VIAGGI, PENSIERI, EMOZIONI
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Tuesday, July 20, 2010

Partire

Ancora una volta il mio zaino è pronto ai piedi del letto della mia stanza.
Parto per la Sicilia.
Dopo tre mesi a casa.
Una sosta lunga nelle mie radici, la più lunga degli ultimi tredici anni.
Ho moltissime cose da raccontare, da scrivere.
Molte sono forse troppo mie perché le possa trasformare in parole in cammino.
Questo posto/blog è una finestra sul mondo, ma vorrei sempre raccontare storie e pensieri che possano diventare di chiunque li legge.
Ora, se sono un viaggiatore, le pause e le partenze hanno un significato troppo individuale e dei tempi legati alla mia vita che forse non trovano un accordo con frequenze altrui.
Mi spiego.
Ogni viaggiatore, del corpo o del pensiero, ha bisogno di pause.
E di tornare a casa.
Ma la durata delle soste e la velocità degli spostamenti e strettamente personale e legata alle proprie necessità.
Certo è che anche questa diventa una tappa di un cammino che continua. Perchè, lo so, continuerò ad andare.
Forse dovrei smetterla di chiedermi dove.
Chi viaggia lo sa quanto chi vive.
Non è importante la meta, ma il viaggio in sè.
Buona continuazione di estate.


Sunday, July 4, 2010

Metafore

Heraclitus ha fatto un passo nel futuro, concendendosi la possibilità di inviare messaggi email anche dall'Oceano.
Sul blog del vascello vengono postati con una discreta frequenza dei messaggi scritti direttamente dai membri dell'equipaggio. Hanno scritto Christine, capo spedizione, Claus, il capitano, e Abi, una ragazza della ciurma.
Credo che loro scrivano a qualcuno che poi si fa carico di inserire i messaggi nel blog. Infatti si avvalgono di un servizio offerto da SailMail che permette di inviare messaggi di testo appoggiandosi alla radio o al telefono satellitare. Per tanto dubito che sia possibile una normale navigazione nella rete con tanto di aggiornamenti di status su Facebook, anche pèerchè so che il capitano era profondamente contrario ad avere itnernet a bordo, per potersi riservare il lusso di essere irraggiungibile e solo, di godersi il mare, la sua infinità, il suo silenzio e le sue creature, fino a quando la terra avrebbe permesso di condividerle con qualcuno che non fosse a bordo. Senza internet l'Oceano è ancora un posto dove il mondo è diverso. Dove puoi smettere, per il tempo della navigazione, di essere quell'uomo che la terra vorrebbe.
L'uomo non è nato per vivere sul mare. Proprio per questo quando sei sul mare puoi essere tutto e il contrario di tutto.
Ciò nonostante è indubbio che dal mio punto di vista, di ex Heraclitiano, poter leggere quello che sta succedendo a bordo, le emozioni, le impressioni, è decisamente forte.
Conosco Claus e molti altri membri dell'attuale equipaggio, per cui immagino, sento, vedo anche se non sono a bordo.
Night before last, Eddie's watch, the 12-4 broke the speed record --9.9 knots...I heard Eddie laughing with joy on the helm.
(La notte precedente, durante il turno di Eddie, iol12-4, Heraclitus ha superato il record di velocità, 9.9 nodi... Ho sentito Eddie ridere con gioia mentre era la timone.) Christine
L'ho sentita anch'io quella risata.
La conosco bene.
Forse non so esattamente cosa vuol dire essere sulla cresta di quelle montagne di cui parlano qualche riga più su, ma ora so che io sto navigando.
Io sono sul mio Oceano.
La mia sfida ora, non si chiama Atlantico.
Ne ho una ben più grande da affrotnare.
Che non conosco.
Conosco forse il mare? O conosco solo il suo nome?
Conosco cosa mi riserva il girno successivo? Conosco quali tempeste, quali onde?
Conosco qauli meraviglie?
Conosco forse il colore che avrà il cielo al tramonto, all'alba? Posso sapere quali e quante nuvole ci saranno? Se pioverà?
Non so nulla.
Non so niente
So soltanto che sono in continuo movimento.
Sono disorientato eppure non sono perso nell'infinito della libertà.
Su un mare senza vento nè stelle.
Forse anche un po' abbandonato alla deriva.
Naufrago dentro me.
A cosa è servito tutto questo naviagare, questo viaggiare, questo conoscere e divenrire?
Forse a non avere paura di continuare a farlo, anche se non vado da nessuna parte.
Non sono certo appagato. Il mio desiderio di mondo non può sopirsi di fronte ai viaggi del pensiero.
Ma anche il pensiero si stanca.
E vorrebbe riposare.
Si può?
Si può fermare il pensiero?
Si può gettare l'ancora?
La leggerezza che volevo era soltanto quella dell'illsuoine di una sosta.
Ma cosa vuole diventare tutto il mio moto?
Posso forse trasformarlo in una forma esistente, già vissuta da qualcuno?
Non mi posso costringere a questo.
E' difficile.
Difficle contiunare a rincorrere qualcosa che si nasconde dientro la nebbia.
E' difficle cercare di essere quello che nemmeno si sa.

Tuesday, June 22, 2010

Leggerezza



"Scrivo che la leggerezza è una sensazione rara quanto la felicità"
E' una frase o se si vuole un verso che ho scritto qualche anno fa.
Allora ero leggero.
In questa stanza piena di gas di cui raccontavo qualche tempo fa l'aria che si respira appesantisce.
L'aria di montagna, così rarefatta, trasmette leggerezza.
Quella nera di una stanza fumosa, quella di un incrocio in città, si sparge sulla pelle e sulle pareti interne di noi, schermando la penetrazione delle emozioni e il respiro stesso.
Questa ariosa metafora è quella che meglio descrive la mia condizione e al contempo individua una maniera per alleggerirsi.
Respirare.
Accogliere gli eventi con distacco, come se non ci appartenessero.
Farsi attraversare dalla cattiveria, dall'egoismo.
Mantenere la convinzione che tutto è di adesso, di qui.
Ogni cosa che accade è una prova per noi.
Ogni evento e situazione può apparirci bello, brutto, inutile, impossibile...
eppure tutto passa.
Tutto cambia e scorre.
Quello che resta è quello che ne abbiamo fatto di noi in conseguenza dei come si pone la vita.

Tuesday, June 15, 2010

Italia



Italia - Paraguay
0 - 1 alla fine del primo tempo.
Sto guardando la partita disteso sul divano del salotto.
Onestamente non mi interessano molto questi undici giocatori che rincorrono una palla.
Li guardo solo memore della coppa che ho visto sollevare dalle loro braccia quattro anni fa.
Ma non mi intessa questa Italia.
Non quest'anno, che il Paese di cui porta il nome sta attraversando un momento così buio, in direzione di un silenzio sempre più stridente, trasformato in arma contro la libertà da qualcosa che chiamano legge.
Posso essere così ipocrita da dimenticarmi che siamo una nazione perchè vedo un bel gioco?
Per cosa giocano?
Per noi? che dovremmo sognare , incitare il nostro orgoglio?
Per cosa?
Onestamente, non mi interessa.
Cambio canale durante l'intervallo tra il primo e il secondo tempo e scopro che su canale 5 c'è un film.
Lo riconosco subito, l'ho già visto
E' NON TI MUOVERE, di Sergio Catellito.
Mi dimentico subito dell'Italia del Mondiale e piano piano mi innamoro di un'altra Italia.
Una donna di periferia, abusata dal padre quando era bambina. Una donna scialba, di umili origini, sempre vissuta ai margini.
Anche quando trova l'amore è vittima.
Così che nel film si mescolano amore, fede, fiducia, tristezza.
Sangue e Carne. Sesso.
E' un film carnale ed umano, al contempo intoccabile e irraggiungibile.
Nelle sue atmosfere felliniane e con i personaggi che lo animano è lirico, drammatico, realistico e poetico, intreccio di elementi reali e surreali, personali e sociali.
Intenso, passionale
Rosso.
Meglio questa Italia. E' più reale anche nella finzione di ui è fatta.
E' una sola ma si fa amare.
Muore.
Anche se 'non so dove vanno quelli che muoiono, so dove restano'.
....
Meglio questa Italia.
Che se mi devo dimenticare dei sogni che non posso sognare lo faccio con chi si merita di portarne il nome.

Wednesday, June 2, 2010

Mattia

Passami il coltello. Devo andare da Carlo nel pomeriggio andrò alle due prima che aprano i negozi così lo trovo di sicuro magari lo chiamo adesso finisco di mangiare questa bistecca e poi lo chiamo. Hai messo il sale sulla carne. e se fosse che ha ragione lui ma è inutile che ci pensi oggi lo vedo e glielo chiedo non ho dato da bere ai fiori questa mattina che strano dico sempre che i fiori sono la mia passione ma se mi dimentico di dare da bere ai fiori allora non è vero un mio amico mi ha detto che il cancro è una malattia psicosomatica viene prima nella testa nel nostro inconscio ...prima che si manifesti nel corpo allora a me verrà sicuramente alla testa perchè penso troppo.non riesco a smettere di pensare nemmeno per un attimo se ci provassi dovrei almeno concetrarmi su qualcosa che sto facendo tipo sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando sto masticando.....sto masticando. non ci riesco. anche se penso che sto masticando di sottofondo penso ad altro. è bello il mese di maggio, peccato sia finito maggio. maggio è un mese verde pieno di colori accesi. lo sentiranno anche gli altri il profumo. lo sentiranno proprio come lo sento io, così intenso e inebriante forse gli altri lo percepiscono ma non lo annusano io quando passo per le stradine di campagna e sento questo profumo di fiori ..a cosa penso?... non lo so a cosa penso il profumo non mi stimola nessun pensiero però sto bene come quando bevo un bicchiere di vino forse i sensi hanno senso per farci sentire bene e basta senza pensieri i SENSI hanno SENSO per farci SENTIRE avrà un nome la figura retorica di questa frase? credo di si ma non saprei potrei andare a controllare, ma tanto mi dimentico...mi dimentico sempre di controllare anche il nome di quell'attore che ha fatto quel film, che bello quel film. i fiori. ah, i fiori... e il sonno, e la neve. e la foto di quel bambino, forse ero io. ma perchè si ostina a voler fare tutto da sola. tutto. vuole fare tutto. vuole tenere tutto sotto controllo. cosa ci sarà nella testa degli altri? e come lo vivono loro il dolore? io non credo che si possa veramente dire di sapere, di capire. ognuno è. ognuno è. hanno lo stesso flusso i pensieri degli altri. hanno lo stesso ordine. come si impara a pensare. e quello che sentiamo? lo sentiamo e basta oppure ogni cosa che sentiamo è poi trasformata dal nostro modo di pensare. io non credo che l'abbiano vista tutti la paura nei suoi occhi, io non credo che si siano accorti che non era solo solitudine. vorrei che fosse mio amico. è solo. se potesai capire come pensa lui al mondo, cosa vede, perchè ci sono i deboli e i forti, come si misura la nostra forza, cos'è il coraggio, cos'è la comprensione, perchè non ci sono delle definizioni, dei modi uguali. perchè la comprensione non è come le mele. ne voglio un chilo, a proposito, devo andare a prendere la frutta. magari questa volta cambio, dovrebbe essere già stagione di pesche.
Pronto? ah ciao, no no, dimmi, ... no, non ho ancora deciso. Non so. Ci sentiamo più tardi, ora non ci sono con la testa. ...si si ...tutto a posto....ciao.

Mamma



(traduzione da
MOTHER, The wall
Pink Floyd)

Mamma, pensi che sganceranno la bomba?
Mamma, pensi che piacerà loro la canzone?
Mamma, pensi che cercheranno di rompermi le palle?
Mamma, devo costruire un muro?
Mamma, devo candidarmi come presidente?
Mamma, devo aver fiducia nel governo?
Mamma, mi metteranno sulla linea del fuoco?

E' tutto uno spreco di tempo?
Zitto ora bambino, non piangere
La mamma realizzerà tutti i
Tuoi incubi
La mamma ti trasmetterà tutte le proprie paure
La mamma ti terrà proprio qui
Sotto la sua ala
Non ti lascerà volare ma potrebbe lasciarti cantare
La mamma ti terrà sempre al calduccio
Oh babe, oh babe
Certo che la mamma ti aiuterà a costruire il muro
Oh babe, oh babe

Mamma, pensi che lei vada abbastanza bene per me?
Mamma, pensi che sia pericolosa per me?
Mamma, farà soffrire il tuo bambino?
Mamma, mi spezzerà il cuore?

Zitto ora bambino, non piangere
La mamma controllerà tutte le tue fidanzate per te
La mamma non lascerà che chiunque sia sporco entri
La mamma ti aspetterà alzata finchè non rientri
La mamma scoprirà sempre
Dove sei stato
La mamma ti terrà sempre in salute e pulito
Oh babe, oh babe
Sarai sempre un bambino per me
Mamma, doveva essere così alto? [*]

Thursday, May 27, 2010

I love radio rock.




E' il titolo di un film, non un sentimento.
Non mio perlomeno.
Io ai tempi di Radio Rock non ero nato.
Tuttavia non sono riuscito a trovare fonti che confermino che sia mai esistita una radio pirata proprio con questo nome.
La nave del film è un simbolo di tutte le radio pirata degli anni '60 e la storia un modo per raccontare la musica di quei tempi e la rigida ostilità del governo inglese nei confronti di questo genere di emittenti.
Ora se io dovessi esprimere il mio sentimento direi
I love I love Radio Rock, perchè mi è piaciuto molto il film.
Che poi si possa 'sentire' anche per qualcosa che non si conosce direttamente, è indubbio.
In questo senso ...
I love Radio Rock.
Amo il desiderio di espressione, forte al punto da diventare illegale.
Amo la passione per la musica, forte da sfidare la morte.
Amo il senso del gruppo, dell'amicizia.
Sesso, droga e rock'n'roll. Tutto dentro pochi metri cubi di metallo che galleggiano sull'Oceano.
E io amo anche questo.
Forse a me risulta particolarmente facile immedesimarmi con qualcuno che vive e lavora a bordo di un vascello, con altri amici, che dondola dalla mattina alla sera, che fa i turni, qualche festa sul ponte.
Mi viene altrettanto facile trasformare una ripresa cinematografica di sole all'orizzonte di un mare calmo. Quell'immagine diventa il richiamo di un ricordo, vero e mio.
Un momento esatto, o solo uno dei tanti.
Mare, sole e passione.
L'ingrediente che manca è forse quello che trasforma Radio Rock in leggenda: la musica.
Io non sono un dj e non lo ho era nessuno dei marinai con cui ho navigato.
Anzi, la musica ad alto volume ad uso personale era vietata.
Le feste erano l'occasione per portare gli altoparlanti sul ponte e ascoltare qualche pezzo rock o elettronico, la luna piena l'occasione per ascoltare Shine on you crazy diamond in mezzo all'Atlantico. In tutti gli altri casi solo canzoni formato auricolare da ascoltare nella notte o dopo colazione, al termine del proprio turno, quando il sole non è ancora troppo alto e caldo.
Canzoni che nessuno saprebbe cantare.


Monday, May 24, 2010

.... o non ..?

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso:
e dell'azione perdono anche il nome..
Amleto, W. Shakespeare

Riporto un passo dell'Amleto per la sua bellezza poetica più che di significato.
Visto che il motivo per cui non mi pianto in pancia due dita di pugnale non è certo perché non so cosa mi aspetta nell'altra vita, ma in questa.
Non sono trattenuto dal timore dell'aldilà ma dalla curiosità per l'aldiqua.
Tuttavia quel che mi interessa ora è l'incipit della riflessione. L'eterno dubbio che qui voglio cambiare in:
Utile o non utile (inutile)?
Se essere fosse esteso ad essere utile il dilemma di Amleto avrebbe una qualsiasi differenza? Oppure per essere non è necessario essere utile?
A chi? a che cosa?
Ma colui che si interroga sulla necessità dell'esistenza e dei suoi tomenti si interroga anche e necessariamente sulla necessità di sè stesso?
Perché essere abbia un senso è necessario essere utili?
A chi? a che cosa?
A noi stessi forse.
Ma se una qualsiasi utilità dovesse soddisfare soltanto noi stessi sarebbe sufficiente essere.
Perché dovrei dannarmi ad essere utile a me, se sono l'unico a trarne giovamento? In tal senso potrei auto soddisfarmi con il minimo sforzo. Oppure confondiamo l'utile con il necessario e quindi tendiamo a soddisfare bisogni che coinvolgono anche altri? (vedi bisogno di appartenenza, ad esempio, che in alcune situazioni o individui è necessario e quindi il loro essere utile non è destinato a soddisfare sensazioni ristrette al sè stesso).
In che modo ci si sente utili?
Sentirsi utili ...
Per sentirsi utili bisogna fare qualcosa che cambi una situazione, uno stato d'animo, una condizione che non ha influenza o ripercussioni solo su di noi.
Oppure qualsiasi cosa si faccia è in qualche modo utile?
Faccio qualcosa di utile anche se quello che faccio mi viene pagato o contraccambiato in qualche modo? Oppure in quel caso è soltanto il mio lavoro?
Faccio qualcosa di utile solo se faccio il volontario? Solo se faccio star bene qualcuno fisicamente o emotivamente?
Oppure sono utile in qualsiasi caso, perché la mia azione potrebbe avere un effetto positivo non diretto e immediato?
Ad esempio se riciclo la plastica faccio qualcosa di utile per il pianeta e quindi per una vita migliore per chi lo abita.
E' troppo difficile o insufficiente sentirsi utili anche per piccoli gesti simili?
Bisogna per forza cambiare qualcosa in modo tangibile? Oppure, alla fine, essere equivale ad essere utili?
Se davvero ci concentriamo su tutto quello che facciamo e abbiamo fatto, forse ci accorgiamo che anche solo essere è utile, perché in ogni caso siamo figli, madri, padri, fratelli, amici, uomini.
Se questo sia un motivo sufficiente per l'auto soddisfazione non lo so con certezza, forse una motivazione per non sentirsi inutili.

Sunday, May 23, 2010

Matrix

Non ho fatto niente.
Non ho visto niente.
Non ho sentito niente.
Non ho conosciuto nessuno.
E' successo tutto nella mia testa.