia dal Palasharp di Milano.
E' mi rallegro di questa altra Italia.
Le parole di chi sembra trasmettere una vera voglia di cambiare riescono a spazzare quei sentimenti di sgomento che hanno accompagnato la mia dipartita.
Sono a Berlino, inizia una nuova avventura straniera.
Oggi, da qui. mi piace sentirmi parte degli italiani , donne e uomini, che vogliono riprendersi la propria dignità.
E magari, per davvero, cambiare

Monday, January 31, 2011

Lassù e là fuori ridono di noi

Ho letto un paio di articoli di giornale prima di andare a dormire. Meglio dormirci sopra o rovinarsi la giornata?
In entrambi i casi leggere i giornali è insano. Per certi aspetti più della televisione.
La televisione generalmente dovrebbe raccontare i fatti, mentre alcuni articoli si spingono
 nell'opinione. Talvolta ne formulano una anche per te. Ti fanno scorpire qualcosa a coi non avresti pensato o che non avevi focalizzato con lucidità.
Ma veniamo al caso
Silvio, un uomo buono, un articolo di Concetto Vecchio, illumina sul fatto che lassù ridono di noi.
Lassù intendo in Parlamento, nella stanza dei bottoni. Là fuori sono quelli fuori dal confine, che si chiedono come sia possiile tutto questo, mentre noi ci chiediamo come ci siamo arrivati.
"Probabilmente a sera, deposta la fanfara, comodo sul divano di casa, l’uomo Rotondi  rivede le sue dichiarazioni nei tg e scoppia a ridere, di sé e di noi."
Sconcerto, Sgomento, Beffa, Tristezza, Disullusione, Rammarico, Delusione, Abbandono, Incredulità.
Cos'altro dovrei sentire.
Ma dove sono la giustizia, quella vera. La Speranza, il desiderio. L'onestà. ? Dove?
C'è un altro articolo.
Mi ha affossato.
Accettare l'inaccettabile, di Alexander Stille.
Sentite qua.


... In un altro Paese, il fatto che una prostituta abbia il numero di telefono riservato del primo ministro l’avrebbe costretto alle dimissioni,
.... non è grave, gravissimo, che una persona, per questi servizi, venga pagata non con i soldi dell’uomo più potente del paese ma con i soldi del contribuente
...Berlusconi usa i soldi dei cittadini per pagarsi le ragazze, facendosi beffe di istituzioni apparentemente democratiche come il Consiglio Regionale della Lombardia e il Parlamento italiano. Ma rispetto all’induzione alla prostituzione minorile, questo sembra un fatto minore. Si rende accettabile l’inaccettabile.
scandaloso che questo signore (l'avvocato personale del primo ministro) prenda tutti i mesi uno stipendio molto lauto dai contribuenti italiani ma in Parlamento rappresenti soprattutto gli interessi del suo cliente privato da cui il suo studio legale riceve molto, ma molto di più. 


Ancora.
Sconcerto, Sgomento, Beffa, Tristezza, Disullusione, Rammarico, Delusione, Abbandono, Incredulità.
Niente di nuovo.
No, niente di nuovo.
Siamo nelle mani di un tiranno.
Non esagero, ne sono certo.
La Loggia P2 ha realizzato il suo programma.
Non sono invidioso, no signori miei.. Sono incapace di credere che stia accadendo tutto 'alla luce del sole', che sia tutto così chiaro e che ancora non si riesca a venirne fuori. Noi.
Dentro, lui.


Mi viene in mente un aspetto positivo, per me e magari per qualche altro interessato alla tavolozza dei sentimenti umani. Ora ne conosco di nuovi.
Ora so cosa si prova.
Certo non voglio paragonare la mia disillusione a quella di un cubano, di un tunisono.
Certe libertà ci sono ancora.
Ma quella sensazione disarmante di impotenza, di un giovane derubato di speranze e di futuro, mi appare davanti come un guerriero armato fino ai denti ed io, nudo, mi chiedo.
Ma davvero non posso fare nulla?
Forse non sono abbastanza disperato per andare a Roma e darmi fuoco.
Forse è questo quello che ci meritiamo

Thursday, January 27, 2011

Puttolitica

Ma se Goggle non trova qualcosa vuol dire che non esiste?
Tipo, ho provato a digitare DIO.
Dio esiste. E' su Wikipedia tanto quanto JAMES BOND, OZZY OSBOURNE e SAI BABA.
Forse Goggle risponde a tutte le domande...
Se questo bastasse per determinare se una cosa esiste o no, allora sono ufficialmente l'inventore di una nuova parola.
PUTTOLITICA.
La voglio batezzare anche nelle varianti PUTTOPOLITICA, ESCORTOLITICA e nella truduzione inglese WHORELITICS,  con le varianti TARTOLITICS, SLUTOLITICS, BITCHOLITICS. a seconda delle preferenze per la radice.
Nessun dubbio sulla desinenza (o suffisso). Politica, Politics.
Se la stampa cartacea italiana o straniera abbia usato questa parola io non lo so. Ho letto qualche articolo e non l'ho trovata. Ma in ogni caso una parola che così splendidamente riassume un significato che ormai tutto il mondo conosce sul grande bacino di informazioni e parole del web, ad oggi (27 gennaio 2011) proprio non c'è.


Voglio provare a dare una definizione.
PUTTOLITICA:  si riferisce alla politica italiana durante il governo Berlusconi, tra il 2009 e il 2011. Il Primo Ministro della Repubblica Italiana è coinvolto in uno scandalo di prostutzione anche monorile, I nomi principali delle persone coinvolte sono quelli di Noemi Letizia, Patrizia D'Addario, Giampaolo Tarantini, El Mahroug Karima (Ruby), Nicole Minetti, Lele Mora, Emilio Fede.
Puttolitica è una storpiatura della parola che avverte che non si tratta più di politica, ovvero della aristoteliana amministrazione della "polis" per il bene di tutti, quell'occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o sue substrutture territoriali.
E' una cosa nuova, che ha a che vedere con le puttane, che in puttolitica sono  chiamate escort e che riguarda la politica perchè ne sono coinvolte alte cariche istituzionali. 
Non è politica perchè per occuparsi di vicennde e scandali sessuali il Governo Berlusconi non dedica il tempo e il denaro degli Italiani per cercare di migliorare un Paese già allo sfascio per altri motivi. 
Se per certi aspetti è evidente che questa definizione è quantomeno connotata negativamente, ogni definizione per quanto imparziale è una cronaca dei fatti. Considerarli veri o inventati è solo una questione di essere o non essere ancora vittime dei poteri del sultano che è riuscito a lavare milioni di cervelli e accentrare su di sè tutti i poteri eliminando ogni senso morale, civile, umano e il soprattutto il rispetto per le donne e la libertà




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Il se...ss....so
Perchè gli Italiani tollerano l'edonismo di Berlusconi?

Thursday, January 20, 2011

Ricomincio da Berlino

Mi trasferisco a Berlino, Germania, ja!
Quando?
Il 3 febbraio.
Perchè?
Perchè in Italia non ho trovato una dimora, un posto che mi facesse dire...si. sto qui.
Perchè l'Italia è troppo cara.
Perchè in Italia la disoccupazione è ai massimi storici.
Perchè in Italia non c'è futuro per i giovani, per l'arte, per la cultura.
Ennesimo giovane in fuga, quindi?
Se per le statistiche sono ancora un giovane, direi di si.
Ovviamente se me ne vado è perchè ritengo di fare un salto in alto, quindi che Berlino sia un'opportunità migliore rispetto a tutte quelle che mi offre l'Italia in relazione ai parametri di valutazione.
E' ovvio che se volessi vivere di fronte al mare non andrei a Berlino.
Ma al momento ho voglia e bisogno di vivere in una grande città.
In Italia Milano o Roma.
E nessuna delle due soddisfa i miei requisiti.
Cosa vado a fare?
Dopo un viaggio di due anni in barca è dura, anzi, MOLTO dura riuscire a tornare in un ufficio.
Quindi cercherò di fare il mio lavoro. Il mio lavoro non è il lavoro che tutti ritengono che io debba fare per il fatto che ho studiato una tal materia e quindi dovrei per forza cercare di fare quel lavoro.
Nella fattispecie il designer.
Fare il designer ha una sua connotazione specifica da manuale, ma ci sono mille modi di fare il designer, perchè sostanzialmente fare il designer significa progettare.
Io, però, ho fatto un percorso di studi che mi dovrebbe aver insegnato a progettare oggetti, PRDUCT DESIGN.
E non credo di aver mai fatto il product designer.
Ho lavorato in ambiti di ricerca e in studi di architettura d'interni, ma il designer di prodotti industriali, mai.
non c'è niente sul mercato che abbia disegnato o progettato io.
Quindi cercherò di fare il designer portando avanti i MIEI progetti, facendo quindi il MIO lavoro nel senso di quello che si addice a me. E solo a me.
Questo post è una dichiarazione d'intenti quindi e spero vivamente di riuscire a portare avanti quelli che sono i MIEI PROGETTI. 
Uno di questi è SCRIVERE. Scrivere. Scrivere.
Un altro è qualcosa che appena sarà pronto ve lo dirò.
Un altro è  VIAGGIARE. Continuare a viaggiare come dico io. Lentamente e a lungo.
Sono progetti ambiziosi perché hanno un minimo comune denominatore. NON MI FARANNO GUADAGNARE SOLDI in tempi brevi.
Quindi?
Quindi mi cercherò un lavoro che mi permetta di sopravvivere.
E il tedesco, lo sai?
No. Nemmeno una parola. Cercherò di impararlo. 
Ma tanto Berlino è una città internazionale, parlano tutti  l'inglese...
Vero e Falso.
I tedeschi amano parlare tedesco e non è vero che tutti sanno l'inglese.
Non ho intenzione di vivere ghettizzato tra italiani e anglofoni, ma so che mi sentirò straniero, per qualche buon mese mi sentirò straniero.
Ma vi terrò informati.
A presto.
probabilmente, da Berlino

Wednesday, January 5, 2011

Invictus


Se questo blog è un recipiente di emozioni, voglio registrare quelle profonde generate dalle parole di questa poesia.
(sotto in Italiano)
Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

Friday, December 31, 2010

2010. Cosa salvare?

Ho detto addio alla ragazza più bella, brava, buona e dolce che abbia mai conosciuto.
Ho concluso un viaggio di 681 giorni.
Si, è vero, sono tornato a casa. Questo è bello.
Ma tornare a casa deve essere un passaggio, non una sosta.
Ho trovato un'Italia putrida, malsana. Alla quale non mi sono ancora abituato, per fortuna.
Il 2010 è passato senza che me ne accorgessi, senza che riesca a trovare qualcosa di positivo, di veramente positivo per cui valga la pena essere salvato.
Ora vado a preparare le lenticchie per stasera, sperando che un po' di superstizione serva a portare un po' di fortuna al 2011. Nel frattempo ci penso. Penserò a cosa salvare e se salvare questo anno, fatto di numeri belli da  da scrivere, ma forse tutto da dimenticare.
Dovrei ricorrere alle frasi tipo
'Ma ogni minuto della vita vale la pena essere vissuto, perchè la vita è bella e tutto insegna.'
No, per il 2010 non è così.
Se me lo fate sparire mi fate un favore.
Forse un giorno vedrò il senso di tutto questo. Arriverò a capire perchè c'è stato il 2010 per me. 
Fino a quel giorno....non lo voglio ricordare.


Tuesday, December 21, 2010

Aeroporto, territorio di confine




Mancavano due ore all’imbarco. Mi ero avviato all’aeroporto con un largo anticipo per il timore di incorrere nei problemi che hanno costretto moltissimi passeggeri in volo da Berlino a rimanere a terra, intrappolati dentro autobus fermi, treni in ritardo e taxi in coda. Avevo comprato una tazza di caffè bollente e un bicchiere d’acqua. Avevo trovato un bel divano rosso, con una lampada proprio sopra il tavolo dove avevo appoggiato il mio computer. Era tutto pronto per navigare in internet prima di volare in Italia. Avrei voluto scrivere proprio di quel momento, dell’aeroporto. Avrei voluto pubblicare un articolo sul mio blog, per raccontare di un viaggio dal mio confine preferito. Forse l’unico che abbia veramente un senso.
L’aeroporto si trova fisicamente nel cuore di una Nazione, vicino ad una città, più o meno grande, c’è un passaggio che ha addirittura una sua forma materiale e un momento: il metaldetector. Oltrepassi il controllo della polizia, ti spogli prima di passare sotto il portale, ti fai palpeggiare, ti togli le scarpe, la cintura, ti cadono i pantaloni ma ti chiamano per farti aprire il bagaglio a mano e chiederti cos’è quella cosa nera, che non riescono a decifrare. Quando hai svelato tutte le ambiguità che trasporti, sei pronto per rivestirti ed entrare in quel territorio di nessuno, tra la terra e il cielo, tra Berlino e il resto del mondo, tra la Germania e il tuo Paese, tra un albergo e casa tua.
Luccicano, gli aeroporti. C’è profumo di pane, di Dolce e Gabbana, di gente. Al terminale degli arrivi c’è una miscela di mondo più variegata che a quello delle partenze. Da questa parte sono tutti un po’ tedeschi. Hanno addosso la neve della notte precedente, le scarpe pesanti, lunghi calzettoni di lana sotto i jeans.
Fischiano, gli aeroporti. Con il fastidioso sottofondo dell’aria condizionata sparata da enormi tubi sospesi o nascosti dentro chilometri quadrati di controsoffitti. Con il terribile sonar che tradisce un ladro, con il sibilo di un codice a barre che non si fa riconoscere. Suoni di carrelli e valige trascinati da una parte all’altra con il salto intermittente tra le mattonelle o le vibrazioni assordanti di un pavimento sospeso pieno di piccole tacche antiscivolo che trasformano il trolley in una motosega.
Stridono le turbine, un rumore assordante e intollerabile per più di una manciata di secondi. Ultimo suono violento prima di un sottofondo pressurizzato che, ancora, non è né aria né terra. Ancora, un confine.
L’aereo e il mezzo di trasporto che mi piace meno. Mi piace volare ma non viaggiare in aereo. Mi incuriosiscono i cibi inscatolati dentro vassoi composti e perfettamente uguali. Assaggio sempre tutto e finisco quel surrogato di pasto con un surrogato di caffè che mi scotta immancabilmente il palato.
Volo, dormo, leggo, penso, scrivo.
Non sono niente. Forse è in questo che mi identifico. In questo essere marinaio del cielo in un porto di terra ma in partenza per l’aria. Un biglietto in tasca e una destinazione decisa già da un po’ di tempo. Non si può cambiare né rotta né orario. Ho deciso tutto seduto davanti a quel computer che non ero riuscito ad aprire al mondo.
Mi ero dimenticato, tuttavia, che lo posso comunque aprire ed usare, per scrivere ed essere soltanto qui. Con parole pronte a partire. Con me, come me.

Tuesday, December 14, 2010

Berlino, uno stile di vita


Ti è mai capitato di saltare una stagione? Se sei nato ad una latitudine di clima temperato sei anche abituato ad un costante alternarsi di stagioni, con una netta differenza tra estate e inverno. Se per un anno salti completamente una stagione è inevitabile avvertire questa mancanza.
Mi è mancato l’inverno. Il freddo, la neve.
Anche in Italia fa freddo e in molte località è scesa la neve. Io sono venuto a vederla a Berlino.
Sono tornato in questa città e da qui mi accorgo che ho saltato un inverno.
Nelle città del nord Europa l’inverno e in modo particolare il periodo natalizio hanno un sapore particolare. Più volte ho gustato tazze di vino caldo sotto le tettorie di legno delle casette e delle baracche distribuite nelle piazze di Stoccarda, di Monaco, Berlino, appunto.
Non credo ci sia altra città fuori dall’Italia in cui sono tornato così spesso a distanza di alcuni anni.
2000. Avevo 22 anni. Alloggiavo in un ostello della zona nord. Odysee. Esiste ancora. Sono andato a controllare. Stesso tavolo lungo con le candele infilate nel collo delle bottiglie. Stesso biliardo.
Prima di andare all’Odyssee io e i miei amici avevamo alloggiato in un altro ostello più in periferia, in una zona che ho saputo soltanto ora che all’epoca era una delle peggiori.
2005. Viaggio in camper con pausa a Monaco sia all’andata che al ritorno. Una settimana in dieci amici distribuiti su due appartamenti e un albergo. Non so se sia perché anche all’ora c’era la neve, perché il periodo era quasi esattamente lo stesso, ma sembra che sia tutto sigillato sotto uno strato di bianco. Quell’angolo di Kreuzberg tra il canale e il ponte ricorda l’interno di una semisfera di cristallo. Anche i cigni che galleggiano sotto il ponte nei triangoli d’acqua non ancora ghiacciati sembrano gli stessi.
Mi piace camminare per le strade, riconoscere le vie, e piano piano ritrovare ricordi mai pensati e scoprirli vergini e freschi e vividi.
Mi piace ricordare le mie passeggiate, il freddo ai piedi, le voci, le risate.
Mi piace tornare. Ne ho sempre avuto una forma di timore.
2007. Un weekend di passione.
2010. Vengo a  Berlino quasi per caso, poi, pensandoci, mi accorgo che ho anche diversi amici in città. La scopro di nuovo, piano piano, partendo dall’esterno, senza la paura di non aver tempo. Mi faccio penetrare dal freddo fino al centro delle ossa, mi viene un fortissimo raffreddore.
Vivo in una casa di un quartiere che non conoscevo anche se forse ci sono già stato.
Mi sembra che pulsi un modo diverso di vivere.
Per certi aspetti più libero e semplice, altre volte mi viene da interpretare questo mondo creativo come un covo di disadattati in cerca di un senso.
Fino a che punto vedi all’esterno quello che sei piuttosto che quello che realmente è?
Non è in realtà sempre così?
Siamo attratti da quello che siamo e tendiamo a trovare quello che stiamo cercando.
Forse in questo periodo sto ancora digerendo il mondo dentro oppure lo sto trasformando nel mio futuro.
Tuttavia qui più che altrove trovo un’alta concertazione di gente che vive secondo un proprio modello e non secondo uno schema altrui. Tutto diventa il contrario di tutto.
Perché un campo d’orzo non è come un allevamento di polli? Perché i maiali hanno sentimenti? E che ha mai ascoltato un maiale? Non sappiamo decifrare un muggito tanto quanto il pianto di una sequoia.
In questi estremismi risiede la libertà, che sempre cerco eppure ne scopro sempre più l’irraggiungibilità per la sua inesistenza assoluta. E i compromessi sono sempre discutibili.