Possiedo un cellulare della forma e delle dimensioni di un panino.
E' vecchio graffiato e un po' rotto.
Ma fa dignitosamente il suo servizio da piu¡ di 4 anni.
La mia SIM porta ancora l'ormai inesistente logo Omnitel.
E' abilitata al roaming internazionale. Ho ricevuto SMS in Mozambico, in Malawi, in Sud Africa, in tutta Europa.
In Argentina non va.
Pare che sia colpa del mio panino.
Non e`libero.
Inoltre non basta comperare una SIM argentina per poter comunicare.
Ci vuole un cellulare dello stesso operatore.
Ovvero cellulare Personal con SIM Personal, cellualre Claro con SIM Claro....
Come per la nostra TRE.
Tra loiberare il mio panino e comprare il cellulare piu`economico sul mercato la differenza non e`nemmeno una pizza, quindi non ho avuto esitazioni. Ho mangiato una pizza.
Ma per abilitare la scheda ci vuole qualche giorno.
E io come diavolo faccio ad incontrarmi con la mia amica Cecilia?
Chiamo da un pubblico.
Ma i telefoni pubblici vanno a a monete e le monete scarseggiano. Valgono di piu`per il peso del metallo.
E quindi sono quasi sparite dalla circolazione.
E allora vado in un Locutorio, una specie di centro per telefonare.
Cecilia non risponde.
Riprovo.
Il cellualre e`spento.
Riprovo.
Il cellulare e`occupato, lascio un messaggio in segreteria ma non so se lo ascoltera`.
Riprovo.
Ma non posso telefonare perche`LEI non ha credito.
Ovvero se chiamo un cellulare da un telefono pubblico paga anche il ricevente.
Ma io dico...se chiamo un amico quello deve bestemmiare perche`lo faccio pagare????
La via d'uscita e' andare in un locutorio abilitato alle chiamate a utenti senza credito, ma costa piu`del triplo.
Non finisce qui.
Tutti i telefoni fissi privati sono bloccati per le chimate uscenti ai cellulari.
Troppo care.
Per chimare un diavolo di cellulare ci vuole un cellulare.
Se non ce l`hai...rinuncia, credimi. L`ho provatosulla mia pelle. E^molto piu`salutare.
In compenso tutta la citta`e`Wi-Fi.
SI puo`visitare la citta`chiamando un numero dal proprio telefono per avere informazioni sui monumenti, stile audioguda.
Si scaricano delle mappe a zona da internet e si segue un percorso che trova riscontro in cartellonistica distribuita per la citta`.
Che mondo.
Si stava meglio quando si stava peggio o si sta meglio quando si conosce come far fronte al peggio?
Tuttavia questo e`il mio numero argentino
0054 9 11 6246 2583
Il mio numero italiano non funziona e non credo riusciro`a farlo funzionare senza dovermi mangiare un'altra pizza
Buena suerte!
Monday, April 13, 2009
Friday, April 10, 2009
In diretta da Buenos Aires
Erano le 9 del mattino di mercoledi 8 aprile quando sono salito su un Maggiolino Volkswagen carico di valigie. Al mio fianco sedeva Pablo. Davanti autista e Craig.
Dopo un' òra di tortuosa strada sterrata, scossoni, grattate sul fondo del vecchio e indistruttibile veicolo sono arrivato ad Aiuruoca.
Li' abbiamo cambiato automobile e poco prima delle 11 eravamo a Caxambu' .
Nelle successive 5 ore di bus non ho parlato molto.
Ho origliato qualchge parola della conversazione tra Craig e Pablo, seduti dietro di me, ma per la maggior parte del tempo ho rivisto scene dei giorni trascorsi a Matutu ed ho pensato che in poche ore avrei detto Addio a Craig. Il mio amico scozzese. Quell' omone distrutto e simpatico che conosco da dieci mesi, che ha attraversato l' òceano con me, che mi ha fatto ridere, che mi ha ascoltato. Che ho ascoltato.
A Sao Jose' dos Campos Pablo e Craig sono scesi per cambiare bus e dirigersi verso Paraty, dove ancora galleggia l`Heraclitus.
Io avrei continuato verso San Paolo.
Addio.
Arrivederci, spero.
Al tramonto ho fatto il mio ingresso nella citta`da 20 milioni di abitanti.
Non si contavano i grattacieli, non le auto incollonnate su intrecci di strade.
Un roboante suono di elicotteri in volo riempiva l`aria.
Ho raggiunto la casa di Sergio, un amico che vive in un quartiere a dir poco benestante, protetto, sicuro.
Mi sono perso nel suo appartamento e quando l' ho ritrovato gli ho chiesto di accompagnarmi alla stazione dei bus.
Sono salito sullo Shuttle per l' àreoporto e nell' òra di viaggio non ho visto altro che campi da calcio ai lati della superstrada.
E capanne e case distrutte.
Ricordo che anche Rio de Janeiro mi aveva lasciato questa impressione. Enorme citta` costruita sulle fondmenta del terzo mondo.
E del pallone. Quello stesso che Adriano non ha piu`voglia di calciare, stanco s forse schifato dal lurido mondo che gliel`ha sporcato di soldi.
Rapido Check-in, ma alle 3 del pomeriggio non sono ancora seduto al mio posto, 8C, lato finestrino.
L'aereo ha perso una ruota.
Aspetto impaziente sulla mai poltroncina, mi alzo ogni 5 minuti per chiedere informazioni, e alla fine mi accompagnano al mio aereo.
Alle 20.55 sono sui cieli di Buenos Aieres.
Non ho mai visto nulla di cosi' immenso e luminoso.
Sembrava di stare sompra una torta piena di candele.
Ma chi li compie cosi`tanti anni? Milioni di anni.
Mi ha preso una fitta al cuore.
Sotto di me c'èra Buenos Aires.
Andavo a viverla.
Dopo poche operzioni burocratiche di ingresso in Argentina ho provato a racimolare qualche moneta per far fronte alla crisi che cè`in citta`. Nessuno ha moneta.
Sono salito su un altro shuttle bus e poi su un taxi, per farmi portare all' indirizzo dove mi aspettava Stefani, marinaia dell`Heraclitus, nonche` fidanzata di Craig.
Mi ha abbracciato con la stessa forza con cui mi aveva salutato Craig.
Ho semplicemnte cambiato casa. Da Matuto a San Paolo,da San Paolo a Buenos Aires, non ho mai smesso di sentirmi un poi`a casa.
Ma l'àtmosfera malinconica, le luci soffuse e giale della millonga, il suono dolce del mio primo Tango, mi hanno riportato a Buenos Aires. A questa citta`.
Mi sono svegliato questa mattina ed ho sorseggiato un po`di mate`amaro.
Ho salutato Stefani.
Lei torna a Londra e mi lasscia in eredita`un lavoro da svolgere.
Sono sceso in strada.
Non c' èra nessuno. E`venerdi Santo.
E`tutto chiuso e silenzioso.
Vorrei un caffe`.
E un giornale.
Ho voglia di leggere un giornale.
Non leggo un giornale di carta da molto tempo.
Trovo un edicola. Un chiosco sulla strada che mi ricorda quelli di Milano.
E tra i tanti titoli spagnoli scorgo...CORREIRE DELLA SERA.
Nemmeno un pesos ed e`mio.
Mi siedo al bar, ordino un caffe`e leggo storie tristi di vite distrutte dalla catstrofe in abruzzo.
Vorrei essere li', a fare qualcosa.
Poi leggo Èditoriale di Ferruccio De Bortoli
"E poi c'è un'altra ragione. Guardatevi intorno: quali sono i simboli che vi ricordano tradizione, appartenenza, storia della vostra comunità? Sono pochi, pochissimi.Un'alluvione di marchi e format globali. In strada, in tv e nella Rete. Persino la vostra squadra del cuore parla una lingua diversa. A volte capita che solo in edicola e in libreria si abbia la certezza di trovarsi nel proprio Paese. Con il suo giornale un lettore si sente sempre a casa. A suo agio. Con uno strumento (anche di lavoro) affidabile per interpretare realtà complesse.Sentirsi parte attiva di una comunità ed essere contemporaneamente cittadino del mondo. "
E mi sento di nuovo a casa. Quella vera. Seduto davanti al mio giornale.
Articolo completo
http://www.corriere.it/editoriali/09_aprile_10/debortoli_3be1ca2a-258e-11de-bdf0-00144f02aabc.shtml
Nei prossimi giorni
Avro' un numero di telefono Argentino
Aggiornero`la mia galleria fotografica con le meraviglie di Matutu.
Dopo un' òra di tortuosa strada sterrata, scossoni, grattate sul fondo del vecchio e indistruttibile veicolo sono arrivato ad Aiuruoca.
Li' abbiamo cambiato automobile e poco prima delle 11 eravamo a Caxambu' .
Nelle successive 5 ore di bus non ho parlato molto.
Ho origliato qualchge parola della conversazione tra Craig e Pablo, seduti dietro di me, ma per la maggior parte del tempo ho rivisto scene dei giorni trascorsi a Matutu ed ho pensato che in poche ore avrei detto Addio a Craig. Il mio amico scozzese. Quell' omone distrutto e simpatico che conosco da dieci mesi, che ha attraversato l' òceano con me, che mi ha fatto ridere, che mi ha ascoltato. Che ho ascoltato.
A Sao Jose' dos Campos Pablo e Craig sono scesi per cambiare bus e dirigersi verso Paraty, dove ancora galleggia l`Heraclitus.
Io avrei continuato verso San Paolo.
Addio.
Arrivederci, spero.
Al tramonto ho fatto il mio ingresso nella citta`da 20 milioni di abitanti.
Non si contavano i grattacieli, non le auto incollonnate su intrecci di strade.
Un roboante suono di elicotteri in volo riempiva l`aria.
Ho raggiunto la casa di Sergio, un amico che vive in un quartiere a dir poco benestante, protetto, sicuro.
Mi sono perso nel suo appartamento e quando l' ho ritrovato gli ho chiesto di accompagnarmi alla stazione dei bus.
Sono salito sullo Shuttle per l' àreoporto e nell' òra di viaggio non ho visto altro che campi da calcio ai lati della superstrada.
E capanne e case distrutte.
Ricordo che anche Rio de Janeiro mi aveva lasciato questa impressione. Enorme citta` costruita sulle fondmenta del terzo mondo.
E del pallone. Quello stesso che Adriano non ha piu`voglia di calciare, stanco s forse schifato dal lurido mondo che gliel`ha sporcato di soldi.
Rapido Check-in, ma alle 3 del pomeriggio non sono ancora seduto al mio posto, 8C, lato finestrino.
L'aereo ha perso una ruota.
Aspetto impaziente sulla mai poltroncina, mi alzo ogni 5 minuti per chiedere informazioni, e alla fine mi accompagnano al mio aereo.
Alle 20.55 sono sui cieli di Buenos Aieres.
Non ho mai visto nulla di cosi' immenso e luminoso.
Sembrava di stare sompra una torta piena di candele.
Ma chi li compie cosi`tanti anni? Milioni di anni.
Mi ha preso una fitta al cuore.
Sotto di me c'èra Buenos Aires.
Andavo a viverla.
Dopo poche operzioni burocratiche di ingresso in Argentina ho provato a racimolare qualche moneta per far fronte alla crisi che cè`in citta`. Nessuno ha moneta.
Sono salito su un altro shuttle bus e poi su un taxi, per farmi portare all' indirizzo dove mi aspettava Stefani, marinaia dell`Heraclitus, nonche` fidanzata di Craig.
Mi ha abbracciato con la stessa forza con cui mi aveva salutato Craig.
Ho semplicemnte cambiato casa. Da Matuto a San Paolo,da San Paolo a Buenos Aires, non ho mai smesso di sentirmi un poi`a casa.
Ma l'àtmosfera malinconica, le luci soffuse e giale della millonga, il suono dolce del mio primo Tango, mi hanno riportato a Buenos Aires. A questa citta`.
Mi sono svegliato questa mattina ed ho sorseggiato un po`di mate`amaro.
Ho salutato Stefani.
Lei torna a Londra e mi lasscia in eredita`un lavoro da svolgere.
Sono sceso in strada.
Non c' èra nessuno. E`venerdi Santo.
E`tutto chiuso e silenzioso.
Vorrei un caffe`.
E un giornale.
Ho voglia di leggere un giornale.
Non leggo un giornale di carta da molto tempo.
Trovo un edicola. Un chiosco sulla strada che mi ricorda quelli di Milano.
E tra i tanti titoli spagnoli scorgo...CORREIRE DELLA SERA.
Nemmeno un pesos ed e`mio.
Mi siedo al bar, ordino un caffe`e leggo storie tristi di vite distrutte dalla catstrofe in abruzzo.
Vorrei essere li', a fare qualcosa.
Poi leggo Èditoriale di Ferruccio De Bortoli
"E poi c'è un'altra ragione. Guardatevi intorno: quali sono i simboli che vi ricordano tradizione, appartenenza, storia della vostra comunità? Sono pochi, pochissimi.Un'alluvione di marchi e format globali. In strada, in tv e nella Rete. Persino la vostra squadra del cuore parla una lingua diversa. A volte capita che solo in edicola e in libreria si abbia la certezza di trovarsi nel proprio Paese. Con il suo giornale un lettore si sente sempre a casa. A suo agio. Con uno strumento (anche di lavoro) affidabile per interpretare realtà complesse.Sentirsi parte attiva di una comunità ed essere contemporaneamente cittadino del mondo. "
E mi sento di nuovo a casa. Quella vera. Seduto davanti al mio giornale.
Articolo completo
http://www.corriere.it/editoriali/09_aprile_10/debortoli_3be1ca2a-258e-11de-bdf0-00144f02aabc.shtml
Nei prossimi giorni
Avro' un numero di telefono Argentino
Aggiornero`la mia galleria fotografica con le meraviglie di Matutu.
Friday, March 20, 2009
Mosche, Api e Farfalle.
Non so molto sugli insetti.
Ma so che ci sono le mosche, le api e le farfalle.
Le mosche volano sulla merda.
E il mondo e´pieno di mosche.
Ma io, per fortuna non ne conosco molte. In ogni caso mi tengo alla larga da quelle che conosco.
Io non sono una mosca anche se ogni tanto tocco qualche stronzo.
Le farfalle.
Le farfalle sono bellezza pura, quasi fine a se stessa.
Un po´come l´arte, almeno in senso classico.
Non credo che gli uomini siano fatti per questo scopo, per il piacere della prorpia forma.
Le farfalle, infatti, vivono soltanto un giorno.
E non vive molto piu´a lungo chi fa della propria bellezza l´unico motivo dell´ esistenza.
E poi ci sono le api.
Forse non belle come le farfalle ma nemmeno tetre come le mosche.
Mortali, talvolta, ma al contempo suicide per difesa della vita che vorrebbero salvare.
Muiono per non essere uccise.
Ma la cosa piu´bella delle api e´che volano sui fiori. Si sporcano di fiori, si inzuppano di fiori.
Anche le farfalle si posano sui fiori, ma mi par di capire che sia per lo stesso scopo. Bellezza pura.
Le api con tutta quella polvere di fiori tornano a casa, nell´alveare, e con processi che non ricordo bene trasformano i fiori in miele.
Cósa cé´di piu´grandioso?
Usufruire dei fiori per creare dolcezza.
Io, se potessi scegliere, vorrei rinascere ape.
Nel frattempo provo ad essere ape.
Provo a trasformare qualcosa di bello in qualcosa di buono.
Ma fare il miele significa essere in grado di produrre l´essenza della dolcezza.
Se voglio assaggiare qualcosa di dolce posso mangiare a torta, un biscotto, una mela, ...
Come se per essere felice provassi ad andare al luna park, a fare una gita in montagna o una passeggiata sulla spiaggia.
Sarei felice.
Saprei cos´e´ la dolcezza.
Essere ape significa produrre la materia prima.
Significa infilare un cucchiaio nel vaso dello zucchero e assaggiare l´essenza, l´íngrediente primo della dolcezza.
L´Oceano mi ha insegnato questo.
Anche questo.
Mi ha insegnato come e´fatta un´emozione vergine.
Mi ha fatto essere ape.
Mi ha fatto produrre miele, per arrivare, poi, sulla costa e assaggiare un tiramisu´.
Non cé´niente di piu´dolce del miele.
Ma non sempre ho voglia di miele e miele soltanto.
Ma so che ci sono le mosche, le api e le farfalle.
Le mosche volano sulla merda.
E il mondo e´pieno di mosche.
Ma io, per fortuna non ne conosco molte. In ogni caso mi tengo alla larga da quelle che conosco.
Io non sono una mosca anche se ogni tanto tocco qualche stronzo.
Le farfalle.
Le farfalle sono bellezza pura, quasi fine a se stessa.
Un po´come l´arte, almeno in senso classico.
Non credo che gli uomini siano fatti per questo scopo, per il piacere della prorpia forma.
Le farfalle, infatti, vivono soltanto un giorno.
E non vive molto piu´a lungo chi fa della propria bellezza l´unico motivo dell´ esistenza.
E poi ci sono le api.
Forse non belle come le farfalle ma nemmeno tetre come le mosche.
Mortali, talvolta, ma al contempo suicide per difesa della vita che vorrebbero salvare.
Muiono per non essere uccise.
Ma la cosa piu´bella delle api e´che volano sui fiori. Si sporcano di fiori, si inzuppano di fiori.
Anche le farfalle si posano sui fiori, ma mi par di capire che sia per lo stesso scopo. Bellezza pura.
Le api con tutta quella polvere di fiori tornano a casa, nell´alveare, e con processi che non ricordo bene trasformano i fiori in miele.
Cósa cé´di piu´grandioso?
Usufruire dei fiori per creare dolcezza.
Io, se potessi scegliere, vorrei rinascere ape.
Nel frattempo provo ad essere ape.
Provo a trasformare qualcosa di bello in qualcosa di buono.
Ma fare il miele significa essere in grado di produrre l´essenza della dolcezza.
Se voglio assaggiare qualcosa di dolce posso mangiare a torta, un biscotto, una mela, ...
Come se per essere felice provassi ad andare al luna park, a fare una gita in montagna o una passeggiata sulla spiaggia.
Sarei felice.
Saprei cos´e´ la dolcezza.
Essere ape significa produrre la materia prima.
Significa infilare un cucchiaio nel vaso dello zucchero e assaggiare l´essenza, l´íngrediente primo della dolcezza.
L´Oceano mi ha insegnato questo.
Anche questo.
Mi ha insegnato come e´fatta un´emozione vergine.
Mi ha fatto essere ape.
Mi ha fatto produrre miele, per arrivare, poi, sulla costa e assaggiare un tiramisu´.
Non cé´niente di piu´dolce del miele.
Ma non sempre ho voglia di miele e miele soltanto.
Non solo nel cassetto

Ieri sono salito a bordo di TOCORIME´.
Mi ha accolto Marcus. il Capitano. un canadese che all´eta´di 24 anni e´partito per andare a costruire la sua barca in mezzo all´Ámazzonia e portarla 11 aani dopo, nell´Oceano
A questo sito líncredibiule storia di un sogno uscito dal cassetto.
http://www.tocorime.net/The_Building_of_a_Sh.51.0.html
Monday, March 16, 2009
Missing - Scomparso
.jpg)
Altezza 198cm
Corporatura Robusta
Capelli Biondi con cresta rossa
Nazionalita´ Inglese
Non conosce la lingua locale
Alle 24 del 16 marzo George Blake mancava all´appello.
E George non e´il tipo che non si fa trovare a bordo senza avvertire.
George non esce di notte, non si sballa.
E´un tipo tranquillo e riservato che ama passare le sere seduto a petto nudo sul ponte della barca a leggere o conversare al lume di lampada al cherosene.
Era uscito al mattino, per acquistare provviste. Poi si era congedato dagli altri per andare a consultare internet.
E´stato visto camminnare sul ciglio della strada in direzione dello yacht club alle 16.30.
La sua assenza e´un immediato allarme.
Pochi istanti dopo la mezzanotte un gruppo di persone era gia´in movimento per andare alla polizia e all´ospedale.
Nel frattempo in barca comincia a crescere l´agitazione.
Alle 3 il capitano e altri membri delléquipaggio rientrano dalla prima spedizione.
Nessun risultato.
George non compare nelle liste.
E non si sa se e´un buon segno oppure no.
Alle prime luci dell´alba un gruppo si dirige verso il luogo dove e´stato visto lúltima volta e comincia a cercare lungo i fossi, dietro gli arbusti.
La prima ipotesi e´che sia stato urtato da un´auto.
Un altro gruppo si dirige verso la citta´ per andare a mostrare alcune foto segnaletiche e per consultare nuovamente le forze dell´ordine.
Nel frattempo la barca si trasforma in un campo base.
Telefonate, email, comunicazioni radio...
Tutti i mezzi sono attivati.
I vari gruppi di psedizione riportano un resoconto ogni mezz´ora.
A meta´ mattinata non si sa ancora nulla.
Qualcuno si interroga sul fatto che Paraty e´una citta particolarmente sicura e non ci sono ne´mendicanti ne´si nota alcun segno di poverta´.
Ma se il Brasile e´un paese con un alto indice di poverta´, dove sono i poveri?
Forse vengono tenuti fuori dalla citta´ con la legge o con la forza...
E quindi potrebbero essere in agguato.
Un inglese solitario allímbrunire e´una buona preda.
Forse e´stato derubato, rapito....
Ma l´ípotesi piu´accreditata e´che si sia spinto nella foresta per una passeggiata e che si sia fatto male al punto da non potersi muovere.
Piove.
Un gruppo si dirige verso la foresta e comincia a cercare nella giungla.
A bordo dell´Heraclitus la tensione si taglia col coltello.
La pioggia entra dai boccaporti.
Si sente odore di umidita´.
Si scivola sul pavimento di legno.
Nonostante tutto qualcuno sta preparando il pranzo e qualche stuzzichino per la presentazione del pomeriggio.
Gia´, ad aumentare la tensione c´é pure la presentazione del pomeriggio e il reading di John.
Ma a conti fatti non ci sono ancora ne´ morti ne´feriti, solo l´ignota condizione di un amico scomparso.
George.
Dove sei amico mio?
Un urlo.
Hanno trovato le scarpe sulla spiaggia.
Affogato?
Dove sei amcio mio?
Non passa molto tempo che un altro urlo mi squote il cuore.
L´hanno trovato.
Bagnato, stanco.
E silenzioso. E quieto. E grande. Come sempre.
E´ scalzo ed ha qualche taglio sotto i piedi ma sembra stia bene.
Impugna un bastone di legno.
Scende dalla scialuppa, sale a bordo dell´Hraclitus, lo abbraccio e piango.
Ma nessuno vede le mie lacrime.
Sono silenziose e invisibili sotto la calda pioggia.
George si lava, si asciuga, mangia...e racconta la sua storia.
L´altra faccia della nostra agitazione.
´Mi sono inoltrato nella giungla per accorciare la strada.
Dopo un po´ho chiesto ad un passante se ero sulla strada giusta per arrivare alla spiaggia.
Credo mi abbia detto di si.
Ho pensato di seguire un torrente. L´ácqua scende verso il mare.
Invece mi sono trovato a piedi di una enorme pozza d´acqua, al buio.
La mia testardaggine e il mio orgoglio mi hanno fatto desistere dal tornare indietro.
E cosi´ ho proseguito nell´óscurita´ancora per un po´.
Sono arrivato ad una cascata ed ho deciso di trascorre li´la notte, svegliandomi di tanto in tanto per saltare o fare altri esercizi per mantenermi un po´caldo.
Alle prime luci ho cominciato a camminare, ripercorrendo i miei passi.
Di tanto in tanto uralvo HOLA, HALLO, per farmi sentire da eventuali passanti.
E´infatti qualcuno mi ha sentito, mi ha avvicinato e io ho cercato di far capire cosa mi era successo. Mi hanno invitato a casa loro, mi hanno fatto fare una doccia sotto la canna di babmboo che raccoglie lácqua dal torrente mi hanno dato cibo, vestiti asciutti.
Poi sono ripartito seguendo le loro indicazioni e sono arrivato di nuovo sulla strada dove ho incotrnato Craig ´.
George sta bene.
Ora siamo di nuovo tutti.
Se pian piano comincia a sparire qualcuno e´perche´l´équipaggio oceanico si sta disgregando.
Le rotte si dividono.
E´un momento un po´triste.
Noi.
I 14 che hanno rimesso in mare l´Heraclitus ora prendiamo direzioni diverse...
Chissa´se ci rincotnreremo... da qualche parte...su qualche altro mare.
Friday, March 13, 2009
Vernadasky + Buckminster Fuller = Allen’s Biosphere2
Un interessante articolo (in italiano) per approfondimenti sul progetto a cui sto partecipando.
http://antoninosaggio.blogspot.com/2009/02/veradasky-buckminster-fuller-allens.html#links
Tratto da
Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio
http://antoninosaggio.blogspot.com/2009/02/veradasky-buckminster-fuller-allens.html#links
Tratto da
Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio
Thursday, March 12, 2009
Per saperne di piu'

HERACLITUS
Il Vascello di Ricerca Heraclitus e’ una Junka cinese di 25mt, in ferrocemento. Fu progettata e costruita dall’ Institute of Ecotechnics con l’ intento di realizzare un vascello di ricerca oceanico.
Da quando fu varato nel 1975 ad Oakland, l’ imbarcazione ha navigato per piu’ di 250000 miglia navali intraprendendo una serie di viaggi e spedizioni in alcune delle piu’ difficili e distanti acque del Globo, dalla ricchezza del Rio delle Amazzoni alle fredde acque dell’ Oceano Antartico.
L’ Institute of Ecotechnics, e’ un istituto di beneficenza inglese specializzato in progettazione e realizzazione di progetti ecologici in diverse regioni-biomi in tutto il mondo.
Durante i primi anni ’70, quando l’ Istituto si trasferi’ temporaneamente in un altopiano nel bel mezzo del deserto del New Mexico con l’ intento di progettare un frutteto a 6500 piedi, nel punto piu’ arido del continente nordamericano, fu concepita l’ idea del V/R Heraclitus. Per quei membri dell’ istituto al tempo coinvolti, la costruzione di un vascello oceanico per intraprendere ricerche negli oceani di tutto il mondo sembro’ decisamente bizzarra ma, allo stesso tempo, un progetto molto importante.
La prima visione di un vascello specificamente progettato per studiare il bioma oceanico fu inizialmente di John Allen, uno dei direttori dell’ Istituto, che scrisse:
“una barca, probabilmente una junka ma forse anche un vascello baltico type-trader,
nel quale potranno vivere, per lunghi tragitti in mare, circa 14 persone,
avventurandosi lungo le coste, visitando porti ed esplorando grandi estuari, fiumi,
scogliere ed isole. Dovra’ contenere spazi per laboratori scientifici, per fare teatro,
una biblioteca per ricerche e per scrivere; dovra’ essere capace di ripararsi da sola,
navigare in acque relativamente poco profonde, adatta per lavori su scogliere e fiumi,
navighera’ primariamente con le vele, ma anche, per sicurezza, con un motore ausiliario,
ed ogni membro dell’ equipaggio avra’ un piccolo territorio, tutti approssimativamente
della stessa grandezza.
La Command Room avra’ il timone con cabina di protezione, conterra’ mappe
degli oceani di tutto il mondo insieme ad apparecchiature essenziali come una
radio, misuratore di profodita’, etc….e dovra’ essere di sufficiente spazio per
le riunione dell’ equipaggio, quando richieste. Il suo nome dovra’ essere Heraclitus,
dal filosofo del cambiamento dell’ oceano cosmico e del cambiamento che, di per se, e’ un continuo cambiamento.”
Sebbene L’ Heraclitus abbia svolto molti ruoli in questo periodo, forse la vera missione della barca naque con l’ introduzione dei molti volontari che subito arrivarono a bordo i quali, partiti con una piccolissima conoscenza della vita a bordo di una barca o della vita in mare, si trovarono poi a vivere come i vecchi marinai di una volta.
Tutti coloro che hanno viaggiato in questa barca hanno provato sia questa sia l’ altra vita, hanno imparato la tradizione e il linguaggio delle onde e sono segnati dalla consapevolezza di aver trovato una liberta’ speciale inseguendo e realizzando un sogno vivendo avventure in alto mare.
PLANET WATER EXPEDITION
La Planet Water Expeditions porta avanti una serie ineguagliabile di spedizioni marittime che sono cominciate nel 1975 con il varo del R/V Heraclitus dall’Oakland, California che tutt’ora si trova in mare .Il vascello sta solcando le acque dei mari dopo essere partito da quello dei Coralli fino a raggiungere il Mar Nero effettuando una spedizione della durata di quattro anni.
I membri dell’Istituto di Ecotecnica (Institute of Ecotechniques), un’associazione internazionale no-profit , hanno progettato e costruito l’Heraclitus in nove mesi alla metà degli anni settanta. Progettato come un vascello per spedizioni , l’Heraclitus rappresenta la fusione unica di una antica giunca in stile cinese e la tecnologia moderna.
I programmi della PWE includono tutti gli aspetti del nostro pianeta acqua: oceani, laghi, ghiacciai ed estuari. I numerosi viaggi dell’Heraclitus attraverso gli oceani prevedono interessanti e accurate visite presso isole e i sistemi costieri di estuario dando così la possibilità di sviluppare una maggiore consapevolezza del nostro pianeta e delle sfide a cui andiamo incontro per salvaguardarlo.
Ciò rappresenta una manifestazione al giorno d’oggi dell’antica tradizione culturale conosciuta come “gente di mare”(sea-people). L’equipaggio dell’Heraclitus esplora l’ecologie delle culture umane, accede alla biodiversità delle regioni locali e sperimenta direttamente le forze della natura che guidano il rapido cambiamento dei sistemi atmosferici planetari .
Il Capo spedizione e vice presidente esecutivo della PWE, Christine Handte, dirige attualmente le spedizioni del vascello Heraclitus della PWE. Membro del “The Explores Club e uno dei direttori dell’ Insitute of Ecotechniques ha oltre 15 anni di esperienza operativi sulla barca ed ha guidato numerose spedizioni dell’Heraclitus. Il Capitano Claus Tober , un veterano nell’arte del navigare che ha già percorso migliaia e miglia di miglia in più di dieci anni, è un esperto conoscitore dell’ antica giunca cinese ed è considerato da tutto il suo equipaggio un abile e perspicace Capitano in grado di gestire al meglio i rapporti con la gente locale .
I direttori volontari della PWE sono anche i fondatori dell’Insitute of Ecotechniques che insieme hanno navigato migliaia di miglia a bordo dell’Heraclitus. Il Presidente della PWE, il Capitano Robert “Rio” Hahn, direttore emerito del ”The Explorers Club”, ha guidato una circumnavigazione planetaria di tre anni condotta con l’Heraclitus e una spedizione di ricerca di due anni sull’Amazzonia. Gli altri direttori della PWE sono Marie Harding che ha ricoperto il ruolo di primo capitano dell’Heraclitus, Bill Dempster che sorveglia il funzionameto dei motori della barca ed infine Judy “Chili” Hawes, segretaria dell’Institute of Ecotechniques e veterana nell’attraversamento dell’Atlantico dell’Heraclitus. John Allen, il consigliere della PWE, colui che ha ideato e coprogettato l’Heraclitus, è il cofondatore del rinomato “Biosphere 2 Project”.
La PWE offre una possibilità unica nel genere per coloro che sono ben motivati nella ricerca di esperienze di vita significative. Attraverso i programmi dell’Heraclitus della PWE e progetti promossi dall’Istitute of Ecotechiques, i partecipanti si impegnano a far parte di un’impresa d’avanguardia nel mondo reale che sfida e ispira approcci creativi per vivere in un mondo attuale multiculturale ed ecologicamente fragile.
Il Vascello di Ricerca Heraclitus e’ una Junka cinese di 25mt, in ferrocemento. Fu progettata e costruita dall’ Institute of Ecotechnics con l’ intento di realizzare un vascello di ricerca oceanico.
Da quando fu varato nel 1975 ad Oakland, l’ imbarcazione ha navigato per piu’ di 250000 miglia navali intraprendendo una serie di viaggi e spedizioni in alcune delle piu’ difficili e distanti acque del Globo, dalla ricchezza del Rio delle Amazzoni alle fredde acque dell’ Oceano Antartico.
L’ Institute of Ecotechnics, e’ un istituto di beneficenza inglese specializzato in progettazione e realizzazione di progetti ecologici in diverse regioni-biomi in tutto il mondo.
Durante i primi anni ’70, quando l’ Istituto si trasferi’ temporaneamente in un altopiano nel bel mezzo del deserto del New Mexico con l’ intento di progettare un frutteto a 6500 piedi, nel punto piu’ arido del continente nordamericano, fu concepita l’ idea del V/R Heraclitus. Per quei membri dell’ istituto al tempo coinvolti, la costruzione di un vascello oceanico per intraprendere ricerche negli oceani di tutto il mondo sembro’ decisamente bizzarra ma, allo stesso tempo, un progetto molto importante.
La prima visione di un vascello specificamente progettato per studiare il bioma oceanico fu inizialmente di John Allen, uno dei direttori dell’ Istituto, che scrisse:
“una barca, probabilmente una junka ma forse anche un vascello baltico type-trader,
nel quale potranno vivere, per lunghi tragitti in mare, circa 14 persone,
avventurandosi lungo le coste, visitando porti ed esplorando grandi estuari, fiumi,
scogliere ed isole. Dovra’ contenere spazi per laboratori scientifici, per fare teatro,
una biblioteca per ricerche e per scrivere; dovra’ essere capace di ripararsi da sola,
navigare in acque relativamente poco profonde, adatta per lavori su scogliere e fiumi,
navighera’ primariamente con le vele, ma anche, per sicurezza, con un motore ausiliario,
ed ogni membro dell’ equipaggio avra’ un piccolo territorio, tutti approssimativamente
della stessa grandezza.
La Command Room avra’ il timone con cabina di protezione, conterra’ mappe
degli oceani di tutto il mondo insieme ad apparecchiature essenziali come una
radio, misuratore di profodita’, etc….e dovra’ essere di sufficiente spazio per
le riunione dell’ equipaggio, quando richieste. Il suo nome dovra’ essere Heraclitus,
dal filosofo del cambiamento dell’ oceano cosmico e del cambiamento che, di per se, e’ un continuo cambiamento.”
Sebbene L’ Heraclitus abbia svolto molti ruoli in questo periodo, forse la vera missione della barca naque con l’ introduzione dei molti volontari che subito arrivarono a bordo i quali, partiti con una piccolissima conoscenza della vita a bordo di una barca o della vita in mare, si trovarono poi a vivere come i vecchi marinai di una volta.
Tutti coloro che hanno viaggiato in questa barca hanno provato sia questa sia l’ altra vita, hanno imparato la tradizione e il linguaggio delle onde e sono segnati dalla consapevolezza di aver trovato una liberta’ speciale inseguendo e realizzando un sogno vivendo avventure in alto mare.
PLANET WATER EXPEDITION
La Planet Water Expeditions porta avanti una serie ineguagliabile di spedizioni marittime che sono cominciate nel 1975 con il varo del R/V Heraclitus dall’Oakland, California che tutt’ora si trova in mare .Il vascello sta solcando le acque dei mari dopo essere partito da quello dei Coralli fino a raggiungere il Mar Nero effettuando una spedizione della durata di quattro anni.
I membri dell’Istituto di Ecotecnica (Institute of Ecotechniques), un’associazione internazionale no-profit , hanno progettato e costruito l’Heraclitus in nove mesi alla metà degli anni settanta. Progettato come un vascello per spedizioni , l’Heraclitus rappresenta la fusione unica di una antica giunca in stile cinese e la tecnologia moderna.
I programmi della PWE includono tutti gli aspetti del nostro pianeta acqua: oceani, laghi, ghiacciai ed estuari. I numerosi viaggi dell’Heraclitus attraverso gli oceani prevedono interessanti e accurate visite presso isole e i sistemi costieri di estuario dando così la possibilità di sviluppare una maggiore consapevolezza del nostro pianeta e delle sfide a cui andiamo incontro per salvaguardarlo.
Ciò rappresenta una manifestazione al giorno d’oggi dell’antica tradizione culturale conosciuta come “gente di mare”(sea-people). L’equipaggio dell’Heraclitus esplora l’ecologie delle culture umane, accede alla biodiversità delle regioni locali e sperimenta direttamente le forze della natura che guidano il rapido cambiamento dei sistemi atmosferici planetari .
Il Capo spedizione e vice presidente esecutivo della PWE, Christine Handte, dirige attualmente le spedizioni del vascello Heraclitus della PWE. Membro del “The Explores Club e uno dei direttori dell’ Insitute of Ecotechniques ha oltre 15 anni di esperienza operativi sulla barca ed ha guidato numerose spedizioni dell’Heraclitus. Il Capitano Claus Tober , un veterano nell’arte del navigare che ha già percorso migliaia e miglia di miglia in più di dieci anni, è un esperto conoscitore dell’ antica giunca cinese ed è considerato da tutto il suo equipaggio un abile e perspicace Capitano in grado di gestire al meglio i rapporti con la gente locale .
I direttori volontari della PWE sono anche i fondatori dell’Insitute of Ecotechniques che insieme hanno navigato migliaia di miglia a bordo dell’Heraclitus. Il Presidente della PWE, il Capitano Robert “Rio” Hahn, direttore emerito del ”The Explorers Club”, ha guidato una circumnavigazione planetaria di tre anni condotta con l’Heraclitus e una spedizione di ricerca di due anni sull’Amazzonia. Gli altri direttori della PWE sono Marie Harding che ha ricoperto il ruolo di primo capitano dell’Heraclitus, Bill Dempster che sorveglia il funzionameto dei motori della barca ed infine Judy “Chili” Hawes, segretaria dell’Institute of Ecotechniques e veterana nell’attraversamento dell’Atlantico dell’Heraclitus. John Allen, il consigliere della PWE, colui che ha ideato e coprogettato l’Heraclitus, è il cofondatore del rinomato “Biosphere 2 Project”.
La PWE offre una possibilità unica nel genere per coloro che sono ben motivati nella ricerca di esperienze di vita significative. Attraverso i programmi dell’Heraclitus della PWE e progetti promossi dall’Istitute of Ecotechiques, i partecipanti si impegnano a far parte di un’impresa d’avanguardia nel mondo reale che sfida e ispira approcci creativi per vivere in un mondo attuale multiculturale ed ecologicamente fragile.
Tuesday, March 10, 2009
In diretta da Paraty - Brasile
Sono passate piu’ di 3 settimane dall’arrivo in Brasile.
Il Carnevale e’ ormai un ricordo e anche se non e’ stata quell’effusione di colori, costumi e danze che la televisione trasmette dalle strade di Rio de Janeiro, le parate lungo i vicoli di Paraty, trascinavano il clima festoso da una piazza all’altra.
Le bande di percussionisti intonavano ritmi di samba e una voce sparata da altissimo volume dalle casse montate su un carro intonava canzoni popolari che la folla espandeva fino a ben oltre le luci dell’alba.
Sono rientrato a bordo del vascello a mattina inoltrata per 3 giorni di fila, con gli occhi pesanti e la bocca impastata e un sorriso del capitano salutava la mia notte o il mio giorno. Sorseggiava un caffe’ e espirava il fumo di una boccata di sigaretta, poi sorrideva di nuovo, senza dire nulla ed io andavo a godermi un paio d’ore di sonno bollente prima di sciogliermi completamente nel caldo tropicale della baia.
Qualche giorno fa abbiamo rimosso la cima che ci teneva ancorati nella darsena della yacht club e abbiamo azionato i motori per dirigerci verso insenature piu’ remote.
Dopo un paio d’ore di navigazione siamo arrivati in una piccola baia deserta.
Terminate le operazioni per gettare l’ancora, spenti i motori e generatori, il silenzio e la solitudine sembravano essere di nuovo i veri padroni.
Un uomo seduto su una piccola barchetta a motore si e’ avvicinato timidamente, ha salutato alzando un braccio e ha compiuto un giro completo intorno all’Heraclitus. Accettato l’invito a salire a bordo, ha cominciato a raccontare la sua vita da marinaio, per 30 anni capitano di una barca a vela tipo scooner, in giro per mari e oceani.
Il giorno dopo pulizie generali. Grandi pulizie generali.
Nel pomeriggio sarebbe arrivato John Allen.
Alle 3 del pomeriggio il capitano e Chritine rientravano dalla Marina con gli ospiti tanto attesi:John e Tango.
John, ultraottantenne, e’ l’ideatore dell’Heraclitus.
E’ lui che una notte dopo 30 anni di ricerche, si e’ svegliato ed ha disegnato quello che sarebbe diventato questo vascello nero e rosso da 35 anni in giro per il mondo.
John ha cosutrito Biosphere2, ha inscenato spettacoli teatrali in tutto il mondo con la sua compagnia ‘Theatre of all Possibilities’. John ha pubblicato libri di ogni genere, ha collaborato con alcuni dei piu’ grandi ricercatori e scienziati.
John e’ uno di quelli che e’ quasi difficile pensare di avvicinare. Invece e’ un burlone simpatico che ama chiaccherare, raccontare,...
Con lui c’era Tango, con il suo enorme cappello di paglia. Tango collabora con John e con i progetti della Synergia soprattutto come manager della Synergetic Press. Tango, per me, e’ soprattutto un sorriso e una risata potente.
Poche ore dopo sono arrivati Gilson, Manno, Sergio e Gu. Quattro brasiliani che vivono a Matutu (http://www.matutu.org/) una comunita’impegnata nella protezione della foresta e in altri progetti ecologici.
Poco dopo e’ arrivata Santa Paz, la barca di Luca. Con lui c’erano Alfonso e Gordon.
In poche ore eravamo piu’ di 20 a bordo. Passi, voci, piatti, bicchieri, ghiaccio e caipirinha...
E chiacchere e risate.
Era soprattutto Gordon a far ridere. E’ un personaggio sulla cinquantina, un po’ impacciato nei movimenti. Ha sempre una battuta, una frase, una citazione. La parola giusta al momento giusto. E’ irlandese e, come ci tiene a sottolineare, Freud disse che gli irlandesi sono un popolo non analizzabile. Sicuramente Gordon e’un buon esempio.
La quiete della notte fresca ha concesso un po’ di calma per riposare e prepararci per navigare verso un’altra spiaggia.
Io ero al timone e seguivo gli ordini impartiti dal capitano. Dopo 8 miglia l’ancora era di nuovo adagiata sul fondo limaccioso.
Un lunga lingua di sabbia d’oro delimitava la verde foresta che copriva le montagne. Tra gli alberi si intravedevano cascate di acqua fresca. Un paio di capanne sulla spiaggia accoglievano i pochi visitatori. Un posto d’incanto raggiungibile solo via mare. Un’isola sulla terra. Un pezzo di paradiso e probabilmente e’ stato nel momento in cui ho affondato i piedi nella sabbia, o nel momento in cui mi sono tuffato sotto le acque gelide della cascata che ho sentito di essere arrivato a terra davvero.
E di essere in Brasile.
Nel tardo pomeriggio abbiamo messo in scena lo spettacolo teatrale preparato durante la traversata.
Dragoni, uccelli e spiriti marini per raccontare un incontro di culture e di simboli del mare.
Domenica sera, come di consueto, cena formale. Dopo il dolce ognuno poteva esprimere un pensiero.
Con parole diverse credo sia emerso un unico grande senso.
Essere li’, sul confine tra mare e terra, su una barca giunta dall’Africa, con persone di tutto il mondo, era, forse, sentirsi parte di una nuova nazione: Heraclitus.
Il Carnevale e’ ormai un ricordo e anche se non e’ stata quell’effusione di colori, costumi e danze che la televisione trasmette dalle strade di Rio de Janeiro, le parate lungo i vicoli di Paraty, trascinavano il clima festoso da una piazza all’altra.
Le bande di percussionisti intonavano ritmi di samba e una voce sparata da altissimo volume dalle casse montate su un carro intonava canzoni popolari che la folla espandeva fino a ben oltre le luci dell’alba.
Sono rientrato a bordo del vascello a mattina inoltrata per 3 giorni di fila, con gli occhi pesanti e la bocca impastata e un sorriso del capitano salutava la mia notte o il mio giorno. Sorseggiava un caffe’ e espirava il fumo di una boccata di sigaretta, poi sorrideva di nuovo, senza dire nulla ed io andavo a godermi un paio d’ore di sonno bollente prima di sciogliermi completamente nel caldo tropicale della baia.
Qualche giorno fa abbiamo rimosso la cima che ci teneva ancorati nella darsena della yacht club e abbiamo azionato i motori per dirigerci verso insenature piu’ remote.
Dopo un paio d’ore di navigazione siamo arrivati in una piccola baia deserta.
Terminate le operazioni per gettare l’ancora, spenti i motori e generatori, il silenzio e la solitudine sembravano essere di nuovo i veri padroni.
Un uomo seduto su una piccola barchetta a motore si e’ avvicinato timidamente, ha salutato alzando un braccio e ha compiuto un giro completo intorno all’Heraclitus. Accettato l’invito a salire a bordo, ha cominciato a raccontare la sua vita da marinaio, per 30 anni capitano di una barca a vela tipo scooner, in giro per mari e oceani.
Il giorno dopo pulizie generali. Grandi pulizie generali.
Nel pomeriggio sarebbe arrivato John Allen.
Alle 3 del pomeriggio il capitano e Chritine rientravano dalla Marina con gli ospiti tanto attesi:John e Tango.
John, ultraottantenne, e’ l’ideatore dell’Heraclitus.
E’ lui che una notte dopo 30 anni di ricerche, si e’ svegliato ed ha disegnato quello che sarebbe diventato questo vascello nero e rosso da 35 anni in giro per il mondo.
John ha cosutrito Biosphere2, ha inscenato spettacoli teatrali in tutto il mondo con la sua compagnia ‘Theatre of all Possibilities’. John ha pubblicato libri di ogni genere, ha collaborato con alcuni dei piu’ grandi ricercatori e scienziati.
John e’ uno di quelli che e’ quasi difficile pensare di avvicinare. Invece e’ un burlone simpatico che ama chiaccherare, raccontare,...
Con lui c’era Tango, con il suo enorme cappello di paglia. Tango collabora con John e con i progetti della Synergia soprattutto come manager della Synergetic Press. Tango, per me, e’ soprattutto un sorriso e una risata potente.
Poche ore dopo sono arrivati Gilson, Manno, Sergio e Gu. Quattro brasiliani che vivono a Matutu (http://www.matutu.org/) una comunita’impegnata nella protezione della foresta e in altri progetti ecologici.
Poco dopo e’ arrivata Santa Paz, la barca di Luca. Con lui c’erano Alfonso e Gordon.
In poche ore eravamo piu’ di 20 a bordo. Passi, voci, piatti, bicchieri, ghiaccio e caipirinha...
E chiacchere e risate.
Era soprattutto Gordon a far ridere. E’ un personaggio sulla cinquantina, un po’ impacciato nei movimenti. Ha sempre una battuta, una frase, una citazione. La parola giusta al momento giusto. E’ irlandese e, come ci tiene a sottolineare, Freud disse che gli irlandesi sono un popolo non analizzabile. Sicuramente Gordon e’un buon esempio.
La quiete della notte fresca ha concesso un po’ di calma per riposare e prepararci per navigare verso un’altra spiaggia.
Io ero al timone e seguivo gli ordini impartiti dal capitano. Dopo 8 miglia l’ancora era di nuovo adagiata sul fondo limaccioso.
Un lunga lingua di sabbia d’oro delimitava la verde foresta che copriva le montagne. Tra gli alberi si intravedevano cascate di acqua fresca. Un paio di capanne sulla spiaggia accoglievano i pochi visitatori. Un posto d’incanto raggiungibile solo via mare. Un’isola sulla terra. Un pezzo di paradiso e probabilmente e’ stato nel momento in cui ho affondato i piedi nella sabbia, o nel momento in cui mi sono tuffato sotto le acque gelide della cascata che ho sentito di essere arrivato a terra davvero.
E di essere in Brasile.
Nel tardo pomeriggio abbiamo messo in scena lo spettacolo teatrale preparato durante la traversata.
Dragoni, uccelli e spiriti marini per raccontare un incontro di culture e di simboli del mare.
Domenica sera, come di consueto, cena formale. Dopo il dolce ognuno poteva esprimere un pensiero.
Con parole diverse credo sia emerso un unico grande senso.
Essere li’, sul confine tra mare e terra, su una barca giunta dall’Africa, con persone di tutto il mondo, era, forse, sentirsi parte di una nuova nazione: Heraclitus.
Sunday, February 22, 2009
Changing Latitudes, Changing attitudes

from RvHeraclitus BlogSpot
On the 18th of Feburary 2009 the RV Heraclitus arrived in Paraty, Brasil; her searching eyes brightening while scanning the new verdant continent swallowing the horizon as she approached. She was as happy as the crew after a two month and 4000 nautical mile journey across the South Atlantic. After spending eight months in dry dock the crew and the ship devoured the open sea with her ever changing faces and moods. The journey up the West Coast of Africa was fairly calm, which gave the time to train the new crew who had never sailed before crossing this Ocean.
Winds certainly picked up in the latter half of the voyage, also when we approached a kind of aqueous Dante's Inferno; Rio De Janiro's off shore oil rigs flaming in the misty night. Whales and Dolphins were spotted, the odd visiting bird, yet surprisingly few ships. All the new crew learned the ropes really quickly and everyone contributed to our cultural and educational evenings on board. Portuguese lessons were happening daily and the odd Tango appeared spontaneously as excitement rose closer to approach.
Every crew member is ecstatic that the ship performed so well, that their hands working together with others, made for a creation that carried them safely over a vast distance; and will give the same peace of mind and opportunity to those that join later, for years to come.
.
On the 18th of Feburary 2009 the RV Heraclitus arrived in Paraty, Brasil; her searching eyes brightening while scanning the new verdant continent swallowing the horizon as she approached. She was as happy as the crew after a two month and 4000 nautical mile journey across the South Atlantic. After spending eight months in dry dock the crew and the ship devoured the open sea with her ever changing faces and moods. The journey up the West Coast of Africa was fairly calm, which gave the time to train the new crew who had never sailed before crossing this Ocean.
Winds certainly picked up in the latter half of the voyage, also when we approached a kind of aqueous Dante's Inferno; Rio De Janiro's off shore oil rigs flaming in the misty night. Whales and Dolphins were spotted, the odd visiting bird, yet surprisingly few ships. All the new crew learned the ropes really quickly and everyone contributed to our cultural and educational evenings on board. Portuguese lessons were happening daily and the odd Tango appeared spontaneously as excitement rose closer to approach.
Every crew member is ecstatic that the ship performed so well, that their hands working together with others, made for a creation that carried them safely over a vast distance; and will give the same peace of mind and opportunity to those that join later, for years to come.
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Thursday, February 19, 2009
Terraaaaaaaaaa!
Eddie aveva finito il suo turno di guardia, avrebbe potuto ritirarsi nella sua cuccetta per cercare di dormire quanto piu´possibile nelle otto ore prima del turno successivo.
Le 8 campane erano state suonate da un po´e un nuovo rintocco precisava la prima mez´ora della gaurdia del mattino, dalle 4 alle 8.
Ma voleva essere lui a vederla per primo.
Si e´seduto a prua, con le gambe a penzoloni e gli occhi infilati nei binocoli.
Scrutava quell´orizzonte buio cercando nella notte un bagliore lontano, il profilo di una montagna.
Di tanto in tanto tergiversava su qualche stella, oppure alzava lo sguardo in cerca di quelle comete che gia´ha visto 7 volte. Ci tiene a ribadirlo. 7 volte in 7 mari diversi.
Voleva essere lui a urlare
Land Ho! (terra!)
Ai due rintocchi, ovvero poco dopo le 5 del mattino oltre il vento che suffiava da nord e´arrivato il suo grido.
Terraaaaaaaaaaaaa!
Era l´America. Era il Brasile;
Era l´altra sponda di un oceano di 4025 miglia.
Era il cinquantanovesimo giorno di blu.
Dopo aver ricostruito un relitto che si chiama Heraclitus, dopo il SudAfrica, dopo l´Africa
il 18 febbraio 2009 sono arrivato.
Con il corpo.
Ho piantato la mia bandiera. Sventola con i colori della mia vittoria.
Il cuore, il pensiero, galleggiano ancora da qualche parte. E con loro l´incertezza di voler provare a sapere chi sono.
Non e´facile dare parole a un viaggio che ne ha volute troppe.
Inserite nelle pieghe delle onde.
Usate in interminabili dialoghi col vento.
Infilate in bottiglie di vetro abbandonate alla deriva.
Per farle arrivare, chissa´,....
Da qualche parte.
O destinate ad affondare negli abissi.
Ora non ne ho molte.
Ora sono un marinaio in un nuovo porto da scoprire.
Da ballare in tempo di Carnevale.
Dopo la festa provero´a raccogliere qualche pagina di me per ricmporre un diario di bordo.
E regalarlo a chi vuole provare ad assaporare l´ebbrezza di un respiro di balena entrato dal boccaporto, di delfini che saltano in una lastra di mare d´argento. Silenzioso. Non voleva sciogliere quell´alba rosa sopra una baia che la notte aveva riempito di musica.
Dolce e Spietata.
Nei prossimi giorni comunichero´il mio numero Basiliano e pubblichero´qualche foto di quasta incredibile traversata Atlantica.
Nei 60 giorni di viaggio ho ricvuto piu´un centinaio di email.
Avro´tempo e modo di rispondere, tra un turno di guardia e l´altro (anche a terra si continua), tra le prove per lo spettacolo teatrale e i festeggiamenti carnevaleschi.
Grazie per la pazienza.
Dario
Le 8 campane erano state suonate da un po´e un nuovo rintocco precisava la prima mez´ora della gaurdia del mattino, dalle 4 alle 8.
Ma voleva essere lui a vederla per primo.
Si e´seduto a prua, con le gambe a penzoloni e gli occhi infilati nei binocoli.
Scrutava quell´orizzonte buio cercando nella notte un bagliore lontano, il profilo di una montagna.
Di tanto in tanto tergiversava su qualche stella, oppure alzava lo sguardo in cerca di quelle comete che gia´ha visto 7 volte. Ci tiene a ribadirlo. 7 volte in 7 mari diversi.
Voleva essere lui a urlare
Land Ho! (terra!)
Ai due rintocchi, ovvero poco dopo le 5 del mattino oltre il vento che suffiava da nord e´arrivato il suo grido.
Terraaaaaaaaaaaaa!
Era l´America. Era il Brasile;
Era l´altra sponda di un oceano di 4025 miglia.
Era il cinquantanovesimo giorno di blu.
Dopo aver ricostruito un relitto che si chiama Heraclitus, dopo il SudAfrica, dopo l´Africa
il 18 febbraio 2009 sono arrivato.
Con il corpo.
Ho piantato la mia bandiera. Sventola con i colori della mia vittoria.
Il cuore, il pensiero, galleggiano ancora da qualche parte. E con loro l´incertezza di voler provare a sapere chi sono.
Non e´facile dare parole a un viaggio che ne ha volute troppe.
Inserite nelle pieghe delle onde.
Usate in interminabili dialoghi col vento.
Infilate in bottiglie di vetro abbandonate alla deriva.
Per farle arrivare, chissa´,....
Da qualche parte.
O destinate ad affondare negli abissi.
Ora non ne ho molte.
Ora sono un marinaio in un nuovo porto da scoprire.
Da ballare in tempo di Carnevale.
Dopo la festa provero´a raccogliere qualche pagina di me per ricmporre un diario di bordo.
E regalarlo a chi vuole provare ad assaporare l´ebbrezza di un respiro di balena entrato dal boccaporto, di delfini che saltano in una lastra di mare d´argento. Silenzioso. Non voleva sciogliere quell´alba rosa sopra una baia che la notte aveva riempito di musica.
Dolce e Spietata.
Nei prossimi giorni comunichero´il mio numero Basiliano e pubblichero´qualche foto di quasta incredibile traversata Atlantica.
Nei 60 giorni di viaggio ho ricvuto piu´un centinaio di email.
Avro´tempo e modo di rispondere, tra un turno di guardia e l´altro (anche a terra si continua), tra le prove per lo spettacolo teatrale e i festeggiamenti carnevaleschi.
Grazie per la pazienza.
Dario
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